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Tasi, alla cassa in oltre 5.600 Comuni a ottobre. Nei capoluoghi l'aliquota media al 2,63 per mille

 

Il 16 ottobre dovranno pagare l'acconto del 50% della Tassa sui servizi i cittadini dei Comuni che hanno deliberato l'aliquota entro il 10 settembre scorso. Oggi scade invece il termine per la pubblicazione della delibera

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

MILANO - Termina la grande corsa dei Sindaci a deliberare e pubblicare le aliquote per la Tasi, la Tassa sui servizi indivisibili dei Comuni (dall'illuminazione alla manutenzione delle strade). Ad ora, risultano in linea con le scadenze 7.779 Comuni, che sono riusciti a pubblicare entro il termine le delibere assunte dai rispettivi consigli: nella sera di oggi, 18 settembre, si decreta lo stop alla pubblicazione (mancano dunque poche ore per i risultati definitivi) da parte del Tesoro. Tra questi vi sono quasi tutti i Capoluoghi di provincia, con la sola eccezione di Crotone.

Ai 2.178 Comuni che già avevano pubblicato le aliquote entro il 25 maggio scorso, se ne sono aggiunti, quindi, altri 5.601. Tra i principali si possono citare Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L'Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano: in tutti questi casi, il 16 ottobre si pagherà l'acconto del 50% della Tasi. Per i pochi (meno di 200) ancora inadempienti, c'è tempo fino alla fine di novembre per pubblicare le delibere, ma in questo caso si pagherà in un'unica soluzione il 16 dicembre. In caso di ulteriore mancata pubblicazione, il 16 dicembre si pagherà in un'unica soluzione ma con l'aliquota base dell'1 per mille.

Secondo l'elaborazione del Servizio Politiche Territoriali della Uil, che ricorda come sia difficile paragonare Tasi e Imu (non essendoci nel caso della Tassa sui servizi detrazioni nazionali uguali per tutti, ma addirittura 100mila possibili diverse combinazioni), nei 106 Capoluoghi di provincia che hanno deliberato e pubblicato l'aliquota prima casa tra maggio e oggi, questa si attesta al 2,63 per mille, quindi sopra l'aliquota massima ordinaria. Quest'ultima è infatti da considerarsi al 2,5 per mille, anche se poi i Sindaci hanno avuto la possibilità di salire ulteriormente di 0,8 punti a patto di legare i maggiori introiti a detrazioni.

In attesa di avere i dati completi, anche gli ultimi Comuni aggiunti all'elenco confermano il trend rilevato dal Servizio Politiche Territoriali della Uil nell'ultima proiezione della scorsa settimana. Allora (con 84 Capoluoghi monitorati e 336 famiglie residenti a comporre il campione), la simulazione mostrava che per il 51,8% dei nuclei, di fatto una famiglia su due, la Tasi sarà più pesante di quanto pagato con l'Imu nel 2012.

Spiegava allora Guglielmo Loy, Segretario Confederale Uil: "Attuando il 'metodo del pagamento soggettivo', dalle nostre proiezioni emerge, che per una casa accatastata in A/3 su 168 famiglie, per 103 di esse (il 61,3% del totale del campione), la Tasi è più pesante dell'Imu. Per un appartamento in A/2, su 168 famiglie, per 71 (il 42,3% del totale del campione), la Tasi risulta essere più pesante dell'Imu 2012". In particolare, per un'abitazione in A/3 ed un nucleo familiare senza figli, la Tasi è più pesante del'Imu per il 48,8% delle famiglie (41 famiglie su 84); mentre con un figlio tale percentuale sale al 73,8% (62 famiglie su 84). Mentre per un'abitazione in A/2 ed un nucleo familiare senza figli, il conto della Tasi è più pesante per il 35,7% delle famiglie (30 su 84); mentre con 1 figlio la percentuale sale al 48,8% (41 famiglie su 84). Risultano quindi più penalizzate le situazioni con figli. Nel complesso, comunque, la Uil ricordava che nelle città analizzate il costo medio della Tasi si attestava sui 211 euro medi, a fronte dei 222 euro medi pagati con l'Imu nel 2012.

(La Repubblica)