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Europa-Asia, affari d'oro dal summit di Milano. Li Keqiang attacca la contraffazione

 

Nel capoluogo lombardo sono presenti le delegazioni di oltre 50 Paesi. E' l'incontro dell'Asem, che unisce il Vecchio continente e i principali Paesi orientali. Il premier cinese parla dei problemi legati al copyright, spesso motivo di discordia tra Europa e Cina. Gli scambi commerciali tra l'Ue e l'Oriente si sono impennati nell'ultimo decennio. Firmati contratti per 8 miliardi con la Cina

 

MILANO - Un attacco alla contraffazione che arriva proprio dal numero uno della Cina. Il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha sottolineato che Italia e Cina devono "tutelare i diritti della proprietà intellettuale". E' un passaggio del suo intervento al Politecnico di Milano, al fianco del presidente del consiglio Matteo Renzi. "Solo così - ha proseguito Li Keqiang - possiamo portare avanti la collaborazione". E ha subito indirizzato il pensiero alle grandi opere dei maestri italiani, celebrando i capolavori del Rinascimento: "i due Paesi devono lavorare fianco a fianco per avere più idee. Dobbiamo integrare creatività e innovazione" come facevano i grandi del Rinascimento.

"Voi siete molto fortunati di poter studiare qui, in questa università prestigiosa dove potete integrare idee cinesi e italiane, così potete avere più idee e creatività. L'innovazione tecnologica non è solo quella proveniente dalle conoscenze scientifiche, ma anche dalla creatività e dalla idee" ha concluso rivolto agli studenti in sala, tra i quali una parte dei circa mille cinesi iscritti all'ateneo milanese.

Renzi, invece, non ha toccato temi scottanti. "Per l'Italia e la Cina non è facile immaginare il futuro - ha detto il premier - senza pensare al grandioso passato che ci accomuna. Ma in alcuni casi, come in Italia, sembra che questo grande passato un pò ci freni, un pò ci blocchi e ci lasci inchiodati. Invece qui al Politecnico respiriamo il futuro".

"L'Italia ha una lunghissima storia e una splendida civilta', la Cina rappresenta la civilta' orientale - ha continuato poi il primo ministro cinese, citando Marco Polo come simbolo di antico legame con l'Italia, che si perpetua fino a oggi con Matteo Ricci -. La cooperazione tra Cina e Italia apre una nuova pagina con nuovi accordi di collaborazione imprenditoriale e commerciale per 10 miliardi di dollari" spiega Li Keqiang, in vista di un "rafforzamento tecnico, scientifico e finanziario", in nome "dell'innovazione e dell'alta tecnologia.

Solo con l'innovazione possiamo portare avanti la nostra industria, non solo con la conoscenza scientifica", avverte il premier cinese, "ma, anche, con la creativita' e le nostre idee". "Ieri sono andato al Museo Borghese - racconta - dove ho ammirato tanti capolavori che mi hanno lasciato una profonda impressione di creativita' e immaginazione artistica. L'Italia e' piu' dinamica nel settore innovativo ma, se non ci fosse stato il Rinascimento, non ci sarebbe stata la rivoluzione industriale", sottolinea.

"Dobbiamo integrare l'innovazione e la creativita'", ribadisce, "per dare una vita migliore a tutti".

Asia ed Europa, insieme, valgono oltre il 60 per cento della popolazione mondiale, più della metà del Prodotto interno lordo globale. Le esportazioni da parte dell'Unione europea, nel 2013, hanno toccato la cifra di 1.250 miliardi di euro, mentre gli investimenti diretti dal Vecchio continente hanno sfiorato la soglia di 500 miliardi. Sono questi alcuni dei numeri dell'asse tra la Ue e l'Asia, che si salda nel summit del gruppo Asem (Asia-Europe Meeting) di Milano.

Costituito nel 1995, il gruppo ha preso avvio nel marzo del 1996 con un primo vertice dei capi di Stato e di governo tenutosi a Bangkok; i summit successivi sono biennali e si tengono in maniera alternata tra Asia ed Europa. Ha attualmente raddoppiato i membri a quota 51 partner, che presto diventeranno 53: sono i 28 Paesi dell'Ue, con Norvegia e Svizzera, più Australia, Bangladesh, Brunei, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Giappone, Corea, Laos, Malesia, Mongolia, Myanmar, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Russia, Singapore, Tailandia e Vietnam. "L'intero processo nasce dall'idea di dare una cornice istituzionale, ampia e strutturata ai rapporti tra le due aree interessate in campo economico, politico e culturale. Il processo opera in un contesto informale e si articola in diversi livelli decisionali, da quelli politici (Summit e incontri ministeriali), a quelli tecnici. Il coordinamento del processo è affidato a un gruppo costituito, per l'Europa, da Presidenza e Commissione Europea e, per l'Asia, da due paesi a rotazione", spiega il Tesoro sul suo sito.

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Il capoluogo lombardo diventa così svincolo importante, con la presenza di 56 capi di Stato e di governo, e un'occasione per l'Italia per stringere importanti accordi strategici. In parte lo ha già fatto con la Cina, con la quale sono stati siglati contratti per 8 miliardi di euro (10 miliardi di dollari): da Enel a Agusta Westland, a Intesa Sanpaolo passando per Cassa Depositi e Prestiti e ministero dello Sviluppo economico: sono tantissime le aziende coinvolte dal premier italiano Matteo Renzi e quello cinese Li Keqiang.

L'importanza strategica dei Paesi non europei presenti nell'Asem si capisce anche guardando lo stretto rapporto commerciale del Vecchio continente con loro: i Paesi orientali, tra il 2003 e il 2013, hanno visto incrementare la loro quota dell'export europeo dal 25 al 30%, e rappresentano il 44% dell'import dell'Europa a 28 membri, rispetto al 40% del 2003. Il deficit dell'Europa con questi Paesi è così salito da 162 miliardi di euro del 2003 fino al picco del 2008 a 308 miliardi, prima di scendere a 219 miliardi nel 2013.

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La manifattura rappresenta una quota dell'86% dell'export e il 68% dell'import. Cinque Paesi dell'Asem sono tra i primi 10 partner commerciali dell'Europa per l'export: la Cina con 148,3 miliardi, la Russia (119,8 mld), il Giappone (54,1 mld), Corea del Sud (40 mld) e India (35,9 mld). Cina al primo posto anche per l'import con 280,1 miliardi, Russia a 205,9 miliardi. Nella classifica degli scambi, l'Italia si classifica al quarto posto tra le economie Ue, sia per import che per export.

 

(La Repubblica)