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Rivoluzione in Norvegia: i soldi del petrolio per finanziare le start-up

 

Grazie ai proventi dell'oro nero, il Regno ha un super-fondo da quasi 700 miliardi. Serve per alimentare welfare e previdenza, ma ogni anno lo Stato ne preleva solo il 4%. Così è stata creata un'Autorità, diretta da una giovane donna, che ne sfrutti la ricchezza per finanziare i giovani imprenditori. E i risultati si vedono

 

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

 

Rivoluzione in Norvegia: i soldi del petrolio per finanziare le start-upBERLINO - Comodo essere diventati improvvisamente un paese ricchissimo, tra i più ricchi del mondo come Pil pro-capite, grazie alla recente (e inattesa) scoperta di enormi giacimenti sottomarini di petrolio e gas. Ma che fare dopo, quando un domani quelle riserve saranno esaurite? I norvegesi si sono posti il problema, e la soluzione non è facile: il prospero regno ha appena cinque milioni circa di abitanti, e manca di una struttura industriale paragonabile a quella, ben solida, della vicina Svezia o anche della Finlandia. E allora? E allora il governo, che dal 1969 deposita su un fondo per il futuro buona parte dei proventi dell'export energetico, ha fondato un'Authority speciale per favorire le aziende start-up, lanciare i giovani imprenditori delle nuove tecnologie, informatica, internet, e quant'altro, e i loro dipendenti, e aiutarli a entrare in contatto col mercato internazionale.

Il fondo speciale governativo ammonta attualmente a un po' più di 668 miliardi di euro. Una somma enorme, pari a una riserva di 170mila euro per ogni abitante, e dei guadagni sugli interessi del fondo viene prelevato ogni anno, per il bilancio pubblico, non più del 4 per cento. Nonostante le spese per il welfare, e nonostante che il Regno, la cui guida un giorno re Harald V e la regina Sonja passeranno al giovane popolarissimo figlio Haakon e alla sua amata consorte 'commoner' Mette-Marit, sia costretto a non risparmiare troppo sulla Difesa, visto che all'estremo Nord confina con la Russia di Putin. Molto di quel super-fondo resta comunque a disposizione. E il governo di Oslo, qualche anno fa, ha creato Innovation Norway, appunto la dinamica Authority pubblica per l'aiuto alle start-up. E' diretta da una giovane donna, Anita Kron Traaseth, ex numero uno di Hewlett Packard nel Regno, e negli ultimi anni ha versato diversi miliardi di corone per aiutare le aziende start-ups a lanciarsi.

I giovani imprenditori, se il loro progetto è giudicato valido, interessante e con buone possibilità di successo sui mercati mondiali (quello nazionale appunto è troppo piccolo) devono partecipare solo con un investimento personale di circa 60mila corone, cioè più o meno 7140 euro, il resto viene da Innovation Norway. La settimana scorsa la ministra delle Finanze, Siv Jensen, presentando la Finanziaria, ha annunciato l'aumento dei fondi per l'Authority delle start-up ad altri 24 milioni di euro. E il governo usa la rete della sua diplomazia in un modo speciale: ha creato 'ambasciate per le start-up' a Palo Alto, cioè nella Silicon Valley, a Shanghai e a Londra. Le "innovation embassies" (il Regno, nell'attività dell'Authority guidata dalla signora Kron Traaseth, ovviamente usa sempre l'inglese, lingua globale del web) offrono agli imprenditori delle start-up la possibilità di trascorrere periodi di lavoro in Usa, Cina o nella capitale del Regno Unito, per affacciarsi sui mercati e fare networking.

I risultati cominciano a farsi vedere: il fatturato delle start-up norvegesi è aumentato del 21 per cento in media, e l'80 per cento delle aziende arriva a cinque o più anni di esistenza. Non mancano i critici, che parlano di "spirito da economia pianificata o socialismo reale". Però chi sa quanti giovani, in Europa meridionale, in Francia e persino nella forte e assertiva Germania dove l'economia rallenta, avrebbero volentieri un servizio simile da parte dei pubblici poteri. Ci vorrà del tempo, dicono a Oslo i giovani imprenditori delle start-up e i responsabili di Innovation Norway. Per le esigue dimensioni del mercato interno, appunto. Perché è un nuovo inizio, mentre sempre restando al solo Grande Nord la Svezia industriale ha già prodotto due giganti con Skype e Spotify, rendendo Stoccolma una piazza d'affari internazionale delle start-up. E poi c'è un problema di carattere, dicono i giovani imprenditori vichinghi, cui Die Welt oggi ha dedicato un ampio reportage: troppo spesso i norvegesi sono timidi e taciturni, e allora esitano a farsi avanti col networking e sulla scena dei mercati globali. Per fortuna, l'authority li incoraggia, in contanti.

 

(La Repubblica)