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Pensioni, Baretta: nessun intervento in programma. Camusso: possibile autunno caldo

 

«Non c'è nessuna ipotesi di lavoro nel governo e al ministero dell'economia per intervenire sulle pensioni». Lo ha assicurato il sottosegretario al ministero dell'Economia, Pierpaolo Baretta, intervenendo a Radio Anch'io. Quella riportata da Baretta in alcune interviste, ovvero la possibilità di un contributo di solidarietà sulle pensioni oltre i 2000 euro «è solo un'ipotesi personale», ha precisato.

Le risorse per la manovra 2015 arriveranno in primo luogo dalla spending review, cui si aggiungeranno «altre fonti: i risultati positivi a consuntivo della lotta all'evasione fiscale, le maggiori entrate Iva derivanti dai pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione e dall'ecobonus e i risparmi sullo spread», ha detto ancora il sottosegretario.

«C'è da riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, vorremmo introdurre, anche se con delle penalità, una maggiore flessibilità per chi vuole andare in pensione anticipatamente. Come finanziamo tutti questi interventi?», si è chiesto poi Baretta, intervistato dalla Stampa, tornando sull'ipotesi di una sforbiciata alle pensioni d'oro.

Baretta precisa: sul contributo di solidarietà «di deciso non c'è nulla». E sul fatto che una pensione netta di 3.500 euro possa essere considerata di ceto medio commenta: «Siamo già nel novero dei redditi pi ù alti che medi». Si sofferma poi sui possibili nuovi sacrifici: «Molte ipotesi mi risultano sconosciute, in particolare quella di un eventuale nuovo blocco del rinnovo del contratto degli statali». Esclude poi qualsiasi forma di patrimoniale sui redditi più alti: «L'opzione non è contemplata».

Il sottosegretario preannuncia infine una possibile stretta sulle detrazioni: «È una delle opzioni sul tavolo. Non possiamo immaginare che le detrazioni sui mutui, per le spese veterinarie o le palestre possano essere ancora concesse a tutti a prescindere dal reddito».

L'ipotesi del blocco dell'aumento degli stipendi degli statali? «A Palazzo Chigi non è arrivata alcuna proposta in tal senso». È possibile che il governo decida un contributo di solidarietà a carico delle pensioni d'oro? «Non c'è nessuna novità di rilievo», afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio in una intervista al Mattino.

Si delinea un autunno caldo sul fronte del lavoro e della pubblica amministrazione, dice intanto il segretario della Cgil, Susanna Camusso: «Non è nelle nostre intenzioni ma, sì, potrebbe essere», afferma in un'intervista all'Espresso domani in edicola. «Siamo preoccupati, non vediamo le risposte necessarie a una domanda molto importante: che tipo di amministrazione vogliamo in Italia? Il progetto presentato dal governo non soddisfa e non intacca le troppe rendite di posizione in campo», prosegue.

La riforma Madia, continua Camusso, prosegue «nella stessa filosofia e negli stessi errori» del passato. «Dopo Bassanini, che andava verso la 'privatizzazionè dei contratti, come indicava da tempo la Cgil, il primo passo indietro è stato quello di Brunetta». Secondo la numero uno della Cgil, la riforma serve a ridurre il peso dei burocrati e ad aprire alla meritocrazia in ambito pubblico solo «a parole. In realtà è il contrario: è come se si considerasse la pubblica amministrazione lo staff della politica, anzichè garantirle la terzietà. La politica non distingue fra funzione di Stato e funzione di governo e questo porta a due effetti distorti: non c'è vera responsabilità di chi dirige, perchè non c'è vera indipendenza; secondo, sono proprio i burocrati a contare di più. La Ragioneria dello Stato, spesso, decide più del governo».

Sulle accuse al sindacato, considerato da Renzi una forza del «no», il segretario generale della Cgil quindi replica: «Bubbole, il decreto legge del governo ha finito per salvare e preservare tutti quelli in grado di esercitare una lobby. Così si finisce solo per penalizzare i lavoratori. L'effetto è paradossale: ci troviamo a licenziare precari nei settori strategici: centri per l'impiego e tribunali, cioè lavoro e giustizia, le priorità - a parole - del governo».

«Questo governo - conclude - ha meno coraggio di quel che dichiara. Sembra gli manchi proprio la volontà di affrontare ciò che crea problemi veri alla politica, che non sono i lavoratori che difendono un contratto, ma ben altri nodi come la corruzione o l'evasione fiscale. Nodi su cui si sono costruite anche alcune formazioni politiche. I poteri forti che bloccano il cambiamento non sono i sindacati, ma la catena di distribuzione del reddito».

 

(Il Messaggero)