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Stabilità, Ncd attacca: "Ritirare emendamento social card". Bons bebè, tetto reddito scende a 25mila euro

 

Maggioranza in fibrillazione per la carta acquisti agli immigrati. Bonus neonati: scende il limite di redditi per usufruirne, prima era a 90mila euro. L'assegno viene raddoppiato per gli Isee sotto 7mila euro. La Ue boccia l'Iva al 4% per gli ebook

 

MILANO - "Il governo ritiri l'emendamento sulla 'Social card' agli stranieri. Dopo l'equivoco che si è creato ieri, crediamo sia opportuno che il governo valuti questa richiesta anche per meglio riformulare l'emendamento stesso. Non è chiaro tra l'altro se il governo vuole estendere la social card o destinare apposite risorse per ottemperare a precedenti obblighi e sanare il contenzioso con le poste. C'è ancora tempo per discuterne". Così il Ncd riapre la questione della social card agli immigrati, nata da una malinterpretazione di una proposta di modifica del governo, letta come allargamento della carta acquisti anche agli extracomunitari, che ha scatenato ieri sera la polemica politica. La norma, introdotta con la manovra dello scorso anno e che già includeva una sperimentazione a favore degli immigrati con regolare permesso di soggiorno, ha visto l'intervento anche del Tesoro: il Mef ha giustificato l'emendamento come sanatoria esclusivamente per il periodo gennaio-marzo 2014 e che non "modifica i criteri per l'accesso alla prestazione".

E' solo uno dei temi caldi alla ripresa dei lavori sulla Legge di Stabilità, in commissione Bilancio alla Camera, dopo le lungaggini richieste dal Jobs Act.

Bebè. Cambiano le condizioni per poter usufruire del bonus bebè previsto dalla Legge di Stabilità. L'assegno di 80 euro potrà essere erogato ai nuclei familiari che non superano un valore dell'indicatore Isee di 25.000 euro e che hanno avuto o adottato un bambino nel 2015. Lo prevede un emendamento del Relatore depositato in commissione Bilancio alla Camera. Nella precedente versione il tetto di reddito complessivo era di 90.000 euro. Il bonus raddoppia però per i nuclei familiari che hanno un indicatore Isee inferiore a 7.000 euro.

Made in Italy. È stato approvato invece l'emendamento del governo all'articolo 17 per la promozione del Made in Italy con finanziamenti all'agenzia Ice (per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane), e l'istituzione di un fondo per valorizzare le imprese e i prodotti agroalimentari. Dario Franceschini annuncia invece una proposta per un fondo da 100 milioni per il patrimonio culturale.

eBook. Brutte notizie invece arrivano dall'Unione europea che ha bocciato la riduzione al 4% dell'Iva sugli eBook, equiparando l'aliquota a quella dei libri tradizionali. L'aliquota Iva sugli eBook deve essere quella standard che per l'Italia è il 22%". Lo spiega una fonte della Commissione Ue, sottolineando che se la legge di stabilità fosse applicata con un'aliquota ridotta "si profilerebbe una violazione delle regole Ue e quindi una procedura di infrazione contro l'Italia".

Tagli ai comuni, più flessibilità. Il taglio complessivo di 1,2 miliardi chiesto ai Comuni come contributo alla Stabilità rimane, ma non dovrà essere più coperto solo con la spesa corrente. Le misure presentate dal governo vogliono dare più spazio di manovra ai sindaci, ma si conferma l'importo della spending review e l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità interno. In particolare, i tagli non dovranno essere più limitati esclusivamente alla spesa corrente, ma anche dagli investimenti. Inoltre gli oneri di urbanizzazione potranno essere utilizzati anche per la spesa corrente, mentre fino ad oggi dovevano necessariamente essere reinvestiti. Il ripianamento dei debili potrà essere spalmato su 30 anni anzichè su 10. Per i comuni che si aggregheranno, inoltre, il patto di stabilità interno scatterà solo dopo 5 anni dalla fusione.

Ammortizzatori sociali. Arrivano anche gli emendamenti che incrementano le risorse per la riforma degli ammortizzatori sociali con 200 milioni l'anno nel 2015 e nel 2016.

Le partite Iva. Acta, l'associazione che raccoglie precari e freelence, esprime un giudizio del tutto negativo sulla Legge di Stabilità. "Siamo stati completamente ignorati", dicono. Il punto maggiore di preoccupazione riguarda "l'assenza di misure per bloccare l'aumento contributi previdenziali dei freelance iscritti alla gestione separata INPS, che passerà dal 27,72% al 29,72% nel 2015 e poi ancora sino al 33,72% nel 2019, mentre ci sarà l'eliminazione del livello minimo imponibile previsto ai fini del versamento dei contributi previdenziali presso le gestioni speciali artigiani e commercianti". E c'è anche rabbia, perché "per la pensione versiamo già ora più di tutti gli altri lavoratori e sappiamo bene che comunque non avremo mai una pensione decente".

Altro punto dolente, il bonus da 80 euro: "Troviamo incomprensibile che, come già nel 2014, anche nel 2015 gli autonomi non beneficeranno del bonus". E l'iniquità di questa esclusione "è evidente": è stato delineato "un nuovo regime dei minimi, che tuttavia, per i freelance è decisamente peggiorativo rispetto a quello attuale. Infatti avrà una imposta sostitutiva del 15% (del 10% per i primi tre anni di attività) contro il 5% del regime attuale, e soprattutto sarà applicato solo entro una soglia di fatturato di 15.000 euro, contro gli attuali 30.000 (e contro i 40.000 previsti per i commercianti)". In sintesi, un freelance avrà diritto ad agevolazioni solo se il fatturato non supererà i 15.000 euro, un dipendente avrà diritto ad un bonus se il suo imponibile non supererà i 26.000 euro: un freelance, benché sia penalizzato da minori tutele rispetto ad un dipendente, per essere degno di fruire di agevolazioni fiscali, deve avere un reddito molto più basso rispetto ad un dipendente".

I ricercatori. L'Adi, l'associazione dei dottori di ricerca, sta già mettendo in campo proteste e mobilitazioni. Si va dalle proteste sul nuovo modo di reclutamento dei ricercatori fino al taglio dei fondi: "Un taglio di 34 milioni di euro per il 2015 e di 32 milioni di euro all’anno a partire dal 2016 per il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università, fondo che dal 2008 a oggi è già stato ridotto dai precedenti Governi del 20% in termini reali". Un taglio mascherato da “razionalizzazione della spesa per beni e servizi da effettuarsi a cura delle università”. Per i ricercatori si tratta di qualcosa che ricorda "la razionalizzazione della Riforma Gelmini" e che potrebbe colpire le componenti più deboli del sistema accademico, in particolare gli studenti e i giovani ricercatori.

E scrivono i ricercatori: "In compenso per il 2015 viene aumentata di 150 milioni di euro la quota premiale dell’FFO. Ancora una volta si sceglie l’uso della premialità in un’ottica punitiva, sostituendo le risorse ordinarie con risorse che saranno precluse proprio agli atenei in maggiore difficoltà".

Tra le proposte non accolte, lamenta Sel, c'era quella di una web tax. "Avevo presentato un emendamento finalizzato ad assicurare la tassazione in Italia del fatturato qui realizzato dalle grandi agenzie pubblicitarie del web, Google e Facebook sopra tutte. La maggioranza ha naturalmente deciso di bocciarlo, perchè sarebbe un tema europeo". Così Giovanni Paglia, firmatario della proposta. "Peccato - sottolinea - che il semestre italiano sia ormai alle spalle, senza che la presidenza italiana abbia fatto nulla in questo senso, nonostante sia stata più volte richiamata a farlo". Dallo stesso gruppo anche l'accusa al Pd di aver affossato un emendamento che dimezzava gli stanziamenti per i caccia F35.

 

(La Repubblica)