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Banche, affari d'oro in Europa con le commissioni: sono già a 17 mld

 

Mentre i ricavi da trading segnano il passo, le emissioni di azioni e debito e le operazioni straordinarie sono una miniera d'oro per gli specialisti della finanza. Tra gennaio e luglio il giro d'affari per i grandi gruppi finanziari è salito del 30% in Emea, il triplo di quanto avviene negli Usa. Ma il rallentamento economico e la tensione geopolitica possono rompere il giocattolo

 

MILANO - Le banche stanno facendo affari d'oro nell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) grazie alle commissioni dell'investment banking: tutta quella serie di servizi che sono legati all'organizzazione di operazioni straordinarie di fusione e acquisizione, all'emissione di titoli azionari o di debito e di obbligazioni. Un elemento che permette loro di mettere all'angolo la stagnazione nel settore del "trading", cioè l'operatività sui titoli.

Secondo un'analisi di Bloomberg, che cita i dati della casa di ricerca newyorkese Freeman&Co., il giro d'affari legato a fusioni e collocamenti di titoli nell'Emea è salito del 30% a 17,3 miliardi di dollari nel periodo tra gennaio e luglio 2014, rispetto a quanto visto nell'anno scorso. In prospettiva, le commissioni sono dirette a salire del 35% nell'intero anno, superando la soglia di 30 miliardi di dollari e segnando così il picco da quando l'economia globale è entrata nella Grande Recessione: bisogna tornare al 2007 per vedere il dato superiore di 39,6 miliardi. D'altra parte, i segmenti conosciuti come Ficc (Fixed income, commodities and currency trading) restano al palo e non a caso molti grandi istituti, da Barclays a Credit Suisse, stanno portando avanti piani di ridimensionamento in quel comparto. "C'è vita oltre il Ficc per le banche d'investimento che sanno diversificare", sintetizza all'agenzia Usa il professore di corporate finance Scott Moeller.

A beneficiare della situazione sono colossi quali JP Morgan e Deutsche Bank, che secondo i dati Bloomberg sono i principali istituti ad aver organizzato il collocamento di azioni nell'Emea. Morgan Stanley e Goldman Sachs sono invece al top come advisor per le operazioni straordinarie.

Anche in America e nell'area Asia-Pacifico, in ogni caso, le commissioni per queste attività sono salite (del 10% in entrambi i casi), rispettivamente a 31,4 e 9,6 miliardi di dollari, ma il ritmo di espansione è solo un terzo di quello visto nel Vecchio Continente. In Europa, aggiunge l'analisi di Freeman, un ruolo importante è stato giocato dai prestiti sindacati (finanziamenti o linee di credito erogati da un pool di istituti), appetibili perché gli investitori sono alla caccia di maggiori rendimenti da quando le cedole dei titoli di Stato si sono appiattite verso il basso. A livello di comparti, le commissioni legate al mercato azionario dei capitali sono più che raddoppiate a 4,1 miliardi di dollari in Europa, quelle di bond e prestiti sindacati rispettivamente hanno fatto +21 e +28% a 5,1 e 3,8 miliardi.

Le richieste più stringenti, da parte dei regolatori, per quanto riguarda la solidità del capitale delle istituzioni finanziarie hanno tarpato le ali ai ricavi da trading; ma indirettamente hanno portato banche e affini a ricorrere ad emissioni per rafforzare il loro patrimonio (si pensi a Mps in Italia o alla stessa Deutsche Bank in Germania), aprendo così il campo agli specialisti che si dedicano alla realizzazione di queste operazioni e da queste lucrano. Basta pensare che nel primo semestre dell'anno le attività di mercato primario equity hanno fatto registrare un incremento del 70% dei volumi rispetto al 2013, con un totale di circa 135 miliardi di euro. Sul fronte delle emissioni di debito, secondo i dati Thomson Reuters si è originato un controvalore di 700 miliardi di euro di nuove emissioni, il 22% in più dell'anno scorso.

Sulla crescita delle commissioni pesa ora il rallentamento economico, l'inflazione ormai azzerata e pure la tensione geopolitica tra Russia e Ucraina. "Il ritorno alla recessione in Germania, Francia, Italia e magari altrove in Europa potrebbe rappresentare un motivo di preoccupazione", chiosa lo specialista Frank Aquila a Bloomberg.

 

(La Repubblica)