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Europa, ecco la mappa dello squilibrio economico Paese per Paese

 

di Vito Lops



Nel secondo trimestre del 2014 il Pil dell'Eurozona è rimasto invariato, quello degli Stati Uniti è invece cresciuto del 4,2% su base annua. Il tasso di disoccupazione medio dell'Eurozona è dell'11,5%, quello degli Usa è del 6,1 per cento. Meglio ancora il Giappone che è al 3,8 per cento. L'Eurozona a 18 Paesi (quelli che utilizzano l'euro) però è in surplus delle partite correnti, così come l'Unione europea a 28 (comprende anche gli altri 10 che non la utilizzano). Un'area che esporta più di quanto importa e si pone in una posizione di creditore netto nei confronti dell'estero, a differenza degli Usa che da anni convivono con una bilancia commerciale deficitaria.

L'economia non è certo una scienza esatta. Dipende da che punto la si osserva. Possiamo però dire che tanto l'Eurozona quanto l'Unione europea, essendo una sintesi dell'andamento di economie e culture differenti, tendono a presentare delle divergenze importanti. Come il differenziale di tasso di inflazione prodotto nei primi 15 anni di euro tra Paesi come la Germania e Paesi come Spagna, Grecia, Portogallo e Italia o il tasso di disoccupazione, che in Spagna e Croazia è al 25% contro livelli ben al di sotto del 10% in Germania e Regno Unito.

In questo marasma, una delle poche certezze che si possono trarre è che l'Unione europea è un'area piena di squilibri macroeconomici irrisolti e lungi dall'esserlo, perlomeno nel breve. Lo dimostra la mappa degli squilibri elaborata in questa tabella. In cosa consiste? La Commissione europea ha messo a punto 11 parametri per valutare se ci sono degli squilibri macroeconomici tra i 28 Paesi dell'Unione europea. Una procedura, detta Mip (Macroeconomic imbalance procedure) che ha il compito di sorvegliare potenziali rischi obiettivi, per prevenire l'emergere di squilibri strutturali e crisi future.
Per questo è stata messa a punto una griglia di parametri (11 appunto) che servono per identificare l'equilibrio interno ed estero di un Paese. Quando viene ravvisato uno squilibrio il Consiglio e/o la Commissione possono inviare una raccomandazione preventiva al Paese ai sensi di quanto previsto dall'artitolo 121.2 del Trattato europeo.

Tra questi squilibri uno dei più noti è quello del saldo delle partite correnti che non può avere un attivo superiore al 6% del Pil o un passivo inferiore al 4% del Pil nella media degli ultimi tre anni. Questo parametro è balzato alla cronaca lo scorso anno quando la Commissione europea ha invitato la Germania ad aumentare la domanda interna per riequilibrare un surplus delle partite correnti superiore al 7% del Pil nella media a tre anni, quindi oltre il parametro previsto dalla Mip. Al momento, considerati gli ultimi dati del surplus record tedesco, pare che poco sia stato fatto dalle parti di Berlino e Francoforte per rientrare nei limiti. La mappa degli squilibri evidenzia però che questo paletto viene sforato anche da Olanda (nell'Eurozona) e e da Svezia e Danimarca (allargando l'analisi all'Unione europea).

Nella mappa tutti i numeri evidenziati in giallo evidenziano uno sforamento degli standard consentiti, ovvero l'esistenza di uno squilibrio. I Paesi con più squilibri in pancia sono (i dati Eurostat sono riferiti al 2013) Spagna, Cipro, Grecia e Irlanda che sforano quattro degli 11 paletti. La mappa ci dice anche altre cose molto interessanti. Il paletto più violato è il debito/Pil: a fine 2013, 13 Paesi dell'Eurozona su 18 e nel complesso 16 sui 28 dell'Ue presentavano un rapporto superiore al 60% del Pil "consentito". Ma questa è una storia nota ed è anche conseguenza del fatto che l'ultima grande crisi finanziaria (scoppiata nel 2008) è stata risolta attraverso poderosi salvataggi pubblici a istituti finanziari privati espandendo il debito/Pil dell'intera Europa (è stata cioè una crisi di debito privato).

La mappa degli squilibri ci dice però che ci sono paletti violati alla pari del "famigerato" debito/Pil. Il primo è il debito privato/Pil che in teoria fa suonare il campanello d'allarme alla Commissione europea se supera il 133 per cento. Al momento 14 Paesi dell'Unione superano questo vincolo di squilibrio, di cui 11 all'interno dell'area euro. E poi c'è il meno conosciuto ma decisamente rilevante "Niip" (Net international investment position). Esprime la posizione finanziaria netta di un Paese nei confronti del resto del mondo, sottraendo debiti agli asset. Quando la posizione è negativa, il Paese è in debito con l'estero. Secondo la Mip è tollerata una "Niip" negativa fino al 35% del prodotto interno lordo. Ebbene, 15 Paesi su 28 dell'Unione e 10 su 18 dell'Eurozona sono ben oltre questa soglia. Eclatanti i casi di Irlanda (-105%), Grecia (-119%), Spagna (-98%), Portogallo (-120%), Cipro (-85%). In zona -90% anche Ungheria e Croazia.

La mappa può essere un grande indicatore per prevenire crisi future. Ce lo dimostra quello che è accaduto in passato. Prendiamo l'11esimo parametro: monitora la "variazione annua del totale delle passività del settore finanziario, con una soglia del 16,5%". Oggi, nessun Paese supera tale soglia. Ma nel 2007 (l'anno prima che scoppiasse la crisi) molti dei Paesi che poi sono collassati e sono finiti, chi più chi meno, sotto l'amministrazione della Troika (Grecia, Spagna, Irlandia, Cipro) superavano la soglia limite. Era un chiaro segnale premonitore così come, anche se ci si augura il contrario, oggi potrebbero esserlo i chiari segnali sui parametri che riguardano "debito estero" e "debito privato", abbondantemente sforati all'interno dell'area.


(Il Sole 24 Ore)