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Europa divisa sul «fondo Juncker» per gli investimenti strategici

 

dal nostro corrispondente Beda Romano

27 gennaio 2015



E' stata una prima vivace discussione quella che oggi i ministri delle Finanze hanno tenuto sul futuro Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI), che deve vedere la luce entro giugno. Alcuni governi hanno criticato l'assetto istituzionale; altri hanno respinto l'idea che al capitale iniziale possano contribuire anche i governi. La proposta presentata dalla Commissione europea deve essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento.

Nel dibattito di oggi, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha criticato l'idea che i governi possano contribuire al capitale iniziale di 21 miliardi di euro, per il timore di creare nuovo debito pubblico. Nel contempo, tuttavia, l'esponente politico ha spiegato che ai progetti parteciperà indirettamente la Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), la banca pubblica tedesca. L'obiettivo dell'EFSI è di generare investimenti per almeno 315 miliardi di euro.

Lo stesso ha detto il ministro delle Finanze portoghese, Maria Luis Albuquerque. Il loro omologo olandese Jereon Dijsselbloem ha invece messo l'accento sull'assetto istituzionale. L'EFSI prevede un comitato di esperti che deciderà l'uso del denaro, e un consiglio direttivo, composto dagli azionisti (oggi la Commissione, domani potenzialmente i paesi), che deve decidere le linee-guida degli investimenti. «Perché abbiamo bisogno di un assetto decisionale così pesante?», si è chiesto Dijsselbloem.

Il ministro olandese si è detto convinto che un iter decisionale troppo influenzato dagli azionisti rischi di politicizzare le scelte e raffreddare l'interesse degli investitori. Lo stesso pensa la Germania. Dal canto suo, il ministro dell'Economia italiano, Pier Carlo Padoan, ha sottolineato di non voler un sistema che garantisca ritorni automatici ai singoli paesi, ma ha anche messo l'accento sulla necessità di una distribuzione geografica dei progetti finanziati dall'EFSI che sia equa e utile.

Altri Paesi sostengono, invece, che i contributi nazionali al capitale iniziale dovrebbero essere permessi proprio per consentire ai governi di assicurarsi parte degli investimenti. Il pacchetto è già oggetto di negoziati tra diplomatici. La discussione a livello politico sottolinea la complessità di trovare un accordo e mette in difficoltà la Commissione, la quale spera che i contributi nazionali possano rafforzare il capitale e quindi promuovere la leva finanziaria per arrivare a oltre 300 miliardi di investimenti,



(Il Sole 24 Ore)





Governo contro i Comuni: basta multe selvagge e spese di notifica gonfiate



27 gennaio 2015Commenti (11)



Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, intervenendo in collegamento da Roma al Quattroruote Day a Milano, ha criticato il comportamento di molti comuni d’Italia che esagerano nell’applicazione di molte delle norme contenute nel codice della strata per fare cassa. «Non è tollerabile che si utilizzi la leva delle contravvenzioni per ripianare buchi di bilancio o per finanziare opere pubbliche. Sarebbe preferibile - ha aggiunto Lupi - utilizzare la forma della “imposta di scopo” per ottenere gli stessi risultati»

I Comuni devono inoltre stare attenti a gonfiare le spese di notifica dei verbali delle contravvenzioni ai cittadini, perché «le spese di notifica sono molto chiare: non si possono mettere in quelle spese voci diverse. Se poi si troverà un cittadino che farà ricorso» con successo «al giudice di pace, perché quelle spese di notifica sono inaccettabili, poi non si venga a piangere». Lo ha sottolinea il ministro.

«Da ministro dei Trasporti dico ai Comuni: attenzione, prima che succeda come con le strisce blu - continua Lupi - non è che si può prendere e aggirare l'ostacolo». Il ministro ha stigmatizzato la tendenza delle Amministrazioni comunali a gonfiare le spese di notifica per compensare lo sconto del 30%, previsto dalla legge per chi paga entro pochi giorni

Lupi ha ribadito inoltre che la notifica, che prima doveva essere fatta entro 150 giorni, «una vergogna», ora deve essere fatta entro 90 giorni, termine che decorre «dal giorno in cui viene commessa l'infrazione». Al momento invece alcune amministrazioni comunali lo fanno decorrere dal giorno in cui i Vigili Urbani, esaminando le foto del mezzo scattate dall'autovelox, accertano l'infrazione a carico dell'automobilista. Anziché caricare voci non dovute nelle spese di notifica, conclude Lupi, «i Comuni possono istituire delle tasse di scopo, ma avere una tassazione indiretta a carico degli automobilisti è assolutamente una vergogna».



(Il Sole 24 Ore)