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Lavoro, i posti fissi in più a luglio? Metà di quelli annunciati

 

di Giusy Franzese

 

Gaffe del ministero del Lavoro sui dati relativi all'andamento dell'occupazione. Appena l'altro ieri una nota, ripresa da tutta la stampa, faceva un bilancio molto ottimistico dei nuovi contratti a tempo indeterminato stipulati nei primi sette mesi dall'anno in corso. Ieri l'errata corrige, che di fatto dimezza il risultato positivo.

 

I contratti a tempo indeterminato in più, risultati dal saldo tra attivazioni e cessazioni da gennaio a luglio, non sono 630.585 come comunicato in precedenza, ma 327.758. La cifra somma il saldo fra attivazioni e cessazioni (+117.498) e stabilizzazioni (210.260). «Nella tabella corretta - afferma una nota - l'incremento delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato» sullo stesso periodo del 2014 «è del 39,3% anziché del 30,5%».

 

GLI ERRORI

Ma gli errori eclatanti - di cui non è dato sapere per ora chi è il responsabile - non si fermano qui. Pesante la correzione effettuata sulle cessazioni di contratti: secondo le tabelle corrette, nei primi sette mesi del 2015 le cessazioni sono state 4 milioni e 14.367 e non 2 milioni e 622.171 come precedentemente affermato. Sbagliati anche i dati sui contratti attivati nel complesso: 5 milioni e 150.539 contro i 4 milioni e 954.024 della prima tabella.

 

Con i nuovi dati il saldo fra i nuovi contratti registrati e quelli cessati nei primi sette mesi del 2015 registra 1.136.172 contratti attivati in più.

 

Come sono stati possibili tali errori? La nota non lo spiega e si limita a dire che, nella tabella che dava conto delle attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro di tutti i settori di attività, escluso il lavoro domestico e la pubblica amministrazione, c'è stato «purtroppo un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti».

 

I nuovi dati rendono anche di più facile lettura quelli relativi al solo mese di luglio (la cui tabella per ora non ha subìto correzioni) diffusi sempre l'altro giorno e che evidenziano, sì, un aumento delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato, ma senza impennate. A luglio, infatti, sono stati 137.826 i lavoratori che hanno ottenuto il sospirato “posto fisso” contro i 107.643 del luglio 2014. Facendo però il saldo tra attivazioni e cessazioni, il numero viene decisamente ridimensionato: 47 unità. Il quadro migliora se nelle assunzioni a tempo indeterminato si inglobano le stabilizzazioni dei precari: in questo caso il saldo sale a 27.375.

 

GIORNATA NERA

Evidentemente il mix tra decontribuzione e nuovo contratto a tutele crescenti del Jobs act, sta dando i suoi frutti soprattutto nei confronti dei lavoratori che le aziende hanno già sperimentato con contratti a termine o collaborazioni più o meno fittizie. Il che già è un risultato positivo, anche se forse sotto le aspettative. Per il ministro Poletti - che ieri ha avuto una giornata nera, visto anche l'altra gaffe fatta in giornata con l'annuncio, poi rimangiato, del via libera degli ultimi 4 decreti attuativi del Jobs act nel cdm di oggi - il risultato sulle assunzioni a tempo indeterminato è comunque «importante» a maggior ragione se collegato al «crollo delle collaborazioni» (-22% da inizio anno).

 

Lo sgravio contributivo, però, come noto, però, a fine anno scade (vale per tre anni ma solo per le assunzioni effettuate entro il 31 dicembre 2015) e quindi nasce il problema di come sostituire la misura. Difficile una proroga secca dell'attuale norma che prevede una decontribuzione del 33% (totale, quindi), visti i costi. Per ora Poletti si è mantenuto sul vago, salvo il principio di fondo: «Quello che abbiamo detto e che ribadiamo è che strutturalmente il costo del lavoro stabile deve essere più basso delle altre tipologie contrattuali».

 

27 Ago 2015 06:12 - Ultimo aggiornamento: 10:36

(Il Messaggero)