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Cop21, Legambiente contro il governo Renzi: "Ha affossato le rinnovabili"

 

In vista della Conferenza mondiale sul clima che si terrà a Parigi il 7 e 8 dicembre, l'associazione ambientalista denuncia la politica del governo italiano di aver penalizzato la produzione di energia alternativa a quella dei combustibili fossili, principali responsabili dell'inquinamento da CO2

 

di LUCA PAGNI

 

24 novembre 2015

 

MILANO - "Non si uccidono così anche le rinnovabili?" Il titolo di uno storico film anni Settanta si adatta alla perfezione a quanto sta accadendo al settore delle energie verdi in Italia. Dopo il successo iniziale, per quanto "dopato" da incentivi elevati che hanno attirato più speculatori finanziari che capacità imprenditoriali, le rinnovabili ora segnano il passo. La corsa all'oro verde ha portato a soddisfare il 38% dei consumi elettrici del nostro paese, ma ora l'Italia si presenta alla imminente conferenza sul Clima di Parigi (Cop21) con una serie di dati negativi. Uno per tutti: nell'installazione di nuovi impianti si è passati dai 10.663 megawatt di fotovoltaico ed eolico del 2011 ai 733 del 2014. Il tutto dovuto a una serie di provvedimenti degli ultimi tre governi che hanno "penalizzato le fonti verdi a vantaggio di quelle tradizionali e dei grandi gruppi dell'energia". La denuncia arriva da Legambiente che ha presentato un dossier in cui si fa il punto del settore a pochi giorni dalla conferenza che vedrà in Francia la presenza di oltre 130 capi di stato per discutere anche del futuro energetico del mondo e di come favorire le attività a bassa - se non nulla - emissione di Co2.

 

Legambiente, nel suo documento ricorda come le previsioni per il 2015 siano altrettanto negative: "Con questi numeri si può solo dire stop alla crescita del contributo delle rinnovabili che aveva garantito in questi anni la riduzione delle importazioni di fonti fossili, del prezzo dell'energia elettrica, delle emissioni di gas serra". L'Italia, negli ultimi dieci anni, non solo ha recuperato i ritardi accumulati con il nord Europa, ma nel solare è diventato il secondo paese produttore dopo la Germania, tenendo conto che solo 10 anni fa i consumi erano coperti dalle rinnovabili solo per il 15%, per la stragrande maggioranza di fonte idroelettrica.

 

Legambiente contesta il "luogo comune" secondo cui sarebbero stati gli incentivi alle rinnovabili a far salire in modo considerevole il peso della bolletta elettrica degli italiani. Un 50% degli aumenti si era già verificata prima del 2008, anno in cui sono partiti gli incentivi, e il peso complessivo (pari a 11 miliardi) rimane inferiore al 15%, rispetto al 21% della Germania, che pure ha confermato parte degli aiuti. In compenso, grazie alle rinnovabili la bolletta energetica nazionale è scesa dal 2008 da 65 a 45 miliardi.

 

Negli ultimi due anni, la grande frenata. Dovuta, secondo a Legambiente ai provvedimenti presi dai governo Monti, Letta e soprattutto dall'esecutivo guidato da Matteo Renzi che si sarebbe contraddistinto "per un accanimento ancora più accentuato dei suoi predecessori nei confronti delle energie pulite". Legambiente, nel suo dossier, ha messo in fila tutti i provvedimenti che penalizzerebbero il settore. Si parte dal decreto che è intervenuto in maniera retroattiva sugli incentivi, per arrivare alle nuove tasse per l'autoproduzione da fonti rinnovabili. Per non dire del "decreto di incentivi alle rinnovabili non elettriche che, ancora prima di entrare in vigore, ha già determinato uno stop degli investimenti, viste le scelte che prevede". Sempre secondo l'associazione ambientalista, sono "stati bloccati persino provvedimenti a costo zero che permetterebbero di aiutare le rinnovabili con la semplificazione delle procedure e il via libera all'autoproduzione e allo scambio della produzione da rinnovabili con la rete".

 

Legambiente sottolinea altre contraddizioni nella politica energetica del governo Renzi. Una interna alle stesse rinnovabili, contenuto nell'ultimo decreto per le fondi non solari dove "i tagli sono nell'ordine del 40% per gli incentivi destinati ai piccoli impianti eolici e del 24% per il mini idroelettrico, invece per le biomasse bruciate nei vecchi zuccherifici sono previsti generosi incentivi con tariffe garantite per 20 anni e una spesa complessiva di 1,2 miliardi di euro da pagare in bolletta per impianti che nulla hanno di sostenibile". La seconda contraddizione riguarda gli interventi off shore: mentre vengono di fatto liberalizzati tutti gli interventi per la trivellazione del fondo marino alla ricerca di petrolio e gas, sono ancora bloccate tutte le domande per l'installazione di eolico marino. Persino davanti all'Ilva di Taranto.

 

(La Repubblica)