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Stabilità verso l'Aula della Camera, in arrivo l'ok Ue

  

Il presidente della Commissione Finanze, Capezzone, conferma: "Per quattro mesi una radiografia della reale situazione in Italia sui derivati pubblici e non". Da dicembre le audizioni, primo a sfilare il Tesoro che ha contratti swap per 160 miliardi

 

di ANDREA GRECO

 

MILANO - "La Commissione Finanze della Camera ha deliberato, con il consenso di tutti i gruppi presenti, l'avvio di una indagine conoscitiva sull'utilizzo degli strumenti finanziari derivati, nel settore pubblico e non". Il presidente della Commissione, Daniele Capezzone (Forza Italia), conferma le indiscrezioni e promette "una radiografia" di uno dei segmenti finanziari più complessi e intrasparenti al mondo. E anche in Italia.

"Nell'arco di quattro mesi - si legge nel comunicato di Capezzone - saranno previste numerose audizioni, il cui obiettivo è quello di arrivare a un rapporto finale che offra un monitoraggio, una vera e propria radiografia della reale situazione esistente in italia rispetto ai derivati".

Tra i soggetti che tra dicembre e la primavera sfileranno davanti ai 45 commissari della Camera, saranno sentiti "il Ministero dell'Economia, la Corte dei conti, la Cassa depositi e prestiti, la Consob, la Banca d'Italia, la conferenza delle regioni e l'Anci, l'Associazione bancaria italiana, i rappresentanti delle principali banche e intermediari finanziari, e naturalmente esperti e studiosi della materia". Terminata la raccolta di informazioni, la commissione valuterà se fare una mozione al governo, in cui fornire indirizzi politicamente vincolanti.

Un'indagine conoscitiva - che non ha poteri inquirenti ma è comunque la prima del genere sulla materia - era stata richiesta settimana scorsa dal parlamentare di Sel Giovanni Paglia, per "acquisire altri elementi di valutazione, in particolare sul maggior rischio insito nell'assunzione dello Stato di garanzie su derivati", e in generale più pubblicità sulle scommesse finanziarie fatte con soldi pubblici. Anche il Movimento 5 Stelle aveva preannunciato battaglia sul provvedimento delle garanzie, un codicillo che la maggioranza ha inserito nella Legge di Stabilità e disciplina la possibilità di stipulare accordi di garanzia bilaterale sui 160 miliardi di euro di contratti in derivati del Tesoro.

I soli dati disponibili di metà 2012 fecero emergere su ristrutturazioni di 31 miliardi di tali contratti minusvalenze teoriche per 8 miliardi. Con la nuova legge le perdite potenziali daranno diritto alle controparti di ricevere depositi in contanti, sollevandole dal rischio Italia. Nella relazione illustrativa sull'art. 33 si legge che la norma "adegua la gestione del debito ai nuovi orientamenti regolamentari favorendo un più agevole collocamento di titoli di Stato", e "potrebbe produrre differenziali positivi di interessi". Ma è proprio l'assenza di pubblicità sui contratti di Via XX settembre rende impossibile comparare gli eventuali risparmi sul debito al costo delle garanzie. Né convincono i paragoni della Relazione illustrativa dell'articolo 33 con i Paesi che già adottano garanzie bilaterali: Svezia, Danimarca e Canada lo fanno solo dopo soglie di rischio improbabili visti i loro (bassi) rischi Paese, mentre in Germania le garanzie vanno a una controparte centrale, come prevede la nuova direttiva Emir sui derivati.

L'indagine parlamentare farà più luce anche sui derivati connessi al debito delle Regioni, che hanno in corso un riacquisto di bond per 8 miliardi, e il riassetto di quasi altrettanti miliardi di mutui, per riemetterli ai tassi minimi attuali. Martedì Barclays, Bnp, Citigroup e Deutsche Bank hanno avuto mandati da Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte e Puglia a riacquistare i loro titoli tra l'8 e il 15 dicembre. Si stimano 185 milioni l'anno di interessi in meno, e scadenze più lunghe. Su molti di quei bond sono montati derivati per scambiare cedole fisse con variabili. Sui dati di giugno 2014, calcolati da Banca d'Italia, i derivati producevano perdite teoriche per 687 milioni per le Regioni. Su molti di questi contratti negli ultimi anni diverse Regioni italiane hanno portato in tribunale le banche d'affari.

 

(La Repubblica)