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Le Borse Ue chiudono poco mosse in attesa dei verbali della Fed

 

Gli addetti ai lavori guardano con attenzione ai verbali della riunione della Banca centrale Usa degli scorsi 16 e 17 settembre, quando fu deciso di lasciare i tassi invariati sulla scia degli "sviluppi economici e finanziari globali". Euro in recupero sul dollaro, Milano tra le migliori con un rialzo dello 0,7%. L'Ocse taglia la crescita globale, migliora l'Italia



di GIULIANO BALESTRERI



MILANO - A Lima proseguono i lavori del Fmi e della Banca mondiale che dopo una prima sessione "tecnica" iniziano ad affrontare questioni politiche. Prima, infatti, sono state riviste al ribasso le stime sulla crescita globale per il 2015 e il 2016, poi - ribaditi i rischi al ribasso - sono aumentate le pressioni per proseguire nelle politiche monetarie accomodanti. Gli economisti di Washington hanno invitato l'Unione europea ad accelerare sulle riforme, "perché da solo l'intervento della Bce non basta a sostenere la ripresa", poi hanno chiesto apertamente alle Federal Reserve di essere paziente e qiuindi rinviare il rialzo dei tassi.

Anche per questo gli addetti ai lavori guardano con attenzione a questa sera quando saranno pubblicati i verbali della riunione della Fed degli scorsi 16 e 17 settembre, quando la banca centrale Usa decise di lasciare i tassi invariati sulla scia degli "sviluppi economici e finanziari globali". Stando ai future sui Fed-Funds, usati dagli investitori e dai trader per fare scommesse sulla politica monetaria della Fed, le probabilità di una stretta nella riunione del 27-28 ottobre prossimi sono state pari ieri al 6%. Per il meeting del 15-16 dicembre, le chance sono passate al 39% dal 44% precedente alla pubblicazione dell'ultimo rapporto sull'occupazione di settembre diffuso venerdì scorso. Gli economisti Usa registrano la diminuzione oltre le attese delle richieste di sussidi alla disoccupazione: -13 mila unità, a 263 mila, al livello più basso da metà luglio. Dalle minute già pubblicate della Bce è ri-emerso il fatto che Draghi è pronto ad ampliare il Quantitative easing, mentre la Banca d'Inghilterra ha lasciato i tassi di riferimento invariati allo 0,50% livello che resiste ormai dal marzo del 2009.

L'attesa di un rialzo posticipato dei tassi spinge l'euro in rialzo: chiude a 1,1276 dollari, dopo aver toccato un massimo di giornata di 1,1315 dollari. Debole lo yen, che arretra a quota 135,11 sull'euro e 119,85 sul dollaro a causa del debole dato sugli ordini di macchinari in Giappone. Le Borse europee chiudno poco mosse: Londra segna +0,61%, Francoforte sale dello 0,23%, Parigi dello 0,18%. Milano riesce a guadagnare lo 0,68% finale: ieri Piazza Affari era stato l'unico listino a chiudere in rosso. Pesante Deutsche Bank che ha annunciato una maxi perdita da 6,2 miliardi nel terzo trimestre. Lo spread si stabilizza sotto quota 110 punti base, mentre i Btp rendono l'1,67%. A Wall Street, quando in Europa terminano gli scambi, il Dow Jones è in rialzo dello 0,1%, l'S&P 500 cede lo 0,3% e il Nasdaq arretra di quasi un punto percentuale.

Sul fronte macroeconomico si segnala il surplus di 19,6 miliardi registrato dalla bilancia commerciale tedesca in agosto: a luglio era risultato di 25 miliardi. Le esportazioni sono calate del 5,2% a 97,7 miliardi mentre le importazioni sono calate del 3,1% a 78,2 miliardi. Preoccupazione tedesca per la crescita, anche l'economia resta in buona salute: i principali istituti economici tedeschi correggono al ribasso le stime per il 2015 a +1,8% (in primavera le stime erano del 2,1%), risultato che dovrebbe esser confermato l'anno prossimo. In Italia, Bankitalia ha tracciato l'ennesimo calo dei prestiti al settore privato. Come accaduto pochi giorni fa per il Fmi, anche l'Ocse solleva dati preoccupanti per la crescita globale ma promuove l'Italia: il Composite leading indicators, che anticipa l'andamento dell'attività economica, rallenta a livello globale ad agosto a 99,9 punti, rispetto ai 100 di luglio ed ai 100,2 di aprile. Nel Belpaese sale a 101 punti dai 100,9 di agosto, valore che era stabile da aprile.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha interrotto la serie di sedute consecutive in rialzo a quota sei chiudendo la giornata con una contrazione di circa l'1 per cento. Il pretesto per far scattare le prese di beneficio è stato, secondo gli operatori, il dato sulle commesse di beni durevoli che avrebbe rafforzato i timori su una possibile nuova caduta in recessione dell'economia del paese. Il dollaro debole nei confronti dello yen ha aggiunto un elemento ribassista per il listino. L'indice Nikkei dei 225 titoli guida ha quindi chiuso a 18.141,17 punti, in calo dello 0,99%. Come detto, a preoccupare è stato il calo a sopresa del 5,7% degli ordini 'core' di macchinari ad agosto: gli analisti si aspettavano un +3,2% dopo il -3,6% di luglio. Il dato potrebbe minare la fiducia espressa dalla Boj sulla capacità del Giappone di raggiungere il target di un'inflazione al 2%.

Sul fronte delle materie prime il petrolio è in rialzo a New York, con il greggio Wti scambiato a 48,21 dollari al barile (+0,84%). In calo le quatazioni dell'oro che cede lo 0,3% a 1.141 dollari l'oncia.



(La Repubblica)