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Le Borse chiudono in rosso con gli indici Pmi sotto le attese

 

I listini europei hanno accelerato il ribasso dopo le indicazioni di Markit: manifatturiero e servizi in calo in Germania. Milano perde lo 0,5%. Le trattative tra Atene e Bruxelles continuano a tenere banco: molti compromessi tra Merkel e Tsipras. La Bce dà altro ossigeno alle banche greche. L'economia cinese delude ancora e avvicina manovre di allentamento dalla Banca centrale. Lo spread riprende a scendere sotto 125 punti

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

23 aprile 2015

 

MILANO - I listini europei cambiano verso e dopo un avvio di cauti rialzi chiudono deboli con gli indici Pmi su manifatturiero e servizi delle principali economie Ue poco brillanti. A favore dei mercati giocava inizialmente il probabile allentamento monetario in arrivo da Pechino, dove le più recenti rilevazioni hanno messo ancora in evidenza un rallentamento economico, ma l'effetto è svanito. L'attenzione si dirige sempre verso la Grecia: oggi è previsto un vertice Ue dei rappresentanti dei governi, che ha sul tavolo soprattutto il tema dell'immigrazione, ma rappresenterà anche un'occasione per scambiare qualche opinione informale in vista dell'Eurogruppo di domani a Riga. Ufficiale invece l'incontro tra Merkel e Tsipras: secondo le indiscrezioni filtrate, il premier greco avrebbe chiesto alla cancelliera un'accelerazione del negoziato per giungere ad un "accordo ad interim" entro fine aprile. Il vicepresidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis, è tornato intanto a frenare: le discussioni "finiranno forse in maggio" e per ora i progressi "non sono buoni". La Bce ha intanto continuato a fare la sua parte, ampliando il canale di liquidità straordinaria per le banche elleniche estendendo di 1,5 miliardi il programma Ela (Emergency Liquidity Assistance) a quota 75,5 miliardi.

 

La domanda che si pongono gli osservatori finanziari è ora rivolta a quanto sia il collaterale ancora disponibile, per le banche, da portare all'Eurosistema in cambio di liquidità. Anche perché resta vivo il progetto della Bce di tagliarne il valore, limitando di fatto l'accesso ai liquidi, qualora gli accordi politici non dovessero diventare una realtà. Sui mercati, intanto, si sono fatte sentire le parole del ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, e del membro della Bce, Benoit Coeure, che hanno rispettivamente parlato di "convergenza" di interessi tra le parti e "progressi" fatti negli ultimi giorni.

 

Come accennato, i mercati sono diretti soprattutto dagli indici Pmi, molto seguiti perché anticipatori del ciclo economico in quanto costruiti con il sondaggio dei direttori degli acquisti delle imprese. Deludono le indicazioni da Francia e Germania. Nel primo caso, il manifatturiero si è attestato a 48,4 punti ad aprile dai 48,8 del mese precedente e contro un'attesa per 49,3. Sotto la soglia di 50 significa che l'economia è in fase recessiva. Crollano i servizi: 50,8 punti dai 52,4 di marzo. In calo anche l'economia tedesca, sebbene ampiamente in area espansiva: l'indice composito è sceso a 54,2 punti dai 55,4 di marzo, il manifatturiero da 52,8 a 51,9 (attese per 53) e i servizi da 55,4 a 54,4. Visto l'andamento delle due principali economie, non può che essere negativo anche quello dell'Eurozona: il Pmi composito è sceso da 54 a 53,5 punti, con il manifatturiero da 52,2 a 51,9 punti e i servizi da 54,2 a 53,7. A Milano, Piazza Affari imbocca la via del ribasso e chiude in calo dello 0,5%. Deboli anche le altre: Londra riesce a tenere con un rialzo dello 0,36%, mentre Francoforte cede l'1,21% e Parigi lima lo 0,62%.

 

Di nuovo sul fronte macro, in Italia si segnala la stagnazione dei salari, in Gran Bretagna un andamento deludente per le vendite al dettaglio: a marzo sono scese dello 0,5% su mese e salite del 4,2% su anno. L'attività del Parlamento italiano si concentra sull'approvazione del Def. Si registra poi la nuova ripresa della fiducia dei consumatori in Germania: ad aprile, secondo il barometro Gfk, l'indice sale a 10 punti dai 9,7 di marzo: è il quinto rialzo consecutivo e dovrebbe salire ancora a maggio a 10,1 punti, quando arriverebbe al livello più alto da ottobre 2001. Recupera anche la fiducia delle imprese dell'industria francese: è salita ad aprile a 101 dal 99 di marzo. L'indice generale, che comprende anche costruzioni, commercio al dettaglio, commercio all'ingrosso e servizi, invece è rimasto stabile a 96, come a marzo.

 

Si stabilizza, dopo un avvio in calo, il cambio tra euro e dollaro, che viaggia in area 1,075. Stabile dopo le recenti fiammate anche il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi. Lo spread tra Btp e Bund si attesta a quota 123 punti, con un rendimento che risale verso l'1,4%.

 

Negli Usa, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 1000 unità nel corso dell'ultima settimana a quota 295.000. Il dato reso noto dal Dipartimento del Lavoro è peggiore delle attese degli analisti che si attendevano una flessione a quota 290.000. Wall Street tratta debole, dopo i deludenti dati e sotto il peso della trimestrale di General Motors. Alla chiusura dei mercati europei, il Dow Jones è invariato e l'S&P sale dello 0,2. Il Nasdaq con una lieve flessione positiva supera il suo record storico di 5.048,62 punti durante gli scambi giornalieri (intraday) che risale al marzo del 2000, in piena bolla della New Economy. Facebook ha riportato utili in calo e un fatturato sotto le previsioni nel primo trimestre dell'anno, ma gli utenti del leader dei social network sono aumentati in modo elevato a 1,44 miliardi nel primo trimestre 2015.

 

In mattinata, l'indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in leggero rialzo, dopo la giornata di ieri che aveva visto l'indice salire oltre i 20mila punti dopo 15 anni. Oggi ha guadagnato lo 0,27% (+53,75 punti) a 20.187,65 punti. Eppure le notizie dal fronte macro nipponico non sono buone: è infatti calato sotto la soglia della crescita, che è quella dei 50 punti, l'indice pmi Markit sulla manifattura in Giappone ad aprile. Nella lettura preliminare, l'indicatore è passato dai 50,3 punti di marzo a quota 49,7. Un altro segnale di frenata è arrivato dall'economia cinese: l'indice Pmi manifatturiero realizzato da Hsbc e Markit, ad aprile nella lettura preliminare, è sceso ai minimi da un anno a 49,2 punti dai 49,6 punti di marzo.

 

Quanto infine alle materie prime, alla chiusura dei mercati Ue l'oro è in rialzo dello 0,5% circa in area 1.192 dollari l'oncia e il petrolio Wti si rafforza nettamente di quasi tre punti percentuali a un passo da 58 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)