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Falsa partenza per il piano Draghi: alle banche solo 82,6 miliardi

 

Delude il primo round del maxi finanziamento lanciato dalla Bce per aiutare l'economia reale. Gli operatori incolpano l'attesa dei risultati dei test di vigilanza e la scarsa domanda di credito "buono". Alle italiane il 28% dei fondi totali

 

di WALTER GALBIATI

 

MILANO - Parte a rilento il piano di Mario Draghi per rilanciare l'economia dell'Eurozona. La Bce ha assegnato a 255 banche 82,6 miliardi di euro nel primo round dei 'Tltro' (targeted long term refinancing operations), il nuovo maxi-prestito alle banche a quattro anni concesso allo 0,15% e questa volta condizionato all'erogazione di prestiti all'economia reale. Si tratta di un dato inferiore alle attese degli analisti che stimavano in una forchetta tra 100 e 150 miliardi di euro le richieste degli istituti nella prima tornata. La prossima asta si terrà l'11 dicembre, ma i soggetti interessanti dovranno farne richiesta entro il 20 novembre.

Le banche accreditate per partecipare al finanziamento agevolato di Francoforte, e finalizzato a fare più impieghi alle famiglie e alle imprese europee, erano 382. Ma, come per i volumi, molte di loro (127) sono rimaste alla finestra. Gli addetti ai lavori spiegano la falsa partenza con diverse motivazioni. Una è che gli istituti con sede nei paesi a minor rischio di credito - oltre alla granitica Germania, tutta la Scandinavia e i paesi nordici in generale - hanno facilità a finanziarsi sul mercato a tassi anche inferiori; e una loro fredda accoglienza si era già vista con le simili aste Ltro della Bce da 1.000 miliardi, tre anni fa.

L'altra ragione, contingente, riguarda l'incombenza dei risultati degli esami che i regolatori stanno chiudendo sui 128 principali istituti europei, e che saranno resi noti il 17 ottobre in vista della vigilanza unica (parte il 4 novembre). Malgrado le dichiarazioni ufficiali, è difficile non vedere un freno alla voglia di fare credito del settore bancario nei doppi test in corso, che saranno molto più severi di quelli del 2011 e hanno già causato circa 200 miliardi di rafforzamenti patrimoniali nelle banche europee solo nell'ultimo anno. L'altra spiegazione invece è strutturale: le imprese europee arrancano, perfino quelle che esportano maggiormente faticano a tenere il passo della concorrenza asiatica e americana, con l'euro inchiodato attorno al cambio di 1,29. Insomma, se non c'è domanda di credito - specie il credito buono, quello per nuovi investimenti e iniziative, non quello per sostituire vecchi debiti o fluidificare il capitale circolante - è piuttosto inutile offrire credito a famiglie e imprese. Anche perchè c'è il rischio, per gli istituti, di una selezione inversa: diventare clienti dei peggiori pagatori.

"E' possibile che le banche stiano aspettando che scadano dei loro bond preesistenti - spiega un analista del settore - altrimenti per quanto basso il tasso Tltro sarebbe aggiuntivo. Se ci fosse domanda di credito forte e in crescita nel breve periodo, gli istituti potrebbero comunque aderire all'asta, ma per ora non sembra così". In ogni caso, nell'asta di dicembre si vedrà qualcosa di più, che il mercato stimano nel doppio almeno degli 82 miliardi appena richiesti dai prestatori alla Bce.

Unicredit conferma di aver ottenuto l'assegnazione di 7,75 miliardi di euro per l'Italia: l'importo sarà destinato, come previsto, per realizzare strumenti di finanziamento a favore delle imprese e delle famiglie e per stimolare le migliori condizioni di crescita e di sviluppo sul mercato italiano. Unicredit parteciperà anche alla prossima asta di dicembre per sottoscrivere ulteriori fondi destinati alla concessione di nuovi prestiti e finanziamenti: in totale, l'ammontare massimo che la banca intende chiedere dovrebbe aggirarsi sui 12 miliardi di euro.

Intesa Sanpaolo ha invece attinto fondi per 4 miliardi, con l'intenzione di chiederne altri 8,5 all'asta Tltro di dicembre. Monte dei Paschi ha ottenuto 3 miliardi, Banca popolare dell'Emilia Romagna 2 miliardi, Iccrea Banca 2,24 miliardi (per conto di quasi 200 istituti del credito cooperativo), Banco popolare e Credito Valtellinese 1 miliardo a testa, Credem 735 milioni, Carige 700 milioni, Mediobanca 570 milioni.

Non avrebbero chiesto fondi Ubi, Bpm, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, mentre non è chiara la partecipazione di Popolare di Sondrio. Il peso complessivo degli istituti italiani sulla prima asta Tltro si attesta quindi a un 28%, pari a circa 23 miliardi di euro.

 

(La Repubblica)