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Bancari, raggiunto l'accordo sul rinnovo del contratto: 85 euro di aumenti

 

Firmata nella notte, dopo un confronto iniziato ieri pomeriggio, l'ipotesi di accordo fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto con scadenza al 31 dicembre 2018. Il testo dovrà passare al vaglio di esecutivo Abi e assemblee sindacali. L'intesa prevede fra l'altro un aumento medio a regime di 85euro in 3 anni e soluzioni per l'occupazione.

 

L'accordo è arrivato dopo un tour de force iniziato nel primo pomeriggio di ieri, culmine di una trattativa durata da un anno e mezzo e caratterizzata da confronti anche duri fra le parti e scioperi. Il Casl dell'Abi guidato dal presidente di Mps Alessandro Profumo aveva fissato, con il supporto dell'esecutivo, l'ultima scadenza del 31 marzo per trovare un accordo «ma non a non ogni costo», pena la disapplicazione del contratto.

 

Fra accelerazioni e stop dei negoziati, tutto sembrava vicino a una nuova rottura (con minaccia di nuovi scioperi e agitazioni) la scorsa settimana quando i sindacati avevano interrotto le trattative sul tema della salvaguardia dell'occupazione. Una richiesta definita irricevibile da Profumo in un momento di profonde trasformazioni del settore ancora colpito peraltro dalla crisi.

 

L'impasse è stata superata con l'inserimento di soluzioni per l'occupazione e che tenessero conto anche dell'anima sociale, specie verso i giovani. Quindi un salario d'ingresso per i giovani assunti attraverso il fondo per l'occupazione aumentato dell'8% e la creazione di una piattaforma bilaterale per la ricollocazione nel settore del personale licenziato in caso di crisi aziendali.

 

Al tavolo ieri quindi si è arrivati con un altro clima per discutere il tema finale dell'aumento economico ma ciononostante non sono mancati momenti di confronto nella notte con alcune posizioni fra i sindacati non allineate. Alla fine però è arrivata al firma che, sebbene abbia la sospensiva del via libera dell'esecutivo e delle assemblee dei rispettivi sindacati, segna un punto finale al negoziato. Ora le banche e le organizzazioni potranno gestire meglio e senza conflitti una fase di ristrutturazione del settore che coinvolgerà, a detta di molti, non solo le popolari per effetto del decreto del governo ma anche molti altri istituti di credito.

 

01 Apr 2015 10:30 - Ultimo aggiornamento: 10:31

(Il Messaggero)