News

Il Tfr in busta paga non conquista i lavoratori: adesioni prossime allo zero

 

Secondo le simulazioni dei Consulenti del Lavoro, l'anticipo in busta paga è destinato a diventare un flop: "Non si prevede un'impennata, poiché per la maggioranza dei dipendenti interpellati (68%), la tassazione ordinaria è troppo penalizzante"

 

03 luglio 2015

 

MILANO - Il Tfr (Trattamento di fine rapporto) in busta paga non ha convinto i lavoratori italiani. L' opzione è stata accolta da "800 lavoratori pari allo 0,08%" su un milione di occupati, a due mesi dall'entrata in vigore della norma della Legge di Stabilità. E non si prevede un'impennata, poiché per la maggioranza dei dipendenti interpellati (68%), la "tassazione ordinaria è troppo penalizzante".

 

A fare i conti è la Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, le cui rilevazioni confermano le indicazioni sullo scarsissimo 'appeal' della misura fornite il 30 maggio, ad un mese d'avvio della chance (3 aprile). I professionisti hanno appena iniziato "le elaborazioni degli stipendi di giugno che interessano 7 milioni di dipendenti e oltre 1 milione di aziende", mentre nei primi due mesi sono stati analizzati i dati delle piccole, medie e grandi imprese, arrivando all'esito degli 800 occupati interessati alla liquidazione della quota.

 

Ma perché i lavoratori non si fidano? I Consulenti ne hanno intervistato un "campione significativo", scoprendo che quasi 7 su 10 dicono "no", ritenendo "la tassazione ordinaria troppo penalizzante", il 22% dichiara che "togliere il Tfr dal fondo pensione crea un danno" alla prestazione previdenziale, l'8% non ha "valutato adeguatamente", il 2% ha dato altre risposte.

 

"Sono cifre che non ci stupiscono", commenta Marina Calderone, presidente dell'Ordine nazionale dei professionisti, reduce dal Festival del lavoro che la categoria ha organizzato a Palermo. "Credo sia arrivato il momento di pensare ad un diverso utilizzo di quel miliardo che il governo ha stanziato per l'operazione", e un'idea potrebbe essere "lanciare un piano infrastrutturale per il Paese in grado di rimettere in moto l'economia. E dare slancio alla timida ripresa che s'intravede", conclude.

 

(La Repubblica)