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La guerra del petrolio, più dolorosa di quella valutaria

 

(Teleborsa) - Il rallentamento economico della Cina ha “finalmente” lasciato la sua impronta sui mercati azionari globali, ma l'impatto negativo sul mercato del petrolio è ormai di vecchia data ed è andato aggravandosi nelle ultime settimane.

Questo perché la Cina è il più grande importatore mondiale di greggio. Naturalmente ci sono altri fattori che stanno dietro il crollo dei prezzi del greggio ed alcuni di questi portano alla sovrabbondanza della produzione e dei rifornimenti. L'ascesa della produzione petrolifera “scistosa” negli Stati Uniti e la mancanza di volontà dell'Arabia Saudita di rispondere, frenando la propria produzione hanno messo anch'esse sotto pressione i prezzi del petrolio. Il prezzo del Brent si è dimezzato nel secondo semestre dello scorso anno. Ha recuperato un po', ma poi è tornato a scendere di quasi il 40% rispetto al livelli raggiunti lo scorso giugno, contestualmente ai massimi segnati dall'indice azionario cinese, prima dell'inversione ribassista. Ciò non è per dire che il mercato azionario cinese è direttamente responsabile della caduta del petrolio, ma ha rafforzato le preoccupazioni sul fatto che la crescita economica della Cina sta rallentando molto bruscamente, minando le aspettative sulle future vendite di petrolio. Il greggio a prezzi più economici è un grande vantaggio per le economie in difficoltà che devono importarne, specialmente quelle dell'Eurozona, ma è invece un fatto grave, sia economicamente che politicamente, per i paesi esportatori di petrolio. Il petrolio costituisce una quota molto elevata di entrate pubbliche in molti paesi. L'FMI dice che per molti esportatori, vale anche l'80/90% di alcune specifiche economia come quelle dell'Iraq, del Qatar, dell' Oman e della Guinea Equatoriale. L'FMI ha anche stimato il prezzo del petrolio che sarebbe necessario ad alcuni paesi del Medio Oriente e Nord Africa, oltre ad alcuni dell'ex galassia sovietica, per riequilibrare i loro bilanci pubblici, e quasi per tutti quota 65-70 dollari al barile sembra il livello più adeguato.

 

27 Ago 2015 17:30 - Ultimo aggiornamento: 17:30

(Il Messaggero)