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Via libera al Def: il governo congela i fondi per il "tesoretto". Accordo sui tagli alle città metropolitane

 

La Camera e il Senato approvano la risoluzione di maggioranza. E il governo trova l'intesa con i comuni sulla ripartizione dei tagli. Per garantire la disponibilità del tesoretto, l'esecutivo accantonerà le risorse già stanziate in bilancio in attesa dell'assestamento dei conti pubblici di autunno. Indicazione generica sull'impiego: "Per le riforme"

 

23 aprile 2015

 

MILANO - L'Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul def 2015. I voti favorevoli sono stati 328, i contrari 159. Anche dal Senato è arrivato il via libera al Documento di economia e finanza: sono state considerate precluse le risoluzioni presentate da Lega, Sel, Gal, M5S e Fi. La risoluzione, analoga a quella della Camera, è stata approvata a maggioranza con 165 sì mentre è stato approvato all'unanimità (con 250 voti a favore) un emendamento a prima firma De Biasi (Pd). Questa modifica mira a specificare che la neutralizzazione delle clausole di salvaguardia deve assicurare "il mantenimento dei livelli e della qualità dell'assistenza sanitaria e sociale erogata ai cittadini e favorendone una maggiore omogeneità nel territorio nazionale".

 

Per coprire l'uso del 'tesoretto' saranno 'congelate' risorse già stanziate in bilancio, "in attesa di registrare" in autunno, con l'assestamento, tale margine (da 1,6 miliardi). E' quanto si impegna a fare il governo nella risoluzione sul Def, che prevede "prudenzialmente l'accantonamento" di queste risorse. Nelle recenti audizioni alle Camere, i tecnici avevano spinto per la prudenza sul computo di quelle cifre: Bankitalia e l'Ufficio parlamentare di bilancio avevano indicato precisamente di andare cauti con il tesoretto. Trovato anche l'accordo con i sindaci sui tagli ai Comuni.

 

Nella risoluzione di maggioranza, che Camera e Senato hanno votato, non si specifica in quale direzione vada impiegato il 'tesoretto', ma si impegna il governo "a conseguire i saldi di finanza pubblica nei termini indicati nel quadro programmatico" del Def, "in particolare a realizzare un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo pari al 2,6 per cento nel 2015" e "utilizzando nel 2015 lo spazio di manovra rispetto all'andamento tendenziale dei conti pubblici per rafforzare l'implementazione delle riforme strutturali già avviate, nel limite dell'obiettivo programmatico indicato, e disponendo, prudenzialmente e in attesa di registrare tale margine con la presentazione del disegno di legge di assestamento, l'accantonamento di corrispondenti risorse nel bilancio dello Stato". L'indicazione sull'impiego delle risorse resta dunque vaga, ma se prevale la prudenza 'contabile' sembrano escludersi le opzioni di chi - come Bankitalia - chiedeva di destinare le risorse aggiuntive all'aggiustamento dei conti. Per Renato Brunetta, capogruppo di Fi, l'accantonamento di risorse per usare il tesoretto "è l'ennesimo imbroglio di Renzi" e "della sua politica economica 'drogata' da deficit spending".

 

Tra le altre misure, si sottolinea l'indicazione di valutare se proseguire con gli sgravi contributivi per i neoassunti anche dopo il 2015 "eventualmente modificando l'entità del beneficio e l'area di applicazione" e di "rifinanziare" la detassazione degli incentivi per la produttività. Ancora, "favorire misure per lo smaltimento dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci delle banche italiane e rendono più costosa e difficile la trasmissione all'economia reale della liquidità monetaria creata dagli acquisti della Bce" con il Quantitative easing.

 

Contestualmente ai lavori del Def, è stato trovato un accordo tra Governo e Anci sul riparto dei tagli previsti per le città metropolitane, ereditati dalla scorsa legge di Stabilità. I sindaci hanno trovato un accordo per ripartire diversamente tra loro il taglio previsto dalla Finanziaria, "ribadendo che la gravosa riduzione di risorse complessive pari a 256 milioni". La diversa ripartizione del taglio tra tutte le città prevede di ridurre complessivamente di 27 milioni di euro l'impatto dei risparmi chiesti a Roma, Firenze e Napoli che in base all'accordo dei sindaci ("gioco di squadra" per il fiorentino Nardella) andranno a pesare su altre città metropolitane. Saranno soprattutto Milano, Torino e Bologna (vedi tabella sotto) a pagare la differenza. "I sindaci stanno dando una grande prova di solidarietà, ci aspettiamo un comportamento analogo da parte del governo", ha spiegato Piero Fassino, presidente dell'Anci. La scorsa settimana l'esecutivo aveva respinto le proposte dell'Associazione dei Comuni sulle città metropolitane perché non erano state condivise da tutti i sindaci. "Le riserve di alcune amministrazioni sono state superate", sottolinea il presidente Fassino.

 

La proposta di riparto dei tagli dell'Anci

 

CITTÀ METROPOLITANA - TAGLIO 2015 PROPOSTO (MLN EURO) - IPOTESI DI TAGLIO PRECEDENTE - TAGLIO PROPOSTO IN EURO PRO CAPITE

 

TORINO 26,8 20,3 11,7

MILANO 28,4 17,4 9

VENEZIA 9,7 9,5 11,3

GENOVA 8,6 5,1 9,9

BOLOGNA 9,1 5,1 9,1

FIRENZE 21,7 25,8 21,5

ROMA 76,2 86,5 17,6

NAPOLI 53,7 75,3 17,2

BARI 13,4 12,3 10,6

REGGIO DI CALABRIA 9 7,7 16,1

TOTALE 257 257 13,9

 

(La Repubblica)