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Visco: "I tempi cambiano, difendere il lavoratore non il posto"

 

Il governatore della Banca d'Italia all'università di Bologna per i 60 anni della casa editrice il Mulino. Il discorso inizia con un verso di Bob Dylan e prosegue con un'analisi dei cambiamenti in atto: la tecnologia rischia di rendere obsoleti la metà degli occupati nei prossimi 10-20 anni. "L'euro è irreversibile"

 

BOLOGNA - "I tempi stanno cambiando" e l'innovazione tecnologica rischia di rendere obsoleti nei prossimi 10-20 anni un posto su due. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco si affida a un verso di Bob Dylan vecchio di mezzo secolo per parlare della crisi che affligge l'Europa e in particolare l'Italia e della sua conseguenza più drammatica, la disoccupazione. Nel discorso pronunciato all'università di Bologna per i 60 anni della casa editrice il Mulino, pronostica una "polarizzazione" del mercato del lavoro con un gruppo ristretto di pochi altamente istruiti e retribuiti e gli altri poco pagati che svolgono funzioni impossibili da affidare alle macchine. E invita a raccogliere e non temere la sfida della "seconda era delle macchine".

Come fare a gestire nel frattempo la transizione in attesa della creazione dei lavori di domani? Il governatore ritiene che vada gestita non con la difesa del posto, che appunto rischia di non esistere più, ma del lavoratore riformando i sistemi di sicurezza sociale e favorendo chi fa impresa, rimuovendo gli ostacoli burocratici amministrativi e della giustizia. Anche per questo Visco invita a guardare al futuro e a contestualizzare la volatilità dei mercati che in due sedute hanno visto prima una forte caduta, e poi una crescita a causa dei timori di chi "guarda nello specchietto retrovisore" riesumando le paure per la tenuta dell'euro visti nel 2011 e 2012. "L'euro è irreversibile", scandisce.

Dylan è solo l'inizio, poi le citazioni sono di economisti contemporanei o passati quali Keynes, il suo discepolo Meade, Summers o Piketty. Fuori scontri fra polizia e antagonisti che cercano senza successo di arrivare al luogo della conferenza. Dentro esponenti dell'economia, della politica e della finanza, oltre alla grande famiglia del Mulino.

Per Visco gli investimenti sono un punto cruciale. Servono quelli nazionali ma soprattutto quelli europei mettendo a fattore comune i Paesi dell'Unione su temi quali difesa e infrastrutture, per colmare il gap con gli Stati Uniti. Proprio negli States, gli studi di un economista italiano che lavora a Berkley, Enrico Moretti, hanno dimostrato come ogni lavoro hi-tech in una città crei cinque posti di lavoro in settori tradizionali. In fondo, argomenta Visco, non può avverarsi un mondo fatto di soli robot e "bisognerà pure che vi siano consumatori in grado di domandare i nuovi beni e servizi".

L'Europa e l'Italia sono indietro. La società e l'economia sono sostanzialmente ferme da ben prima della crisi finanziaria ed è ampio il potenziale di miglioramento che si può ottenere rimuovendo vincoli e rigidità, accelerando l'adozione delle nuove tecnologie. Certo è difficile realizzare obiettivi come quello della commissione Ue sulla reindustrializzazione dell'Europa o quello lanciato dal governo italiano delle tre 'I' (inglese, informatica, impresa). "Più che anticipare il cambiamento - conclude Visco - è importante esservi preparati, creare le condizioni migliori per cogliere le opportunità e i rischi".

 

(La Repubblica)