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Torna l'ottimismo sull'asse Usa-Cina, Borse positive

Listini in crescita in scia alle indiscrezioni su un possibile stop ai dazi americani contro Pechino. Lo spread cala ai minimi da settembre

 

di FLAVIO BINI

18 Gennaio 2019

 

MILANO - Le Borse ritrovano slancio sul finale di settimana sulla scia delle indiscrezioni pubblicate dalla stampa Usa sull'avanzamento del tavolo commerciale tra Usa e Cina. Ieri era stato il Wall Street Journal a riferire che il segretario americano del Tesoro ha suggerito la rimozione parziale o totale dei dazi Usa imposti sulle importazioni cinesi. Notizie che sono state raffreddate dalla smentita della Casa Bianca, secondo cui non ci sono state discussioni in materia. Oggi è toccato a Bloomberg rilanciare: Pechino avrebbe offerto a Washington maxi acquisti di prodotti made in Usa dal valore complessivo annuo di oltre mille miliardi di dollari, per ridurre il suo avanzo commerciale fino ad azzerarlo nel 2024.

 

Le notizie hanno spinto i listini, con Wall Street che - alla chiusura dei mercati Ue - si rafforza: il Dow Jones guadagna l'1 per cento circa, lo S&P sale dell'1,2% e il Nasdaq l'1,1%. Anche i listini europei hanno accelerato nel finale: Milano si conferma in rialzo dell'1,22%. Ancora meglio le altre Piazze del Vecchio continente: Londra sale dell'1,95%, Francoforte cresce del 2,63% e Parigi dell'1,7%. A Piazza Affari spicca la performance di Saipem, che ha siglato nuovi contratti in Arabia Saudita, mentre crolla Tim dopo l'allarme sui conti del 2018 e la previsione di un 2019 difficile. Da segnalare anche il via libera europeo alla garanzia statale sui bond di Carige.

 

Ottimismo, questa mattina, anche sui listini asiastici dove Tokyo ha archiviato la seduta in rialzo dell'1,29%.

 

Dopo un iniziale rafforzamento, si registra la chiusura in calo per l'euro che viene scambiato comunque sopra quota 1,13 dollari. La divisa unica passa di mano a 1,1364 contro il biglietto verde e a 124,61 contro lo yen giapponese. La divisa nipponica perde terreno nei confronti di quella statunitense a circa 109,66. La sterlina inverte rotta dopo la risalita nella settimana del mancato voto di sfiducia nei confronto di Theresa May. La valuta britannica è arrivata a valere 1,1275 euro, ai massimi da tre mesi.

 

Lo spread tra Btp e Bund, all'indomani del varo dell'atteso decreto su Reddito di Cittadinanza e Quota 100, si porta poco sopra 245 punti base, dopo aver visto i minimi dalla fine di settembre scendendo fin quasi a 240. Il rendimento del titolo decennale italiano è al 2,72% sulla piattaforma Bloomberg. Si registrano le parole del governatore Ignazio Visco, in occasione della presentazione di un volume sugli scritti di Guido Carli all'Abi: "La corsa del debito ci rende oggi molto difficile la possibilità di manovra sugli investimenti che servono alla crescita". Stoccata anche all'Europa che "non è in grado" di completare l'Unione bancaria e di mercato dei capitali, visto che "c'è un' assenza di intraprendenza nel creare una capacità fiscale sovranazionale ed emettere debito europeo che può essere utilizzato per finanziare investimenti pubblici".

 

Tra i dati macroeconomici di giornata, l'Istat segnala che la produzione nelle costruzioni a novembre è salita dello 0,2% su mese e scivolata dello 0,1% su anno. Negative le prospettive di crescita del Belpaese, secondo Bankitalia: la crescita è vista allo 0,6% nel 2019, contro il +1 per cento del governo. Dalla Gran Bretagna sono arrivati segnali di debolezza dal commercio, con vendite al dettaglio a dicembre in calo dello 0,9% mensile e in crescita del 3% annuo, meno delle attese. Infine, negli Stati Uniti si registra il +0,3% della produzione industriale di dicembre, leggermente sopra le attese, e il calo a 90,7 punti della fiducia dei consumatori tracciata dall'Università del Michigan.

 

Netto rialzo del petrolio a New York, dove ha sfiorato i 54 dollari al barile. Il contratto febbraio ha raggiunto i massimi di sei settimane a 53,91 dollari al barile (+3,5%). A mettere il turbo alle quotazioni è stata l'Agenzia internazionale dell'energia, secondo cui la produzione dell'Opec ha frenato. Stabile l'oro a 1290 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)