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Con il decreto legge "Competitività" norme per la riduzione delle bollette elettriche

 

di Lucilla Quaglia

 

Novità sull'erogazione degli incentivi al fotovoltaico e ad altre fonti rinnovabili. Come abbattere i costi

In tempo di crisi è bene conoscere i sistemi per ottenere un sicuro risparmio in bolletta. Nel settore delle energie rinnovabili il Decreto Competitività approvato a giugno non è intervenuto soltanto a rimodulare gli incentivi per gli impianti di taglia media e grande (con il cosiddetto spalma-incentivi), ma ha portato con sé anche un vantaggio concreto per i piccoli impianti fotovoltaici fino a 20Kw, ovvero quelli installati dalle famiglie sulla propria abitazione. Per questi, infatti, sono stati eliminati gli oneri di sistema per l’energia auto consumata: in pratica l’energia prodotta e consumata dalla famiglia sarà più economica (in media 4-5 centesimi al kW in meno), perché non gravata dai numerosi extra-costi caricati su tutte le bollette elettriche.

Fotovoltaico, impianto a misura di famiglia

La fine del Conto Energia (chiuso a luglio 2013) sta cambiando anche le abitudini delle famiglie. Le tariffe premianti spingevano infatti anche le famiglie a dimensionare l’impianto sulla base di tutta la superficie disponibile del tetto, indipendentemente dai consumi: tanto sarebbero arrivati i contributi per i kilowatt prodotti. Ora invece per un’abitazione non ha più molto senso mettere un impianto da 5 kW quando ne basta uno da 3: meglio piccolo e orientato all’autoconsumo. Senza contare che, come ha chiarito l’Agenzia delle Entrate, quando il valore dell’impianto oltre i 3 kW a servizio dell’abitazione supera il 15% della rendita catastale, questa va aggiornata e incrementata (con conseguente aumento di Imu, Tasi e altre imposte che si basano sul valore catastale).

Il risparmio cresce con le batterie di accumulo

Un impianto di taglia residenziale (sui 7mila euro) che accede al bonus fiscale con un minimo livello di autoconsumo (30%) consente di tagliare la bolletta di circa 550 euro all’anno, con un tempo di ritorno dell’investimento tra sette e nove anni, a seconda della zona di installazione. L’autoconsumo dipende anche dalle abitudini dell’utente e può aumentare se l’uso degli elettrodomestici si concentra nelle ore diurne. Il risparmio cresce anche quando si adottano batterie di accumulo. Anche se questi sistemi hanno costi d’investimento ancora elevati, che dovrebbero ridursi di almeno il 25%.

Come ottenere le agevolazioni

Il fotovoltaico può accedere alla detrazione fiscale sulle ristrutturazioni edili, che copre gli interventi di risparmio energetico realizzati anche in assenza di opere edilizie propriamente dette. La detrazione Irpef vale il 50% delle spese (progettazione, materiali, lavori, oneri) sostenute entro il prossimo 31 dicembre: se non interverranno proroghe o modifiche, scenderà al 40% nel 2015 e al 36% a regime, dal 1° gennaio 2016. Non conta la data in cui vengono eseguiti i lavori o rilasciata la fattura, ma solo quella in cui si effettua il pagamento. La detrazione, divisa in dieci quote annuali di pari importo (nell’anno in cui è sostenuta la spesa e in quelli successivi), spetta non solo al proprietario, ma anche al titolare di diritti reali e personali di godimento sull’immobile (ad esempio usufruttuario o comodatario) oppure al familiare convivente del possessore o detentore. L’essenziale è che ne sostenga le spese e gli siano intestati bonifici e fatture. Per ottenere l’agevolazione rimane necessario pagare con bonifico bancario o postale dedicato, da cui risultino causale del versamento, codice fiscale di chi paga, codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario. Quando a sostenere la spesa sono più contribuenti e tutti vogliono fruire della detrazione (che andrà suddivisa), si deve riportare il codice fiscale di ognuno. Per gli interventi condominiali, oltre al codice fiscale del condominio, bisogna indicare anche quello dell’amministratore o del condomino che effettua il pagamento, pena la perdita dell’agevolazione. Stessa cosa se, a richiesta degli uffici, non vengono esibite le fatture o le ricevute fiscali che dimostrano le spese. Oltre a questi documenti, bisogna essere in possesso di ricevute di pagamento dell’imposta comunale (Ici-Imu), se dovuta, abilitazione amministrativa richiesta (di solito la comunicazione di inizio lavori ma è sempre bene verificare il regolamento edilizio comunale), dichiarazione di consenso da parte del possessore dell’immobile, per gli interventi fatti dal detentore, delibera assembleare di approvazione dei lavori riguardanti parti comuni degli edifici residenziali, con la tabella millesimale di ripartizione delle spese. La detrazione spetta infatti al singolo condòmino nel limite della quota a lui imputabile. Nella dichiarazione è poi sufficiente indicare i dati catastali identificativi dell’immobile e se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto che ne costituisce titolo e gli altri dati richiesti per il controllo della detrazione.

Pompe di calore

Oltre che per il riscaldamento, le pompe di calore possono servire per il raffrescamento e acqua calda sanitaria. Per quest’ultima si possono anche installare pannelli solari termici, agevolati dalla detrazione Irpef al 65% della spesa entro il prossimo 31 dicembre, e fino al 30 giugno 2015 per i lavori condominiali (poi si scenderà al 50%). Oltre al bonifico si richiede però l’asseverazione di un tecnico. La dichiarazione va conservata insieme alle fatture e alle ricevute del bonifico e della scheda informativa inviata via web all’Enea entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Sui pannelli l’assemblea decide a maggioranza

Nei condomini gli impianti fotovoltaici possono servire a coprire in parte, fino ad azzerare, la bolletta energetica per le scale, l’ascensore e gli spazi comuni. E magari, immettendo in rete l’energia in eccesso, il condominio potrebbe guadagnarci e ridurre anche le altre spese condominiali. Dipende dal rapporto tra la superficie disponibile per l’impianto e le abitazioni dell’edificio. Per deliberare sull’installazione, che in base al Codice civile è considerata una innovazione, in assemblea è necessario un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà dei millesimi.

 

(Il Messaggero)