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Pil, la revisione con l'ingresso di droga e prostituzione farà migliorare il rapporto con deficit e debito

 

La revisione dei criteri di calcolo del pil da parte dell'Istat avrà effetti positivi sugli indicatori di finanza pubblica. «La revisione dei criteri Istat per il calcolo del Pil porterà necessariamente ripercussioni sugli indicatori di finanza pubblica sia per quanto riguarda il deficit e il debito, in particolare per quanto concerne il rapporto debito/Pil», dichiara Sergio De Nardis, capoeconomista Nomisma, commentando il dibattito in corso sulla revisione dei criteri Istat sul calcolo Pil.

Il Tesoro ieri ha annunciato che la nota di aggiornamento del Def «sarà disponibile per la discussione in Consiglio dei ministri il primo ottobre 2014», perché prima bisogna attendere la revisione dei dati annuali fino al 2013 che l'Istat diffonderà a settembre includendo tra l'altro, come previsto dal nuovo sistema europeo (Sec 2010), anche le attività illegali. Prostituzione, contrabbando di alcol e sigarette, e traffico di droga, così come annunciato a maggio, entreranno a tutti gli effetti nella misurazione del Prodotto interno lordo, mentre altre voci, come le spese per gli armamenti e in ricerca e sviluppo, passeranno dall'elenco dei costi a quello degli investimenti. Con effetti positivi sul Pil che, a detta dello stesso Istat, dovrebbero essere «significativi».

«In particolare se la revisione facesse salire il Pil del 2%, il rapporto deficit/Pil scenderebbe dello 0,1% mentre il debito/Pil calerebbe in maniera più sostanziale, di 2,6-2,7 punti se ci si trova al 135% - afferma il capoeconomista di Nomisma -. Il motivo dell'effetto amplificato sul rapporto debito/Pil è che tale rapporto in Italia è superiore al 100%. Ne consegue che il rialzo del Pil per una data percentuale abbatte in misura più che proporzionale il debito/Pil. Questi effetti sono evidentemente rilevanti per la stesura del Def. Essi, insieme alla minore spesa per interessi rispetto alle precedenti previsioni governative, vanno in qualche misura a contrastare il peggioramento dei conti pubblici indotti dall'azzeramento della crescita reale del Pil (dallo 0,8% previsto) e dalla caduta dell'inflazione (0,3-0,5 punti in meno rispetto alle precedenti previsioni governative)».

«Non è del tutto chiaro il motivo della posticipazione del Def - aggiunge Nomisma - visto che l'Istat aveva deciso di anticipare la data di diffusione dei nuovi conti proprio per consentire la predisposizione dei documenti programmatici del governo secondo le previste scadenze. Se comunque lo slittamento del Def è utile per elaborare in modo più preciso e informato il nuovo scenario, allora ben venga».

 

(Il Messaggero)