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Fmi: "Serve un'azione radicale contro la disoccupazione, 2014 in recessione"

 

Gli economisti del Fondo monetario internazionale suggeriscono una manovra da 8 miliardi per "raggiungere un piccolo surplus nel 2015. Bene il Jobs Act, ma bisogna intervenire sulle pensioni, costano troppo"

 

MILANO - Terzo anno consecutivo in recessione per l'Italia: quest'anno il Pil calerà dello 0,1%. E' la fosca previsione del Fmi che mette l'accento sulla disoccupazione arrivata al 12,6%: "Serve un'azione radicale" dicono gli economisti di Washington. Ma soprattutto secondo il Fondo monetario internazionali serve una manovra da 7-8 miliardi: "Un ulteriore aggiustamento rispetto ai piani delle autorità (fino allo 0,5% del Pil a seconda della forza della ripresa) aiuterebbe a raggiungere un piccolo surplus strutturale nel 2015". Le previsioni del Fmi arrivano pochi giorni quelle, sempre al ribasso, da parte dell'Ocse.

Insomma il Pil italiano resterà ancora negativo nel 2014 per iniziare, però, a risalire dal prossimo anno. Il Fmi ribadisce, dunque, quando detto dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che la scorsa settimana aveva anticipato il documento di programmazione economica e di fatto confermato le ultime previsioni delle organizzazioni internazionali.

"Sono tre anni che abbiamo un numero negativo, quest'anno può darsi che avremo un numero negativo ma sarà minore rispetto agli altri anni" aveva detto Padoan ricordando che nel 2012 il Pil è stato negativo per il 2,4% e nel 2013 ha perso l'1,9%. L'Ocse, il primo degli enti che ha rivisto in negativo il cammino dell'Italia ha annunciato una contrazione dello 0,4%, seguito poi da Confindustria.

Per Moody's, l'agenzia di rating l'Italia perderà lo 0,1% del Pil.

Il Fmi ha quindi rivisto al ribasso al -0,1% la crescita dell'Italia dalla stima precedente del +0,3%: secondo Washington il Pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%. A preoccupare gli economisti è soprattutto il tasso di disoccupazione che salirà quest'anno ai massimi dal dopo-guerra, al 12,6% dal 12,2% del 2013. Per il Fmi il tasso resterà a due cifre almeno fino al 2017: per questo serve un'azione più radicale per creare di posti di lavoro.

In salita anche il debito italiano pubblico che quest'anno toccherà il 136,4% del Pil nel 2014, per poi scendere progressivamente arrivando al 124,7% nel 2019. A complicare la situazione c'è il rapporto deficit-pil che si attesterà al 3% per poi calare allo 0,4% nel giro di 5 anni.

Secondo il Fondo monetario le riforme nell'agenda del governo sono valide, a cominciare dal Jobs Act, ma la situazione è delicata, perché il debito è sostenibile, ma esposto ai rischi della congiuntura internazionale. In questo senso la spendig review è uno "strumento importante", ma le analisi suggeriscono che "ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare la questione pensioni che rappresentano il 30% della spesa totale. L'Italia spende sette volte di più per un anziano che per un non anziano". Per il Fmi ci sono anche spazi per migliorare anche la spesa sanitaria.

 

(La Repubblica)