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La massoneria del terzo millennio

 

Archiviato il ventennio berlusconiano, gli affiliati alle obbedienze italiane cercano nuovi referenti politici. Simboli esoterici e vecchi riti rimangono, ma ci si apre al web, con Twitter e Facebook, guardando con speranza a Papa Francesco affinché faccia cadere la scomunica sancita nel 1738 da Clemente XII. Ma a fronte del tentato rinnovamento, restano le ombre sollevate dalle inchieste della magistratura sul peso avuto dalle logge in alcuni passaggi cruciali della storia recente d'Italia. Macchie talmente pesanti che stanno spingendo a rimuovere la memoria del passato massone di un'icona come Giuseppe Garibaldi

 

di ALBERTO CUSTODERO

 

ROMA - Anche la Massoneria diventa social. I Fratelli han deciso di uscire dal segreto delle logge e presentarsi nel mondo condiviso del Web. È il caso, ad esempio, del Grand'Oriente d'Italia, principale "obbedienza" con ventimila affiliati (riferimento al mondo inglese, porte delle logge aperte per soli uomini). L'Istituzione ha un sito ufficiale online. Ed è presente su Twitter con l'account @grandeoriente. Mentre il suo gran maestro, Stefano Bisi, twitta in prima persona firmandosi @bisisiena. Anche i "cugini" della Gran Loggia d'Italia degli Alam (riferimento al mondo francese, 520 Officine, 10mila iniziati sia uomini che donne), non sono meno social. Il sito è www.granloggia.it, hanno da un anno una omonima pagina Facebook che ha incassato un migliaio di "mi piace" e 26 visite (non molte, ma sono solo all'inizio). Mentre il gran maestro uscente, il massonologo e scrittore Luigi Pruneti, è presente personalmente su Facebook: la sua foto campeggia su uno sfondo (non casuale) di uno dei 22 arcani dei Tarocchi: il Sole, simbolo della luminosità. Ma anche della massoneria. La Gran Loggia è presente anche su Twitter, con un migliaio di follower. Oggi molti profani che vogliono essere iniziati, contattano questa "obbedienza" attraverso il sito, inviando alla mail gldi@granloggia.it la richiesta di essere invitati in loggia. Una autentica rivoluzione, rispetto ai tradizionali riti di "cooptazione" riservatissimi, fatti quasi di nascosto.

Ma sotto le "volte stellate" delle logge italiane, si sta vivendo un momento di gran fermento politico e sociale. I temi in gioco, dal punto di vista massonico, sono molti. E delicati. Dal riposizionamento politico dopo la fine del ventennio berlusconiano all'arrivo al soglio pontificio di un papa gesuita e "rivoluzionario" che fa sperare i massoni che venga tolto il divieto secolare, per loro, di ricevere la comunione. Dall'aumento dei giovani che chiedono di entrare in loggia alla riflessione da parte delle "obbedienze" di matrice anglosassone se sia ancora attuale, oggi, in una società che si tinge sempre più di rosa, l'esclusione delle donne.

Alla ricerca di un referente politico. All'inizio del 1900 i massoni in Parlamento erano cento e prendevano pubblicamente posizione sui temi politici, come avvenne, nel 1908, sull'ora di religione obbligatoria nelle scuole. Dopo le persecuzioni fasciste, nel Dopoguerra, tuttavia, la massoneria si mosse a livello politico in modo più riservato. Se non segreto. Il caso più clamoroso di condizionamento occulto delle istituzioni da parte dei fratelli fu la loggia di Licio Gelli, "propaganda due". Gelli di recente si è attribuito addirittura il merito dell'elezione del presidente della Repubblica Giovanni Leone e la stesura del famoso Piano Rinascita. In seguito allo scandalo della P2, e passato lo tsunami di Tangentopoli, nel '94 il riferimento per la massoneria divenne Forza Italia (tra l'altro con lo stesso Berlusconi iscritto alla P2; con Fabrizio Cicchitto che aveva presentato la domanda per iscriversi alla P2 come dimostra il documento che abbiamo ritrovato negli archivi della Commissione Anselmi; e con il plenipotenziario di Berlusconi, Denis Verdini, che, però, ha sempre smentito la sua appartenenza ai "Figli della Vedova"). Forza Italia era infatti l'unico partito che, allora, non vietava l'iscrizione ai fratelli. Qualche fratello, a onor del vero, figurava anche tre le file del Carroccio: nel 1994 a Palazzo Madama erano stati eletti tre senatori leghisti col grembiulino, e una senatrice "sorella". Bossi, poi, quando nei comizi imprecava contro i massoni, si girava per incrociare lo sguardo del parlamentare Matteo Brigandì, suo avvocato personale. E fratello del Goi.

Così Cicchitto chiese protezione a Gelli anziché alla Polizia

Gelli stronca Renzi. Ma oggi, concluso il ventennio del berlusconismo, e in pieno terremoto Renzi-Grillo, tutto il mondo dei partiti è cambiato. Non è facile, per la massoneria, trovare una nuova collocazione nel momento in cui l'attuale scenario politico è in pieno assestamento. Dopo il governo dei tecnici di Monti accusato di "collusione" coi poteri forti, con le banche, e anche con la massoneria, Renzi, con una squadra di giovanissimi, sembra aver rotto gli schemi di un potere vecchio, ma con consolidati rapporti con le logge. Il dubbio che il premier abbia un padre massone, del resto, è troppo poco per giustificare un link col mondo dei grembiulini. Su questo fronte è lo stesso Gelli a stroncarlo: "Matteo Renzi - ha detto il Venerabile in una recente intervista - non è un massone, ma solo un bambinone". Né può essere un riferimento, per i fratelli (perché difficilmente governabile dallo stesso Beppe Grillo), il M5S, nonostante le insistenti voci - smentite dal diretto interessato - dell'appartenenza alla massoneria di uno dei due leader del Movimento, Gianroberto Casaleggio. E così, in attesa che il potere nuovo di Renzi prenda forma, i massoni vagano alla ricerca di nuovi interlocutori.

"Noi siamo molto attenti ai partiti che vietano ai massoni l'iscrizione - svela uno dei maestri di grado 33 più influenti della Gran Loggia d'Italia, Luigi Danesin - è vero che a sinistra, senza tanto clamore, hanno recentemente tolto l'incompatibilità con l'essere massoni. Di certo, però, i partiti del centrodestra restano i più amici. Ma i tempi sono cambiati. In Parlamento non ci appoggiamo tanto a nostri 'fratelli', quanto piuttosto a deputati o senatori profani 'disponibili'. Con loro, cerchiamo il dialogo".

La battuta di Andreotti sui presidenti Usa. Cosa sia stata la massoneria nella storia d'Italia lo spiegava bene, a modo suo, Andreotti: "Non ho mai capito bene cosa sia - chiosava - ma quando sono andato in America, ho appreso che solo due presidenti non erano massoni, Nixon e Kennedy". Nella storia del nostro Paese, ovunque ci sia stato un intrigo, un mistero, uno scandalo, spesso e volentieri spuntava lo zampino di qualche fratello. Fa strano perciò che non si sia intravisto neppure un grembiulino nelle numerose inchieste giudiziarie che hanno scandito le cronache della fine della Seconda Repubblica, dai rimborsi spese dei consiglieri regionali al caso "Malagrotta-monnezza a Roma", dall'Ilva di Taranto all'Expo di Milano, dal Monte dei Paschi di Siena alla Carige di Genova, dal Mose di Venezia alla vicenda Scajola tra Beirut e Montecarlo. Che i massoni non contino più niente? O che siano diventati buoni?

Pare più probabile, invece, che le "obbedienze" nostrane abbiano deciso di soprassedere sul fronte interno (magmatico, in evoluzione, liquido), per dedicarsi alla politica estera, avendo intuito che il potere politico vero, oggi, è gestito non più a Roma, ma a Bruxelles. "Attualmente - conferma Luigi Danesin - sono in corso 'lavori' massonici a livello internazionale per tentare di costituire un Supremo consiglio europeo. L'obiettivo è istituire un osservatorio permanente al Consiglio d'Europa, senza diritto di voto o di parola. Ma con la possibilità di accedere in diretta ai lavori europarlamentari. E di vigilare sugli interessi della fratellanza europea". Che dopo i francs maçons, stia per nascere sotto le volte stellate l'euromassone?

La Chiesa e la scomunica. Ad appena sei anni dalla fondazione della prima loggia (detta "Degli inglesi") su suolo italico, a Firenze, nel 1731, la Chiesa cattolica sparò la prima scomunica contro i massoni. Clemente XII, nella sua lettera apostolica del 24 aprile 1738, denunciò i "gravissimi danni che tali conventicole" arrecavano "alla salute spirituale delle anime". Condannò e proibì le "associazioni dei Liberi Muratori o des Francs Maçons". E ordinò che "gli Inquisitori dell'eretica malvagità facessero inquisizione contro quei sospetti di eresia". Il primo a farne le spese fu uno dei fondatori della loggia fiorentina, Tommaso Crudeli: torturato dal Sant'Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere. E per questo è considerato il primo martire della massoneria universale. Ancora oggi, a 283 anni dalla bolla di Clemente XII, la disputa tra fede rivelata (dei cattolici, che credono nei dogmi) e fede ragionata (dei massoni, che credono in un principio trascendente senza peraltro specificarlo) arroventa i rapporti tra massoni e prelati. E la Chiesa non ha cambiato idea. Anzi, ritiene che "il clima di segretezza" della massoneria comporti per "gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote".

La delusione del 1983. Nel 1983, con l'approvazione del "nuovo Codice di Diritto Canonico", i massoni sperarono che la Chiesa avesse tolto quella antica scomunica. Ma si illusero. Fu solo un equivoco, nulla più. Ecco cosa successe: quel nuovo codice, al canone 1374, prevedeva la punizione per "chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa". Il fatto che non fosse menzionata direttamente la massoneria, fu interpretato sotto le volte stellate come un'abolizione della scomunica. Ma i massoni si sbagliarono. Arrivò lo stesso anno una precisazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (allora presieduta dal cardinal Ratzinger) a fugare ogni dubbio: il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche era rimasto immutato. E, dunque, "l'iscrizione alle Obbedienze proibita sotto pena di esclusione dai sacramenti". Ma da sempre i massoni, soprattutto quelli cattolici (la maggioranza, in Italia) tentano di convincere la Chiesa a ritirare questo anatema. Tentativi di confronto tra fratelli e monsignori ce ne sono stati, seppure senza grandi risultati.

La comunione dell'affiliato. Ma se al vertice scomunicano, a livello periferico sacerdoti e prelati, va detto, non sempre ubbidiscono agli ordini superiori. E a volte capita che qualche religioso indossi i paramenti profani della massoneria. I casi di affiliazione di uomini della Chiesa in loggia sono stati confermati dallo stesso Luigi Danesin, per sei anni gran maestro della Gran Loggia d'Italia. "Nelle nostre file - ha confessato - abbiamo qualche sacerdote e qualche prelato. Non molti, ma ci sono". "Qualche anno fa - ha aggiunto - abbiamo conferito a un sacerdote, padre Rosario Esposito, il titolo di maestro libero muratore. Un frate, inoltre, partecipò ai nostri lavori il giorno di Natale indossando sopra il saio le insegne di maestro. Il mio parroco, infine, sa che sono massone, eppure io mi accosto alla comunione".

Analoga la posizione del Grand'Oriente. "Siamo eretici nel campo delle idee - ammette il gran maestro Stefano Bisi - in fondo siamo dei rivoluzionari. Però con la chiesa cattolica i rapporti nel corso degli anni sono cambiati a livello periferico. L'arciprete di Piombino, ad esempio, tempo fa ad un convegno si alzò in piedi e, pubblicamente, ci disse: 'Se vi sentite in pace con la coscienza, se venite in chiesa e volete ricevere la comunione, io non ho nulla in contrario'". "Il Goi - rivela ancora Bisi - spera oggi in papa Francesco. S'è dimostrato in certe occasioni come uomo del dubbio, come quando ha detto 'chi sono io per giudicare un gay?'. È stata una risposta rivoluzionaria, quella. Ebbene, visto che ha dimostrato questo tipo di apertura, perché non dialogare anche con la massoneria?".

 

Ma trame, intrighi e cospirazioni continuano

ROMA - Massoneria, trame, intrighi, cospirazioni. La storia della Repubblica è farcita di gialli nei quali i massoni sono sempre presenti, quasi a fare da collante tra Stato, mafie, eversione, terrorismo, e servizi segreti deviati o stranieri. E' il caso, ad esempio, del processo in corso di dibattimento a Palermo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il gup Piergiorgio Morosini, nel suo decreto che dispone il giudizio contro gli imputati (tra gli altri i mafiosi Bagarella, Brusca e Riina, il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, l'ex politico di Forza Italia Marcello Dell'Utri, l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, l'ex capo dei Ros Mario Mori), ne parla in modo esplicito.

Trattativa Stato-mafia e P2. E non lesina particolari e inquietanti dettagli. Siamo nei primi anni Novanta, anni della cosiddetta (presunta) trattativa tra Stato e mafia per far cessare omicidi di personalità politiche della allora Dc, come Salvo Lima, e le stragi mafiose a colpi di tritolo. "Il primo obiettivo, più ambizioso e di 'lungo termine' di quell'associazione - annota il gup Morosini nel suo decreto - consisterebbe nel convergere verso un 'sistema criminale' più ampio capace di includere in sé altre consorterie di diversa estrazione (massoneria 'deviata'-P2, frange della destra eversiva, gruppi indipendentisti, mafia calabrese) interessate a sfruttare la crisi politico-istituzionale italiana e ad acuirla con azioni destabilizzanti ('strategia della tensione') in vista dei nuovi equilibri". Nonostante il caso P2 sia del 1981, ancora oggi si parla di quella loggia - e di quelle presunte deviazioni istituzionali - in un processo tutt'ora in corso sui misteri d'Italia.

Dalle carte Moro spunta un dossier sul gran maestro di PIazza del Gesù. Nell'archivio delle carte di Aldo Moro presso l'Archivio centrale dello Stato di Roma, è conservato un appunto riservato del Viminale che dimostra due cose. La prima, l'attenzione che lo statista ucciso dalle Br aveva nel tenere sotto osservazione la massoneria. La seconda, che il ministero dell'Interno vigilava con estrema attenzione le obbedienze. Al punto da redigere un documentato dossier nei confronti del più noto dei gran maestri della massoneria italiana, Giovanni Ghinazzi. Il questore di Bologna ne fa un ritratto inedito, che noi pubblichiamo integrale, dal quale emerge una personalità forse poco conosciuta di quello che è stato per anni il riferimento della massoneria francese al punto che ancora oggi i frateli di piazza del Gesù vengono sopprannominati "ghinazziani".

Da allora altre inchieste hanno coinvolto in qualche modo la massoneria, o i fratelli, al punto da indurre i magistrati a battezzare le loro inchieste evocando la loggia di Licio Gelli. Dopo il 2010, ci sono state in particolare le indagini P3 e P4 che hanno in qualche modo chiamato in causa ancora il ruolo delle "obbedienze". Nella vicenda P3 erano stati coinvolti anche il parlamentare del Pdl, Denis Verdini e l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzarono che avevano costituito una "super loggia segreta" divenuta punto di riferimento di imprenditori e politici per "influenzare decisioni politiche, a pilotare processi e a decidere le nomine dei componenti di organi dello Stato di rilievo costituzionale".

Il figlioccio di Licio Gelli. Il termine P4 è utilizzato per riferirsi ad una inchiesta giudiziaria su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell'ambito della pubblica amministrazione e della giustizia. Indagati in tale procedimento giudiziario furono, tra gli altri, il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa (Pdl). La cosiddetta P4 invece avrebbe avuto l'obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l'assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali. L'origine della sigla P4 non fu solo frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia Propaganda Due (detta P2) di Licio Gelli (il quale lo ha recentemente definito "il mio figlioccio"), benché Bisignani si sia sempre dichiarato estraneo a tale loggia.

 

"Lobby di potere più che logge"

ROMA - Luigi Pruneti, massonologo ed ex gran maestro della Gran Loggia d'Italia, è dunque lecito chiedersi: esiste ancora la massoneria deviata tipo la P2?

"Quando scoppiarono i casi P3 e P4 fu interpellato anche lo studioso Massimo Introvigne, un curriculum al di sopra del sospetto di essere filomassone. Ebbene, fu proprio lui a dire che P3 e P4 non c'entravano nulla con la massoneria. Erano sicuramente lobby di potere più o meno segrete ma non avevano le carattersitiche minime di base per essere definite massoneria. Se non che uno di quei personaggi (o più d'uno) erano stati esponenti della P2 o di qualche obbedienza".

Ma cosa ci vuole allora affinché una lobby segreta sia definibile loggia massonica?

"Perché si parli oggi di massoneria ci deve essere un minimo di ritualità, di tradizione massonica, di modo di ritrovarsi massonicamente. Altrimenti anche le 'ndrine calabresi, che sono società segrete con fini delinquenziali, potrebbero essere definite logge massoniche".

Ci sono logge segrete, o deviate?

"Logge riservate sicuramente sì, ce n'erano diverse prima della P2. Poi, però, dopo la legge Spadolini-Anselmi, sparirono tutte per paura di incorrere nel reato di associazione segreta. Gli iscritti segreti, cosiddetti all'orecchio del gran maestro, o sul fil della spada, sono ancora antecedenti a quel periodo".

Oggi però, fatta la legge Anselmi, si può aggirare l'ostacolo iscrivendosi ad una loggia all'estero di una obbedienza italiana, non è così?

"Le nostre logge all'estero, come quelle di Varsavia, Berlino o Beirut, hanno i loro piè di lista a Roma. Qualunque magistrato, come peraltro già avvenuto, può avere gli elenchi".

Ma se un italiano si iscrive all'estero in una massoneria straniera, che succede: il suo nome figura in Italia?

"No, è impossibile saperlo. Questa è l'unica forma possibile di copertura".

"Quelle deviate restano legate alla mafia"

ROMA - "Credo che al Sud ci siano talora logge veramente deviate che trovano comodo chiamarsi massonerie, ma che in realtà nascondono organizzazioni mafiose. Oggi rimangono aspetti rituali in organizzazioni criminali soprattutto in quelle cinesi". Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Centro Studi sulle Nuove Religioni che ha censito 700 religioni in Italia, è un profondo conoscitore del misterioso mondo dell'esoterismo, dell'occultismo, del satanismo. E dei collegamenti tra società segrete e organizzazioni criminali.

Quante sono le massonerie cosiddette di frangia, o spurie?

"Secondo le nostre stime, tutta l'area esoterica fuori dalla massoneria "ufficiale" conta 15mila affiliati. Di questa area fanno parte ad esempio templari, rosacroce, illuminati, gnostici, e poi c'è la massoneria egizia di Cagliostro, e quella dell'antico rito noachita ispirato a Noè. C'è poi anche la gran loggia femminile d'Italia costituita solo di donne, che gode di riconoscimenti in Francia".

Ma qual è il rapporto tra obbedienze ufficiali e quelle farlocche?

"Direi che c'è un contiunuum tra obbedienze massoniche piccole, nate da scismi di quelle più grandi, e massonerie farlocche che vendono titoli esoterici a ingenui, e che addirittura coprono organizzazioni mafiose".

Cos'è una loggia deviata?

"Credo che nella testa dei nostri giudici la massoneria deviata voglia dire un'organizzazione massonica che può essere sia all'interno di grandi organizzazioni, come ad esempio la P2 che fu interna al Grand'Oriente. Sia nei piccoli e piccolissimi gruppi di persone che utilzzano la comune appartenenza massonica per commettere reati. In sintesi, per la magistratura la massoneria deviata è un gruppo di persone che si dicono massoni, a torto o a ragione, e infrangono le leggi".

C'è un rapporto tra la P2 e poi la P3, e la P4?

"La P3 e la P4 sono invenzioni giornalistiche, gruppi di persone (alcune delle quali affiliate, altre no) costituiti in comitati di affari. E il legame con la massoneria regolare o non regolare è tenue. Ma non dobbiamo confondere la massoneria deviata, termine coniato dalla magistratura italiana, con quella che gli storici chiamano massoneria irregolare".

Cos'è la massoneria irregolare?

"La massoneria nacque a Londra. Là c'è quella che viene definita la gran loggia madre che riconosce le fratellanze nel mondo, definendole regolari sulla base del rispetto delle Costituzioni di Anderson. Per gli inglesi, ad esempio, in Italia esiste solo una obbedienza regolare, la gran loggia regolare d'Italia che conta 3 mila affiliati contro i 20 mila del Goi. Per gli inglesi, le altre, Goi e Gran Loggia comprese, sono irregolari".

La Chiesa considera i massoni alla stregua di eretici e gli vieta i sacramenti. Secondo lei papa Francesco cambierà atteggiamento, come sperano oggi i "fratelli"?

"Per ora le autorità romane mantengono ferme la dichiarazione di condanna del 1983 anche se è stata tolta la parola scomunica per non offendere tanti capi di Stato massoni. Non credo, però, che con questo Papa ci saranno novità. Bergoglio viene da una tradizione politica sudamericana peronista che ha sempre visto nella massoneria la longa manus dei poteri forti statunitensi. Per questo non credo che ce l'abbia in gran simpatia".

 

E Caprera censura il fratello Garibaldi

dal nostro inviato

CAPRERA - Dei suoi quasi 40 anni di vita massonica, non c'è traccia alcuna né nel "compendio garibaldino", museo nazionale ricavato nella sua dimora privata dove morì il 2 giugno 1882. Né nel "Memoriale" voluto dalla Presidenza del consiglio (e inaugurato un anno e mezzo fa) per far rivivere la sua intera esistenza, dalla nascita a Nizza agli anni che lo videro protagonista delle lotte per la libertà in Sud America, dal ritorno in Italia per combattere nella prima Guerra d'Indipendenza alla difesa della Repubblica Romana.

"Il ritratto che ne esce dalla visita del Compendio - spiega lo studioso di Garibaldi Mario Birardi, ex parlamentare Pci, ex sindaco de la Maddalena - è quello di un soldato un po' rozzo, un appassionato di agricoltura, un disabile, viste le numerose carrozzine esposte sulle quali il Generale, colpito in tarda età da una grave forma di artrosi, si muoveva. Troppo poco, rispetto a quello che è stato". Qui, nella casa-museo, solo da quest'anno è stata esposta, in un angolo poco visibile del parco, una corona funebre che la "massoneria sarda" espose ai funerali di Stato. Ma, da quel che si capisce vista la "reticenza" dei responsabili, s'è trattato di un piacere ai massoni insulani più che di un omaggio storico al trascorso massonico del Cavaliere dell'Umanità. Altre due corone funebri dedicate al "suo Gran Maestro", quella della Massoneria Milanese e quella della Massoneria Italiana, non sono esposte al pubblico, ma giacciono nascoste nella ex cisterna, un locale chiuso a chiave. "Oscurato" il passato massonico di Garibaldi anche al Memoriale, che si trova a qualche chilometro dal Compendio, nei locali del Forte Arbuticci.

Qui il processo, diciamo così, di de-massonificazione del Primo Massone d'Italia (titolo onorifico che gli fu tributato dalla fratellanza italiana) salta di più all'occhio in quanto l'estesa esposizione è dedicata all'intera vita di Garibaldi. Possibile che in una area così vasta non sia stato dedicato neppure un angolo alla vita di loggia di Garibaldi? Manifestando alla reception il proprio stupore per questa inaspettata "dimenticanza", si viene informati dell'esistenza di un solo "documento che richiama la vita massonica dell'Eroe del Risorgimento". Ma, in mezzo a centinaia di documenti esposti con tecniche multimediali, è praticamente introvabile. Occorre farsi accompagnare da un custode per individuarlo, privo di qualsiasi didascalia di spiegazione. Solo un foglietto con scritto "fondo Mario Birardi". Si tratta di una lettera (che porta in calce la data del calendario massonico "il 20 del primo mese dell'anno della Vera Luce 5862"), con la quale i fratelli della loggia Dante Alighieri della Valle di Torino chiedevano a Garibaldi, in un'ottica di unificazione della massoneria italiana, di accoglierli nella sua loggia all'Oriente di Palermo della quale era Gran Maestro. "Trovai quell'eccezionale documento - spiega Birardi - da un antiquario di Bologna. Lo acquistai, e ora l'ho dato in comodato d'uso al Memoriale. Mi spiace però che sia stato esposto senza alcun richiamo. E' come se non ci fosse".

Garibaldi acquistò per 35mila lire metà isola di Caprera (l'altra metà gliela regalarono gli inglesi), costruendo là, in quella macchia mediterranea spazzata dal vento, il suo quartier generale stile fazenda sudamericana.

 

La Massoneria del terzo millennio
Fu uno dei più importanti massoni dell'Ottocento. Si affiliò tra i "Figli della Vedova" nel 1814, all'età di 37 anni, in America, nella loggia irregolare "L'asilo della virtù". Si regolarizzò poi il 24 agosto del 1844 a Montevideo, nell'Obbedienza "Gli amici della Patria", ispirata al Grand'Oriente di Francia. La vita massonica di Garibaldi è ben tratteggiata in un recente saggio di Carlo Patrucco ("Documenti su Garibaldi e la Massoneria", Gherardo Casini editore), che mette a fuoco, documenti alla mano, la partecipazione a vario titolo delle massonerie ottocentesche alle guerre per l'indipendenza della Penisola. "Al momento della preparazione dei Mille - scrive Patrucco - la loggia di Genova ebbe certamente larga parte in favore della più azzardata delle imprese, e a quella loggia appartenne appunto quel G. B. Fauché, allora direttore generale della Società di navigazione Raffaele Rubattino, che, d'accordo con Garibaldi, permise che gli portassero via i due vapori, destinati alla Sicilia, la notte del 4 maggio 1860". Fu proprio la Loggia Madre di Palermo a offrire al "Liberatore dell'isola il terzo grado regolare, salvo più tardi, nel marzo del 1862, il conferimento di tutti i gradi della gerarchia, compreso il 33esimo, e l'ufficio del Gran Maestro a vita dell'ordine massonico del Rito scozzese antico e accettato".

Da allora Garibaldi, fino alla morte, divenne il punto di riferimento di tutte le varie massonerie sparse sulla Penisola, spesso in conflitto una con l'altra. Fu lui a volere l'unificazione di tutte le logge sotto la volta stellata di un'unica obbedienza. Ma fallì. E da allora, ancora oggi le massonerie italiane sono lacerate da continue scissioni, e - a dispetto dei valori di tolleranza che propugnano - da faide fratricide. Se l'appartenenza di Garibaldi alla massoneria è più che nota, resta un mistero perché sia stata nascosta nel Compendio e nel Memoriale a lui dedicato. Forse è ancora oggi in auge la vecchia formula ottocentesca dell'ex ministro Farini secondo la quale "l'Italia deve essere stata fatta dagli italiani, e non dalle sette"? (a.c.)

 

(La Repubblica)