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Spiragli di ripresa: la fiducia dei consumatori al top dal 2002

 

Bene anche il dato sulle imprese, con l'indice ai massimi dal giugno del 2011. L'effetto benefico del Quantitative easing. Segnali positivi anche in Europa: a febbraio migliorano la fiducia dei consumatori e quella verso l'economia

 

MILANO - L'andamento dei consumi nel corso del 2014, con l'ennesimo calo delle vendite, chiama alla massima prudenza. Ma l'Italia registra due nuove indicazioni positive che rafforzano la convinzione degli osservatori che il vento stia girando. Secondo i dati Istat, infatti, la fiducia dei consumatori a febbraio mette a segno un balzo che la proietta al picco dal giugno 2002, ovvero da quasi tredici anni. L'indice che misura l'ottimismo sale infatti a 110,9 punti (da 104,4 di gennaio), nel periodo caratterizzato dall'elezione del presidente della Repubblica e dai dati positivi sull'occupazione.

 

Segnali di ripresa anche sul fronte delle aziende, con la fiducia delle imprese che a febbraio sale ai massimi dal giugno del 2011 e l'indice che si porta a 94,9 punti (da 91,6 di gennaio). Per l'Istat, la rilevazione potrebbe risentire anche degli effetti di quanto accaduto negli ultimi giorni di gennaio, quando è stato annunciato il Quantitative easing della Banca centrale europea, che sta facendo bene anche ai mercati: le azioni globali non sono state mai così in alto come in questi giorni.

 

I consumatori. L'Istituto di Statistica spiega che a spingere l'ottimismo dei cittadini è in particolare "la componente economica, che passa a 130,9 da 111,1, rispetto a quella personale, che sale solo lievemente, passando a 103,7 da 102,2". Si tratta della parte di indice costruita in base ai giudizi e alle attese sull'andamento economico complessivo del Paese, oltre che a quelle sulle prospettive di occupazione. L'Istat sottolinea che, disaggregando il clima di fiducia corrente e futuro, si registra un aumento più significativo per quello futuro (a 116,6 da 107,4), rispetto a quello corrente (a 106,7 da 102,5). Ancora, "i giudizi dei consumatori migliorano sia con riferimento all'attuale situazione economica del Paese (a -73 da -101, il saldo), sia per quanto riguarda le attese (a 23 da -3, il saldo)".

 

Le risposte degli italiani ricalcano le indicazioni macroeconomiche che giungono da più parti: la paura della deflazione è testimoniata dal fatto che il saldo dei giudizi sulla dinamica dei prezzi al consumo negli ultimi 12 mesi mostra una diminuzione a -27 da -22 e quello delle attese per i prossimi 12 mesi conferma questa tendenza (a -33 da -31, il saldo). Di fatto, la metà degli italiani (il 52%) si attende prezzi stabili. Migliorano decisamente le aspettative sulla disoccupazione (a 10 da 40, il saldo): diminuisce al 23,5% dal 32,9% la quota di coloro che si attendono un lieve aumento e all'11,8% dal 15,7% quella di coloro per cui l'aumento sarà più marcato.

 

Le imprese. Gli incrementi di ottimismo si registrano in molti settori: servizi di mercato (a 100,4 da 94,9), commercio al dettaglio (a 105,3 da 99,4) e manifattura (a 99,1 da 97,6), mentre scende lievemente quello delle imprese di costruzione (a 76,6 da 77,4). In quest'ultimo caso, peggiorano le attese sull'occupazione (a -18 da -17, il saldo), mentre i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione rimangono stabili (a -53).

 

L'Europa. A febbraio l'indice europeo che misura la fiducia nell'economia (Esi) è aumentato per il secondo mese consecutivo. Nella zona euro è aumentato di 0,7 punti a quota 102,1 e nella ue di 0,4 punti a quota 105,1. Lo rende noto la Commissione europea, precisando che lo sviluppo positivo in tutte le regioni è stato alimentato principalmente dal maggior ottimismo dei consumatori. Le aspettative dei manager sulla produzione, spiega una nota della Commissione europea, sono peggiorate; di contro le loro valutazioni sulle scorte di prodotti finiti sono state riviste al rialzo mentre le attese sugli ordini dall'estero sono rimasti invariate. Aumenta invece la fiducia dei consumatori: l'indicatore di Bruxelles è aumentato di 1,8 punti a quota -6,7 punti rispetto a gennaio nell'Eurozona e di 1,4 punti a quota -4,4 punti nella Ue.

 

(La Repubblica)