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Lavoro, ministero: contratti a tempo indeterminato +7,1%

 

Nel terzo trimestre dell'anno oltre 400 mila nuovi "posti fissi". Quelli a scadenza rappresentano il 70% del totale. Nel complesso avviamenti di rapporti aumentati del 2,4. Cessati 2 milioni e 415 mila contratti

 

ROMA - "Un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento del 7,1% rispetto ad un anno prima". Così il ministero del Lavoro, in base ai primi dati sulle Comunicazioni Obbligatorie relative al lavoro dipendente e parasubordinato nel terzo trimestre del 2014. Dati, sottolinea il dicastero di via Flavia, in linea con quelli dei tre mesi precedenti, che confermano come il cosiddetto decreto Poletti "abbia prodotto l'esito che era auspicabile, cioè un incremento dei contratti a tempo indeterminato e di quelli di apprendistato, cresciuti del 3,8%". Le cessazioni dei rapporti di lavoro a +0,9% rispetto allo scorso anno. Governo ottimista, insomma. Anche se i dati Istat sulla disoccupazione sono allarmanti.

Tempo determinato. Per quanto riguarda "i rapporti di lavoro a tempo determinato", il dicastero comunica che "rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell'1,8% rispetto al terzo trimestre 2013". Nel complesso, gli avviamenti di rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato sono stati nel terzo trimestre di quest'anno due milioni 474 mila, con un incremento del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Tempo indeterminato. L'aumento di rapporti di lavoro a tempo indeterminato è stato concentrato nei settori dell'industria e dell'agricoltura, mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell'istruzione, che presenta più di 17 mila nuovi contratti. La fattispecie del tempo determinato ha soddisfatto in particolare le esigenze dell'agricoltura per circa 460mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6%.

Le cessazioni. I rapporti di lavoro interrotti sono stati 2milioni 415mila, con una dinamica di +0,9% rispetto all'anno precedente, dovuta ad una crescita delle cessazioni a termine dei contratti a tempo determinato (che rappresentano il 65% del totale delle cessazioni); per tutte le altre tipologie contrattuali si riscontra un andamento in diminuzione. Tra le cause di cessazione si evidenzia un deciso aumento di pensionamenti (+55%), riscontrabili nel settore dell'istruzione, ed una diminuzione del 3,3% dei licenziamenti, che costituiscono il 9% di tutti i rapporti di lavoro cessati.

 

(La Repubblica)