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“Stop ai fondi Ue a chi viola lo Stato di diritto”. Ma Lega e Cinque Stelle non votano a favore

Via libera dell’Europarlamento alle norme anti-corruzione che potrebbero penalizzare Ungheria e Polonia. Contrario il partito di Salvini, astenuti gli eurodeputati M5S

 

Pubblicato il 17/01/2019

Ultima modifica il 17/01/2019 alle ore 18:50

marco bresolin

inviato a bruxelles

 

Nel giorno in cui il Movimento Cinque Stelle lancia l’offensiva contro lo spreco di denaro Ue, puntando il dito verso gli stipendi dei commissari, c’è stato un voto molto significativo al Parlamento europeo. L’aula di Strasburgo ha infatti approvato un progetto di legge che prevede la sospensione o addirittura il taglio dei fondi europei per quei governi che non rispettano lo Stato di diritto e non combattono frode e corruzione. Una misura che ha un duplice obiettivo: rimettere in cima alla lista i valori Ue e al tempo stesso assicurare una corretta gestione dei fondi europei. I due partiti italiani di maggioranza, Lega e Cinque Stelle, non hanno votato a favore.

 

I Movimento ha deciso di astenersi, mentre gli eurodeputati leghisti hanno votato contro. Si sono opposti anche gli esponenti dei partiti che sono al governo in Ungheria, Polonia e Romania, che temono di essere il bersaglio di questa normativa. Contro la Polonia è stata infatti attivata la procedura prevista dall’articolo 7 per le violazioni dello Stato di diritto e proprio l’Europarlamento ha chiesto di fare lo stesso con l’Ungheria (ma i governi non si sono ancora espressi). La prossima della lista potrebbe essere la Romania, guidata da un governo che è finito sotto la lente di Bruxelles proprio per le recenti riforme della Giustizia che mettono a rischio lo Stato di diritto. I tre Paesi sono anche tra i maggiori beneficiari dei fondi europei, dunque una condizionalità legata allo Stato di diritto rischia di lasciarli a bocca asciutta.

 

Secondo il testo approvato oggi dall’Eurocamera, la Commissione avrà il compito di accertare alcuni elementi, tra cui l’indipendenza degli organi giurisdizionali, la prevenzione e la repressione dell’evasione fiscale, un’adeguata attività di indagine nella repressione delle frodi e della corruzione, il recupero di fondi indebitamente versati o la collaborazione con l’Ufficio europeo antifrode. Nel caso in cui rilevasse delle anomalie, l’esecutivo Ue (che sarà affiancato da un gruppo di esperti nominati dai parlamenti nazionali) dovrà segnalare la situazione ed eventualmente decidere di sospendere o ridurre l’erogazione dei fondi europei, che andrebbero a finire nella riserva del bilancio Ue.

 

Per diventare legge, il provvedimento approvato ieri (397 voti a favore, 158 contrari e 69 astensioni) deve ancora percorrere diverse tappe. Innanzitutto deve esprimersi il Consiglio, cioè i governi. E sembra essere proprio qui l’ostacolo maggiore perché certamente non mancheranno le resistenze. I Paesi dell’Est che oggi si sentono maggiormente nel mirino potrebbero infatti trovare nel governo italiano un alleato di peso per bloccare la norma.

 

(La Stampa)