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Bankitalia, alert sulla crescita: tagliata allo 0,6 per cento

Il dato sul 2019 è nettamente inferiore alla stima del governo, già rivista dall'1,5 all'1 per cento in occasione della trattativa con la Ue

 

di RAFFAELE RICCIARDI

18 Gennaio 2019

 

MILANO - Ci sarà stata una distensione sui titoli di Stato, con lo spread che in questi giorni veleggia ai livelli di settembre, ma non si allentano le preoccupazioni che arrivano dal fronte dell'economia reale e delle sue possibili evoluzioni. Lo certifica anche l'ultimo bollettino della Banca d'Italia, che sintetizza tutti i timori in un dato: il Pil quest'anno è visto in crescita dello 0,6 per cento, "0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza". Si scende ancora rispetto all'1 per cento che rappresenta l'ultima indicazione ufficiale del governo, per altro già rivista dal +1,5% inizialmente stimato, poi corretto nel corso della trattativa con la Ue che ha portato alla revisione dei saldi della Manovra per evitare la procedura d'infrazione.

 

Secondo via Nazionale, questa sforbiciata si deve a una serie di cause che non sono certo un unicum italiano: "Dati più sfavorevoli sull'attività economica osservati nell'ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest'anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale". Poche le voci che stimolano l'Italia spa: "Sono moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell'accordo raggiunto dal Governo con la Commissione europea: l'impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra". Nei prossimi anni le cose dovrebbero andare un poco meglio: "Le proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell'1,0 per cento, rispettivamente", ma l'incertezza su questi obiettivi è "particolarmente ampia".

 

Il documento periodico parte proprio dall'analizzare le fonti di tensione che stanno frenando il commercio globale: i problemi sono ben noti, dal braccio di ferro Cina-Usa alla Brexit, passando per le tensioni sui mercati finanziari in particolare quelli emergenti. La previsione per l'Italia, dopo il passaggio in negativo del Pil nel terzo trimestre, è che anche il quarto periodo del 2018 possa segnare una ulteriore contrazione dell'attività economica. L'Italia sarebbe così in 'recessione tecnica', senza l'appiglio dei consumi che - dopo il calo dello 0,1 per cento nel terzo trimestre - anche nei mesi finali dell'anno scorso sono attesi deboli.

 

Per l'anno nuovo, incertezze commerciali e tensioni politiche interne stanno indebolendo gli investimenti delle aziende e la domanda interna soffre. L'abbassamento delle stime di 0,4 punti percentuali - dettaglia Bankitalia - rispetto a fine novembre si deve all'aggiornamento delle informazioni disponibili, dal quadro globale alla minore domanda estera, passando per il "ridimensionamento dei piani di investimento". Il calo dello spread dopo l'accordo con la Commissione serve a compensare ampiamente gli effetti diretti della Manovra, che è meno espansiva di quanto fosse in origine.

 

 

Gli elementi che hanno portato Bankitalia a rivedere le stime

 

Nonostante il taglio alle stime, Bankitalia vede all'orizzonte ancora possibilità che la crescita deluda. "Oltre ai fattori globali di incertezza già ricordati", sintetizza il bollettino, "i rischi al ribasso per la crescita sono legati all'eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati".

 

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La voce di Bankitalia non è certo isolata. Solo pochi giorni fa l'agenzia di rating S&P aveva ricordato come la stima di crescita per l'Italia possa essere allo 0,7%, contro il +1,1% riportato in autunno. Il Centro studi Confindustria stimava, a ottobre e quindi ben prima della correzione della Manovra, una crescita allo 0,9 per cento, ma nelle successive edizioni "flash" della sua congiuntura ha più volte segnalato il rallentamento in atto. Prometeia, istituto di ricerca economica, ha fissato la stima allo 0,5%. Un peggioramento in questi termini dell'andamento economico - rispetto allo scenario dell'esecutivo - avrebbe giocoforza impatti anche sui parametri di finanza pubblica, come il deficit/Pil, visto che verosimilmente entrerebbe meno gettito nelle casse dello Stato. Ecco perché gli scenari di una manovra correttiva, sulla cui opportunità gli esponenti di governo come il premier Conte o il ministro Savona rimandano senza smentire, tornano a pesare sul futuro.

 

(La Repubblica)