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Posta certificata obbligatoria: i medici hanno disatteso la norma

 

I medici italiani sono disattenti o prevenuti nei confronti della Posta Elettronica Certificata e per questo hanno disatteso la norma. È quanto emerge una ricerca condotta da Odontoaitria33 confrontando i dati degli iscritti all’Albo con quelli che hanno comunicato all’Ordine il proprio indirizzo Pec. Il Decreto Legge 185/08, convertito nella legge n. 2 del 28/01/2009, ha introdotto l'obbligo per società, professionisti e Pubbliche Amministrazioni di dotarsi di una casella Posta Elettronica Certificata. Dal 29 novembre 2009, quindi, tutti i medici iscritti all’Albo dovevano dotarsi di un indirizzo Pec e comunicarlo all’Ordine che, a sua volta, lo inserisce nella banca dati del Ministero dello Sviluppo Economico (Ini-Pec) rendendolo fruibile a tutti i cittadini. Medici che, però, hanno disatteso questo obbligo. A 5 anni dall’introduzione della norma, stando ai dati forniti dal Ced Fnomceo, i medici che hanno comunicato il proprio indirizzo Pec erano 73.815, solo il 20.85% degli iscritti. Percentuale che sale leggermente se si considerano tutti gli iscritti (dentisti compresi, leggermente più “sensibili”) arrivando a toccare il 27,8%. Ed anche se dal totale degli iscritti non si considerano i quasi 80 mila pensionati, il dato rimane negativo. «I numeri evidenziano certamente una carenza, e questo nonostante come Federazione da sempre cerchiamo di sensibilizzare gli iscritti verso questo obbligo», dice il segretario Fnomceo Luigi Conte ricordando come la Federazione e le singole OMCeO abbiano attivato convenzioni con aziende che gestiscono la posta certificata o addirittura abbiano regalato un casella Pec agli scritti. Sui motivi di questo disinteresse certamente il costo, 5 euro all’anno per una casella Pec, non può essere un deterrente; diverso il timore per la possibilità di essere sempre “rintracciati” e “tracciati”, oltre alle “reticenze” informatiche di alcuni medici già conosciute da tempo. “Il fatto che non vi sia una sanzione non ha incentivato gli iscritti a dotarsi di un indirizzo Pec”, continua Conte. “Poi, molti colleghi l’hanno attivata ma non la comunicano per vari motivi. Tra questi il rischio di essere portati in giudizio per inadempienza. Siccome gli indirizzi Pec dei professionisti sono pubblici, un paziente, per esempio, potrebbe richiedere al medico tramite Pec una visita domiciliare urgente. Se il medico non la effettua perché non ha la possibilità di controllare con assiduità la propria casella di posta, può subire una denuncia. Questa era una delle criticità che come Federazione avevamo indicato al legislatore”.

 

 

(MP)