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Crisi Ilva, il commissario Gnudi: «Paghiamo gli stipendi di dicembre, poi soldi finiti»

 

«Oggi purtroppo i denari in cassa li abbiamo finiti. Possiamo pagare stipendi di dicembre e forse gennaio, ma più in là non si può andare». Il commissario straordinario dell'Ilva, Piero Gnudi, conferma la drammaticità della situazione nella quale versa l'azienda. Parlando in audizione alla Camera, Gnudi ha spiegato che occorre «trovare una soluzione ponte» fino alla cessione del gruppo Ilva a privati. Tuttavia secondo il commissario «una modifica della legge Marzano non basta, perchè bisogna prevedere anche norme ambientali» nel decreto Ilva. Gnudi ha confermato l'intenzione di lasciare l'incarico assunto il 6 giugno scorso.

«Il mio compito finisce con l'amministrazione straordinaria, non è stato un lavoro semplice» ha detto l'ex ministro che ha indicato gli ostacoli più importanti da risolvere per superare la crisi. «Nessuno comprerà mai un'azienda sotto sequestro. E oggi l'Ilva il 75% degli impianti è sequestrato» ha chiarito Gnudi confermando le «manifestazioni di interesse» da una parte di ArceloMittal-Marcegaglia e dall'altra di Arvedi.

Tutti i privati interessati «hanno mostrato perplessità su Aia e propongono modifiche» ha aggiunto Gnudi mentre tutti erano concordi nel «mantenimento dei livelli occupazionali». Quanto ai 1,2 miliardi di euro sequestrati dal tribunale di Milano ai Riva e destinati al risanamento ambientale, ha spiegato Gnuidi, «164 sono in Italia mentre gli altri sono in Svizzera e «si sta trattando con le autorità svizzere per il rientro». Intanto il governo lavora per emanare un decreto sull'Ilva per il 24 dicembre prossimo. Secondo quanto riferito da fonti del Pd il Matteo Renzi punta a un intervento dello Stato in attesa di una cessione. «Non possiamo abbandonare i lavoratori o veder svendere Ilva al primo privato che vuole approfittarne» avrebbe detto il premier.

 

17 Dic 2014 16:12 - Ultimo aggiornamento: 16:16

(Il Messaggero)