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Per uscire dalla crisi: una rivoluzione informatica in Europa

 

di Giuseppe Turani

 

La ripresa, la piccolissima ripresa, che si era manifestata in Europa, dopo aver abbandonato l’Italia, adesso sta rallentando anche in Europa. E a Mario Draghi, presidente della Bce, non resta che gridare ancora una volta che lui e la politica monetaria non possono fare tutto. I governi devono fare le riforme, se vogliono che i tempi delle vacche magre scompaiano. E Draghi non ha torto. Oggi nell’economia mondiale l’Europa è una specie di buco nero. Non solo non cresce adesso, ma anche le previsioni a medio termine sono molto deludenti.

Ma allora che cosa possono fare i governi? Bisogna distinguere. Ad esempio, Francia e Italia dovrebbero decidersi a diventare paesi meno costosi e con un occhio più attento alle spese. La Bce può stampare tutta la moneta che vuole, ma se qui si continua a vivere al di sopra dei propri mezzi la catastrofe è assicurata. Il debito pubblico non può crescere indefinitamente. Anche perché per fare dei debiti bisogna trovare qualcuno che ti presta il denaro e i mercati finanziari non amano prestare capitali a paesi che non hanno alcuna intenzione di mettersi in condizioni di restituire i presiti. E dentro i quali, magari, stanno prendendo piede sciagurati movimenti politici che hanno come obiettivo quello di azzerare i debiti con un decreto legge e di non ripagare più nessuno. Quindi Francia e Italia devono cercare di mettersi in ordine.

Ma anche l’Europa deve fare dei bei compiti a casa. Il Vecchio Continente è una struttura politica di una lentezza ormai quasi inconcepibile. Un solo esempio. Il nuovo presidente della Commissione europea ha promesso un piano di investimenti di 300 miliardi, credo già a luglio. Siamo a settembre e la nuova Commissione deve ancora insediarsi, cosa che avverrà verso novembre. A quel punto bisognerà vedere questo piano (che probabilmente non è ancora stato scritto) e discuterlo. Sentire i maggiori “soci” dell’Unione europea e poi fare uscire finalmente i soldi.

Ammesso che tutto vada bene, si vedrà qualcosa verso la primavera prossima, forse anche più avanti. Ma all’Europa servirebbe adesso una buona spinta. Purtroppo la politica europea ha i suoi tempi. E l’Europa dovrebbe fare un’altra cosa. Questo è il Continente con le procedure e la burocrazia più tremende. La prima cosa sarebbe quella di semplificare tutto. Certo, ci sarà una rivolta della casta burocratica, ma la politica dovrebbe essere in grado di dominarla. Infine, la Commissione europea dovrebbe prendere tutti i pochi soldi che riuscirà a trovare e lanciare un piano per l’informatizzazione spinta di tutto il Continente. Magari fissando per il 2018 (o il 2020) lo switch off dell’intera area: da quella data non più un pezzettino di carta nella pubblica amministrazione. Ai fini di una ripresa di lungo periodo servirebbe di più una misura del genere che tante altre cose. L’Europa, insomma, dovrebbe capire che siamo entrati (e dal un bel po’) nell’era della modernità e della velocità. Chi non cambia, rimane indietro e si perde.

 

(Redazione Tiscali)