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Prestiti bancari ancora in negativo, ma rallenta il calo. Sofferenze verso 170 miliardi

 

I dati del rapporto mensile dell'Abi: i finanziamenti sono diminuiti del 2,2% a giugno, dopo il -3,1% di maggio. I prestiti a famiglie e imprese sono calati dell'1,4%. Scende il costo dei mutui: il tasso medio è al 3,27%, minimo da luglio 2011. Il livello di crediti difficili sul totale degli impieghi è al top dal 1998

 

MILANO - I prestiti concessi dalle banche italiane sono diminuiti del 2,2% annuo in giugno, dopo il -3,1% di maggio. E' quanto emerge dal rapporto mensile dell'Abi, l'Associazione delle banche italiane, che fotografa ancora il gelo sul fronte della concessione di credito a famiglie e imprese. Migliora il trend degli impieghi al settore privato, scesi del 2,9% annuo in giungo contro il -3,7% di maggio. I prestiti a famiglie e società non finanziarie sono scesi dell'1,4% annuo, a fronte del -2,4% di maggio e del -2% nella media area euro di maggio.

Scende al 3,27%, valore più basso da luglio 2011, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento per acquisto di abitazioni a giugno, cioè il costo dei mutui. Il mese precedente era al 3,36%, mentre a fine 2007, il tasso sui mutui era al 5,27%. A giugno, i tassi di interesse sui prestiti si sono assestati in Italia a livelli dunque ancora più bassi: il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 3,01% dal 3,29% di maggio 2014. Era pari al 5,48% a fine 2007. Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,86% (3,87% il mese precedente).

Quanto all'andamento dei prestiti in base alla durata, il segmento a breve termine (fino a un anno) ha segnato una variazione annua di -1,3% (-6,4% a maggio), mentre quello a medio e lungo termine (oltre un anno) ha segnato una variazione di -1,4% (-1%). L'Abi segnala inoltre che il totale dei prestiti (1.842,7 miliardi) rimane nettamente superiore all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, pari a 1.718,2 miliardi. Proprio sul fronte della raccolta si segnala un'accelerazione della contrazione: è diminuita dello 0,9% annuo in giugno dopo il -0,6% di maggio e a fronte del +0,5% registrato nel giugno 2013. A pesare è in particolare la dinamica delle obbligazioni, scese dell'8,3% (-7,4% in maggio), mentre i depositi da clientela sono aumentati del 2,4%, dato in linea con quello del mese precedente.

Quanto infine alla qualità del credito, continuano a crescere le sofferenze a carico delle banche italiane. In maggio, le sofferenze lorde sono salite di 2,2 miliardi rispetto ad aprile, a 168,5 miliardi. Nel maggio 2013 l'aggregato era pari a 135,7 miliardi. In rapporto agli impieghi le sofferenze risultano pari all'8,9%, massimo da ottobre 1998 (6,9% un anno prima, 2,8% a fine 2007, prima dell'inizio della crisi), valore che raggiunge il 15,1% per i piccoli operatori economici (12,5% a maggio 2013), il 14,5% per le imprese (10,9%) e il 6,6% per le famiglie consumatrici (5,9%). Se si considerano le sofferenze al netto delle svalutazioni, a maggio sono pari a 78,7 miliardi, in aumento rispetto ai 76,8 miliardi del mese precedente e di circa 10,2 miliardi rispetto a maggio 2013 (+14,9% l'incremento annuo, in decelerazione rispetto al +31,5% di un anno prima). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è collocato al 4,36% (4,23% ad aprile e 3,59% a maggio 2013).

 

(La Repubblica)