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Ondata di vendite in Cina, listini Ue deboli. Asta Btp: record per i tassi a 5 anni

 

Shanghai perde il 5,5% dopo che due broker hanno annunciato di esser sotto indagine per presunte violazioni alla vigilanza. Deboli ancora le materie prime, che pagano il rafforzamento del dollaro e il rallentamento dell'economia di Pechino: i profitti delle industrie cinesi sono scesi del 4,6% annuo a ottobre. Scende ancora lo spread, ma il calo dei rendimenti imbriglia il “Quantitative easing”

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

27 novembre 2015

 

MILANO - Una nuova ondata di vendite sul mercato cinese, vittima di questa estate di una corsa al ribasso, condiziona la seduta delle Borse europee che chiudono deboli proprio in scia al -5,48% della Borsa di Shanghai e al -6,09% di Shenzhen. A pesare sui mercati asiatici è stato il comparto finanziario bersagliato dagli ordini di vendita dopo che i broker Citic Secuties e Guosen Secuties hanno annunciato di essere oggetto di indagini governative, per presunte violazioni alla vigilanza: Pechino sta conducendo un'offensiva sui mercati finanziari. Come annota Bloomberg, sono azioni che vanno di pari passo alla campagna contro la corruzione e alla ricerca di responsabili del crollo da 5 mila miliardi di dollari sul mercato, dell'estate scorsa.

 

Dall'ondata di vendite non si sono salvati neppure lo yuan e il comparto delle materie prime, già al centro di una fase di ribassi per la debolezza economica della seconda economia del mondo. Milano così archivia una seduta volatile cedendo lo 0,07% nonostante il balzo di Mps e complice il comparto del cemento debole per un'indagine Antitrust su un presunto cartello dei pezzi. In rosso anche le altre Borse europee: Londra arretra dello 0,28%, Francoforte cede lo 0,24%, Parigi lo 0,32%. Resta per altro una giornata a mezzo servizio a Wall Street, ieri chiusa per il Giorno del Ringraziamento: oggi il mercato azionario chiude alle 13 (le 19 in Italia), in concomitanza con il Black Friday che avvia la stagione dello shopping natalizio. Deboli gli scambi: il Dow Jonesè invariato, mentre l'S&P 500 sale dello 0,2% come il Nasdaq.

 

In attesa della riunione della Bce della prossima settimana, quando Mario Draghi dovrebbe annunciare un ampliamento del Quantitative easing, l'euro resta debole vicino ai minimi da 7 mesi: la moneta unica chiude in calo a 1,0590 dollari dopo essersi riavvicinato al minimo da sette mesi toccato ieri. Una delle opzioni sul tavolo di Draghi è di tagliare ancora il tasso sui depositi, cioè quanto le banche ormai pagano (visto che il tasso è a -0,2%) quando lasciano i loro soldi parcheggiati presso il c/c della Bce. Il Qe non può infatti acquistare titoli che rendano meno di quel limite, ma visto il calo degli spread ormai sono molte le obbligazioni di Stato a rendimento negativo: oggi, in Germania, sono sotto zero i rendimenti fino a sette anni. Questo comporta un problema di 'scarsità' sul mercato di titoli potenzialmente acquistabili dalla Bce. Ad oggi, un taglio dal -0,2 al -0,3% renderebbe acquistabili 373 miliardi di dollari di titoli, che però potrebbero presto uscire dal radar per la presumibile corsa al ribasso dei rendimenti. Bloomberg calcola infatti che già 453 miliardi di titoli - acquistabili per tipologia di scadenza - siano scesi sotto il -0,3% di rendimento dopo l'ultimo meeting della Bce, anticipando le mosse di Draghi.

 

Che i rendimenti stiano scendendo ancora è ben chiaro anche in Italia: il Tesoro ha registrato un nuovo minimo record per il tasso del Btp a cinque anni venduto in asta per 2,5 miliardi di euro, allo 0,37%. Il Tesoro ha anche collocato un miliardo del CctEu 2022 allo 0,51% e 1,687 miliardi, lievemente inferiori agli 1,75 miliardi massimi offerti, del Btp decennale 2025, con rendimento in calo all'1,36%. Lo spread tra Btp e bund è stabile in area 95 punti base, con il rendimento titolo decennale italiano che scende sotto l'1,39%.

 

Le rilevazioni macroeconomiche si concentrano oggi sul Vecchio continente: in Francia i consumi delle famiglie a ottobre sono scesi dello 0,7% rispetto a settembre ma sono cresciuti del 2,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Buone notizie dagli indici di fiducia dei consumatori in Italia, al massimo storico; in Germania l'indice di dicembre scende a 9,3 punti, meglio delle attese, mentre nell'Eurozona resta stabile. In Gran Bretagna si registra un +0,5% del Pil nel terzo trimestre, per un +2,3% su anno. In Cina, allo choc finanziario si è aggiunto un nuovo segnale di deterioramento dell'economia: i profitti industriali sono scesi del 4,6% annuo il mese scorso, dal -0,1% di settembre.

 

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in terreno negativo per le prese di beneficio: il Nikkei, reduce dal picco degli ultimi tre mesi registrato giovedì, ha limato lo 0,3%. La settimana si è così chiusa in sostanziale pareggio. Dal fronte macroeconomico, il Giappone registra un aumento allo 0,3% dell'inflazione, sopra le attese per il mese di ottobre, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 3,1%, dal 3,4% di settembre che gli analisti si aspettavano venisse confermato. Male invece la spesa per consumi, testimonianza di un'economia fragile: è scesa del 2,4% mensile ad ottobre, contro i pronostici di rialzo.

 

Le materie prime, come accennato, sono in una fase di debolezza legata anche alla prospettiva di un rialzo dei tassi americani: un dollaro forte deprime i corsi delle commodity, che sono prezzate proprio in dollari.

 

Le quotazioni del petrolio sono in calo: Brent a -0,33% a 45,31 dollari al barile, Wti a -0,05% a 42,47 dollari al barile. L'oro tratta ancora vicino ai minimi da cinque anni: il lingotto con consegna immediata cede lo 0,4% a 1.068,36 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)