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Stabilità, da stop a Tasi 1,5 mld di consumi. Agli esodati i risparmi della riforma Fornero

 

L'analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio sviscera i contenuti della Finanziaria, in discussione alla Camera. Per l'intero 2015 è prevista una crescita del Pil destagionalizzato dello 0,7%

 

27 novembre 2015

 

MILANO - L'abolizione della Tasi non è una mossa significamente redistributiva, ma potrebbe portare 1,5 miliardi di nuovi consumi. Dalla sanità possono arrivare 8 miliardi di risparmi al 2019, mentre quelli incassati con la riforma delle pensioni che porta il nome di Elsa Fornero sono ritornate al sistema pensionistico con la salvaguardia degli esodati. Sono alcuni degli effetti della Stabilità, ora alla Camera, da una approfondita analisi che ne ha reso l'Ufficio Parlamentare di Bilancio. Un'analisi che parte dall'assunto per cui nell'ultimo trimestre 2015 l'economia italiana dovrebbe crescere "secondo ritmi in linea o lievemente superiori" a quelli del terzo (+0,2%). In media d'anno, la crescita del Pil destagionalizzato sarebbe quindi dello 0,7% e del Pil grezzo (tre giorni lavorativi in più del 2014) dello 0,8%, mentre il governo stima +0,9%. Sulla Finanziaria, per altro, pende la risposta della Ue alla richiesta di flessibilità: senza di essa, la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio nel 2016 sarebbe pari a 0,5 punti percentuali, "quindi a forte rischio di essere considerata significativa" e in tal caso "potrebbe essere aperta per l'Italia la relativa procedura".

 

Sanità. Tra il 2015 e il 2019 i tagli alla Sanità ammontano a 8 miliardi di euro e si rischiano nuove riduzioni. E' quanto afferma l'ufficio parlamentare del bilancio del rapporto sulla politica di bilancio 2016. "Considerando le stime sull'evoluzione della spesa sanitaria a legislazione vigente contenute nella nota di aggiornamento del 2015, che prevedono un calo, in rapporto al pil, da 6,8 a 6,5 punti percentuali tra il 2015 e il 2019, nel quadro programmatico - si legge nel rapporto - la riduzione complessiva a fine periodo potrebbe risultare di circa mezzo punto di Pil", cioè 8 miliardi di euro. Bisogna però ricordare che, nell'ottica di un Pil in crescita, la riduzione dell'incidenza sul Prodotto non necessariamente equivale un taglio dei valori assoluti stanziati. Secondo l'Upb "rimane l'incertezza sulla ripartizione dei precedenti tagli, già stabiliti fino al 2018 (con il decreto 66/2014 e la legge di stabilità 2015) e confermati per il 2019 dal ddl di Stabilità". Infatti, prosegue l'Ufficio parlamentare di bilancio, "la parte che non è stata ancora attribuita alla sanità con il decreto 78/2015 andrà allocata e ripartita per il 2016 mediante intesa, o comunque tramite dpcm (in coerenza con il decreto 66/2014), e per gli anni successivi con le procedure sopra indicate per il nuovo contributo". Quindi, avverte il rapporto, "è possibile che la sanità sia fatta oggetto di nuovi tagli, in quanto tali procedure sembrano differenziarsi da quelle applicabili nel primo anno essenzialmente perché viene esplicitata la possibilità di intervenire sul finanziamento al comparto sanitario".

 

Esodati. La spesa per gli esodati prevista dal governo per finanziare la settima salvaguardia "andrebbe a erodere i risparmi generati dalla riforma Fornero". Secondo il rapporto, "l'impianto delle salvaguardie resta di fatto quello della precedente legge di Stabilità, con un ampliamento dei parametri di accesso che prosegue l'estensione della platea dei beneficiari in corso dal 2013", si legge. "Tenendo conto dei potenziali destinatari della settima salvaguardia, in base alle valutazioni ufficiali, i beneficiari complessivi diventano 172.466, per una spesa di circa 11,4 miliardi nell'arco di dieci anni che andrebbe a erodere i risparmi generati dalla riforma 'Fornero', quantificabili in circa 20 punti percentuali di Pil tra il 2012 e il 2060", dice l'Upb.

 

Tasi. Sull'abolizione della tassa sui servizi dei Comuni, che vale 3,6 miliardi, l'Upb annota che "l'abolizione dell’imposta aumenta la progressività del sistema fiscale se non si considera l'influenza del possesso dell'abitazione di residenza sul benessere familiare e ciò è dovuto esclusivamente all'elevata incidenza dell’imposta per i proprietari dell’abitazione di residenza a basso reddito monetario. Qualora invece si considerasse anche l'influenza del possesso dell'abitazione principale, l'operazione andrebbe interpretata come lievemente regressiva. Quanto al "potenziale effetto sui consumi" derivante dal maggior reddito disponibile, "l'incremento complessivo di consumi che risulta dall’applicazione delle propensioni marginali al risparmio di imposta sarebbe pari a circa il 44 per cento della riduzione totale di prelievo, ovvero approssimativamente 1,5 miliardi di euro. Ipotizzando una propensione all’importazione del 30 per cento, l’impulso sui consumi interni sarebbe pari a circa 1,1 miliardi di euro".

 

Rischi su tasse e debito. "La politica di bilancio espansiva nel 2016, seppur adottata per far fronte a un quadro macroeconomico ancora relativamente fragile, presenta tuttavia rischi non trascurabili negli anni successivi", annotano gli economisti. "In estrema sintesi, la manovra prevede l'assunzione a partire dal 2016 di impegni a carattere permanente che nel primo anno sono in buona parte finanziati da risorse temporanee: in primo luogo la flessibilità di bilancio consentita regole europee per quell'anno ma anche gettiti una tantum come quello della voluntary disclosure", si legge. "Nel 2017 e negli anni successivi, quando quelle risorse temporanee verranno meno, la tenuta dei conti sarebbe garantita sostanzialmente da un andamento favorevole del quadro tendenziale di finanza pubblica" ma "se il sentiero di crescita dovesse rimanere al di sotto di quello del Governo verrebbero messi a rischio gli obiettivi per il 2017-19: ulteriore riduzione della pressione fiscale e discesa del rapporto debito-Pil".

 

(La Repubblica)