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Pensione anticipata? Ecco quanto si perde

 

di Bruno Benelli

 

Oltre quelli anagrafici legati all’età dei lavoratori, aumentano i requisiti contributivi per la pensione. Il tutto stabilito per allontanare il momento della quiescenza. La situazione è identica per i lavoratori dipendenti dei settori pubblico e privato e per quelli autonomi (coltivatori diretti, coloni, mezzadri, imprenditori agricoli professionali, artigiani, commercianti). A) Gli uomini possono avere la pensione con 42 anni + sei mesi. B) Le donne hanno lo sconto di un anno: bastano 41 anni + sei mesi. L’aumento di sei mesi è così suddiviso: a) tre mesi quale aumento automatico stabilito dalla legge di riforma Monti-Fornero; b) tre mesi quale aumento dovuto alla “speranza di vita”, il sistema che aggancia la prima decorrenza della pensione all’invecchiamento della popolazione.

Penalizzazione

Chi ottiene la pensione anticipata non avendo ancora 62 anni di età deve sottostare a una penalizzazione: perdere l’1% annuo se l’età è di 60 e 61 anni, perdere il 2% annuo se l’età è sotto i 60 anni. Il taglio Inps è comunque bloccato fino al dicembre 2017, a condizione che l’anzianità contributiva sopra indicata sia raggiunta attraverso i versamenti effettivi da lavoro più altre situazioni particolari che fanno scattare il diritto agli accrediti figurativi. Su questo punto si sono accese contestazioni, dalle quali sono scaturite altre due norme che hanno ampliato la casistica della salvaguardia.

Contributi

Oggi la situazione si presenta nel modo seguente. I contributi che permettono agli uffici Inps di non applicare alcuna riduzione alla pensione sono: a) effettivi da lavoro; b) per assenza obbligatoria di maternità, c) per servizio militare; d) per infortunio; e) per malattia; f) per cassa integrazione ordinaria; g) per riscatto di contributi evasi; h) per assenze dovute a donazione di sangue e di emocomponenti; i) per congedi parentali(assenze facoltative) di maternità e paternità; l) per congedi e permessi concessi per l’assistenza a familiari disabili (tre giorni di permessi mensili, prolungamenti del congedo parentale).

Età e requisiti

Gli stessi requisiti valgono anche per le pensioni calcolate esclusivamente con il sistema contributivo. Agli interessati viene riconosciuto però secondo canale di uscita, che è obiettivamente più favorevole. Si può infatti avere la pensione anticipata con soli 20 anni di contributi (e non più con 41-42 anni e sei mesi), con una differenza positiva per i lavoratori superiore a vent’anni. Per bilanciare questo requisito estremamente appetibile sono messi due paletti: 1) età minima di 63 anni, aumentata dallo scatto di 3 mesi (età identica per uomini e donne); 2) un versamento di contributi in misura tale da poter raggiungere una rata di pensione di circa 1.240 euro al mese. Questa cifra è indicata dalla legge di riforma come importo superiore di 2,8 volte alla rata dell’assegno sociale Inps. Ma questa è una cifra che con soli 20 anni di contributi può essere raggiunta solo da chi avrà pagato contributi su retribuzioni molto elevate, sull’ordine di 100 mila euro annui ed oltre. Chi non raggiungerà l’importo-soglia dovrà continuare a pagare altri contributi fino all’aggancio con la cifra. Importo che, è bene ricordarlo, cresce di anno in anno unitamente alle percentuali di aumento della perequazione annuale delle pensioni. Per raggiungere i 20 anni si considera solo la contribuzione effettiva (obbligatoria da lavoro, volontaria, da riscatto) con esclusione di quella accreditata figurativamente (malattia, maternità, cassa integrazione, disoccupazione, mobilità, ecc.).

 

(Il Messaggero)