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Bankitalia, pil 2019 in crescita soltanto dello 0,6%

Via Nazionale dà un colpo alle speranze di un aumento pari o superiore all'1%. All'origine della revisione al ribasso, lo spread alle stelle nella prima fase di vita del nuovo governo e le tensioni sul fronte del commercio internazionale. Possibile la recessione tecnica

 

di Giampiero Di Santo

 

L'obiettivo di crescita del pil vagheggiato dal governo per il 2019 nella prima versione del Def, l'1,6%, non sarà neanche lontanamente ipotizzabile, E anche l'% indicato nella nuova versione del Documento di economia e finanza, quella che ha preceduto l'approvazione della manovra del popolo, è purtroppo un obiettivo diventato difficilmente raggiungibile. Perché dopo un trimestre di pil in calo come il terzo del 2018, anche i dati in arrivo sul quarto potrebbero confermare una tenednza negativa. E a quel punto, spiega la Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino mensile, l'Italia entrerebbe in "recessione tecnica". Recessione che però non impedirebbe di concludere l'anno con una crescita dello 0,6%, destinata a risalire allo 0,9% nel 2020 e all'1% nel 2021, ma secondo via Nazionale "i rischi per la crescita sono al ribasso", spiega il bollettino. Gli uomini del governatore, Ignazio Visco, aggiungono che "In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l'attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto". E indicano nella forte tensioni che riguardano il commercio estero e nei possibili colpi di coda dello spread tra Bund decennale tedesco e Btp italiano di pari durata, oggi sceso intorno a quota 250 dopo i giorni bui dello scontro tra governo e commissione Ue. Secondo Bankitalia l'abbassamento delle stime di 0,4 punti percentuali rispetto alla fine di novembre si deve "all'aggiornamento delle informazioni disponibili, dal quadro globale alla minore domanda estera passando per il ridimensionamento dei piani di investimento". Il calo dello spread dopo l’accordo con la Commissione serve a compensare ampiamente gli effetti diretti della Manovra, che è meno espansiva della sua origine. "Oltre ai fattori globali di incertezza già ricordati", aggiunge il bollettino, "i rischi al ribasso per la crescita sono legati all'eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati".

 

18/01/2019 16:16

(Italia Oggi)