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Borse europee in rialzo, tra la Fed e i venti di guerra

 

Gli analisti hanno digerito lo scontato rialzo dei tassi a dicembre, ma le tensioni terroristiche minacciano anche la ripresa economica e un dato inatteso sull'occupazione Usa potrebbe far cambiare idea in extremis alla Federal Reserve. Milano chiude in rialzo dell'1%, stabili Btp e spread. Wall Street chiusa per il giorno del Ringraziamento

 

di GIULIANO BALESTRERI

 

26 novembre 2015

 

MILANO - Le Borse del Vecchio continente consolidano il rimbalzo della vigilia in una seduta solitamente fiacca per la chiusura di Wall Street, mentre negli Stati Uniti si celebra il giorno del Ringraziamento. Gli addetti ai lavori, però, restano preoccupati e incerti di fronte alla minaccia del terrorismo. I venti di guerra che spirano su Europa e Medio Oriente dopo gli attacchi di Parigi sono sempre più forti, così come preoccupano le crescenti tensioni tra la Russia e la Turchia - membro della Nato - dopo l'abbatimento di un jet sovietico.

 

Milano chiude in progresso dell'1,04%, Londra recupera lo 0,7%, Parigi l'1,2% e Francoforte l'1,3%. L'euro chiude debole ma sopra 1,06 dollari, in attesa delle decisioni della Bce la settimana prossima. La moneta europea chiude a 1,0611 dollari e 130,05 yen dopo aver toccato un minimo da sette mesi di 1,0565 dollari ieri, in attesa dell'allargamento del Quantitative easing che è molto probabile la Bce annunci a dicembre. Effetto immediato sul debito italiano: oggi, infatti, il Tesoro ha assegnato tutti i 5,5 miliardi di euro di Bot semestrali marzo 2016, col rendimento sceso ulteriormente in territorio negativo a -0,112% da -0,055% precedente. La domanda è stata pari a 1,79 volte l'importo offerto. Lo spread è stabile in area 95 punti base, mentre i Btp sul mercato secondario rendono l'1,43%.

 

Dal punto di vista prettamente finanziario, trader e gestori hanno digerito la ricca agenda macroeconomica americana della vigilia che non sembra cambiare le intenzioni della Fed in materia di tassi: secondo i future sui Fed funds, c'è il 78% di probabilità di una stretta a dicembre. Gli analisti credono che ci vorrebbero dati particolarmente deboli per convincere la banca centrale americana a posticipare di nuovo l'inizio della normalizzazione della sua politica monetaria: in questo senso il focus è già sul rapporto sull'occupazione di novembre, in arrivo venerdì prossimo.

 

Tuttavia gli addetti ai lavori sono consapevoli che l'impatto dell'allarme Is sull'economia fosse prevedibile e che le ripercussioni saranno forti nei Paesi più interessati come la Francia e il Belgio, "ma è chiaro che a risentirne sarà anche l'economia italiana" ha detto in un'intervista a Qn-La Nazione il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Proprio l'associazione degli industriali presenterà alcune analisi del centro studi: "I dati sul fatturato industriali - spiega Squinzi - dicono che rispetto al secondo trimestre registriamo una flessione dello 0,6% e gli ordinativi sono calati addirittura del 4,2 per cento". Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, dal convegno che celebra i 40 anni della società di consulenza e ricerca Prometeia, chiede più Europa di fronte al terrorismo: "Bisogna proseguire per rendere più completa questa unione economica e monetaria. Il problema non è solo di una successione di unioni, monetaria, bancaria, di capitali e fiscale. Credo che il problema di fondo sia l'assenza di visione politica".

 

Questa mattina la Borsa di Tokyo ha ripreso il suo rally: dopo la pausa di ieri, che è arrivata dopo cinque sedute positive, l'indice Nikkei ha chiuso al rialzo mettendo a segno un guadagno dello 0,49%, mancando per un soffio la quota di 20mila punti. Sull'andamento positivo dei listini ha influito il rafforzamento del dollaro nei confronti dello yen, fattore che favorisce le grandi aziende esportatrici nipponiche. Alla chiusura degli scambi, il Nikkei ha guadagnato 96,83 punti e chiuso le contrattazioni a 19.944,41 punti, il livello più alto dal 20 agosto scorso.

 

Seduta poco mossa ieri per Wall Street, con gran parte degli investitori già in vacanza e un calo dei volumi del 25% rispetto alla media dell'ultimo mese: oggi l'America si ferma e i mercati restano chiusi per celebrare il giorno del Ringraziamento. La Borsa riaprirà domani, ma per il cosiddetto Black Friday che dà il via alla stagione dello shopping natalizio gli scambi termineranno con tre ore di anticipo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,01%, a quota 17.813,39 punti, l'S&P 500 ha perso lo 0,01%, a quota 2.088,87, mentre il Nasdaq ha guadagnato lo 0,26%, a quota 5.116,14.

 

Sul fronte delle materie prime il petrolio prova a rialzare la testa: il greggio Wti del Texas sale di 26 centesimi a 43,3 dollari al barile. Battuta d'arresto per il Brent del Mare del Nord che dopo una serie di aumenti segna ora a Londra un calo dello 0,7% a 45,84 dollari. L'oro resta debole: il prezzo del metallo con consegna immediata guadagna qualcosa (+0,3%) ma rimane sui minimi degli ultimi 5 anni a 1074 dollari l'oncia. Il mercato resta in attesa delle prossime mosse della Federal Reserve Usa e non sembra troppo spinto dalle tensioni in Medio Oriente che di solito fanno affluire denaro sui beni rifugio.

 

(La Repubblica)