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Il risparmio delle Poste Italiane sempre più Smart

 

L’ente lancia un nuovo «libretto»: interesse annuo dell’1,50% e servizi a costo zero



29/01/2015



Lo spot che promuove la novità è in rotazione sui vari canali televisivi da alcuni giorni. Parla di quello che è stato chiamato il «Libretto Smart» e si riferisce all’ultima novità per i risparmiatori lanciata dalle Poste Italiane. Ma di che cosa si tratta esattamente. Cominciamo con il dire che è disponibile in tutti gli uffici postali e ha come fine quello di assicurare ai sottoscrittori un maggiore rendimento e servizi online esclusivi, il tutto a costo zero.

Il «Libretto Smart» è pensato per fare cresecere i propri risparmi in modo semplice: i titolari potranno assicurarsi un tasso di interesse “premiale” dell’ 1,50% annuo lordo fino al 30 giugno 2015. Questa novità riguarda le somme versate entro il 31 marzo 2015 e sarà operativa per chi rispetterà tre condizioni:

1) manterrà fino al 30 giugno 2015 almeno il 90% del saldo iniziale;

2) attiverà entro il 30 giugno 2015la Carta Libretto, la carta elettronica con microchip che semplifica e rende più veloci le operazioni di versamento presso tutti gli Uffici Postali e prelievi di denaro anche negli oltre 7000 sportelli automatici Postamat;

3) manterrà il Libretto Smart fino al 31dicembre 2015.

In assenza di una delle condizioni descritte il Libretto Smart sarà comunque remunerato al Tasso Base in vigore nel periodo considerato.Tramite il servizio di Risparmio Postale Online (RPOL), accessibile dal sito www.poste.it. si può consultare il saldo, la lista movimenti e sottoscrivere o rimborsare Buoni dematerializzati e verificarne il valore. I titolari del nuovo «Libretto Smart» possono accreditare somme tramite bonifici bancari, oppure trasferire denaro proprio conto BancoPosta o Libretto Nominativo Ordinario, ricaricare la propria Carta Postepay.

CENNI STORICI SUI LIBRETTI DI RISPARMIO DELLE POSTE

Di sicuro non è il primo «libretto di risparmio» pensato dalla Poste Italiane. Anche in passato gli utenti avevano potuto scegliere tra varie forme di economia personalizzata. Le Regie Poste sono nate nel 1862 con l’unificazione di tutte le amministrazioni postali degli stati pre-unitari e hanno offerto fin da subito su scala nazionale il primo servizio “bancoposta”, il vaglia. Il vaglia postale facilita i rapporti commerciali e si diffonde rapidamente. Dal 1865 è affiancato da quello telegrafico, disponibile inizialmente solo entro i confini nazionali.

In poco più di dieci anni questo servizio viene affiancato dal Libretto di Risparmio postale. Nel 1875 su iniziativa del Ministro delle Finanze Quintino Sella il Parlamento approva la legge che istituisce le Casse di Risparmio Postali. Sella crede fermamente nel risparmio come propulsore dell’economia: su questa convinzione si basa la “Proposta di legge sull’istituzione delle Casse di risparmio postale”, del 1870, che porta la sua firma.

Con il «libretto di risparmio postale» disponibile dal 1876 le Poste diventano l’alternativa alle banche, soprattutto per i piccoli risparmiatori. I libretti emessi sono 57 mila nel 1876, 4.300.000 nel 1901 e arrivano a circa 6 milioni nel 1912.

Attraverso la raccolta del risparmio postale lo Stato acquisisce risorse per finanziare la realizzazione di opere pubbliche. Il servizio viene progressivamente esteso: nel 1876 sono 607 gli uffici postali abilitati. Dopo solo dodici mesi sono triplicati, circa 1.800. Nel 1889, quando viene istituito il Ministero delle Poste, sono diventati 4.400.

Se nel 1876 un italiano su 500 si era dotato di libretto postale, dopo cinque anni gli italiani che affidano i loro risparmi alle poste sono uno ogni 60 per poi diventare uno ogni 30 abitanti, viene registrata per la prima volta nel 1885.

Servizio dei risparmi.

Anche questo servizio, come quello dei vaglia, è fatto dall’Amministrazione parallelamente a quello delle banche, ma per la garanzia che offre e per il suo carattere popolare, esteso a tutti gli uffici postali, in ogni più piccolo comune, ha preso uno sviluppo tale, che la cifra dei depositi affidati allo Stato si eleva a parecchi miliardi.

Anni 40 e 50. Grazie alla raccolta del risparmio postale lo Stato finanzia importanti progetti di edilizia popolare, il rilancio dell’industria meccanica e la realizzazione di infrastrutture postali, telefoniche e ferroviarie. Il risparmio postale ammonta a oltre 360 miliardi di lire nel 1958.



(La Stampa)





Istat: retribuzioni medie, nel 2014 minimo storico

Incremento dell’ 1,3%, per il settore privato, il più basso dal 1982. Variazione nulla per il pubblico



29/01/2015



Le buste paga degli italiani restano leggerissime, e non è solo una condizione percepita, la conferma arriva infatti dall’Istat. L’istituto di ricerca ha infatti calcolato che le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2014 sono salite solo dell’1,3%. L’Istat spiega che si tratta del minimo storico, ovvero della variazione più bassa dal 1982, anno d’inizio delle serie. Nel mese di dicembre, l’indice è rimasto invariato rispetto al mese precedente ed aumentato dell’1,1% nei confronti di dicembre 2013.

Alla fine di dicembre 2014 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano il 44,5% degli occupati dipendenti e corrispondono al 41,5% del monte retributivo osservato. Con riferimento ai principali macrosettori, a dicembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,3% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.

I settori che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: telecomunicazioni (3,5%); gomma, plastica e lavorazioni di minerali non metalliferi (3,3%); tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%). Si registrano variazioni nulle nel settore del commercio e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.

Tra i contratti monitorati dall’indagine, nel mese di dicembre è stato recepito un nuovo accordo e nessuno è scaduto. Alla fine di dicembre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 55,5% nel totale dell’economia e del 42,4% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 37,3 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 21,7 mesi per quelli del settore privato.



(La Stampa)