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Il governo offre l’Italia Spa ai grandi investitori globali

 

di Rosario Dimito

 

L'INCONTRO

ROMA. Matteo Renzi mette l’Italia Spa in vetrina davanti a una platea di top manager di aziende italiane e internazionali. In una Davos trasferitasi per l’occasione a Roma, ieri pomeriggio con cena finale, a Villa Madama, quindi a porte rigorosamente chiuse e garanzia di riservatezza, il premier affiancato dai ministri Pier Carlo Padoan, Federica Guidi, Paolo Gentiloni, secondo quanto risulta al Messaggero, avrebbe riunito una cinquantina di presidenti e ad di grandi aziende.

 

National Strategy Day on Italy è stato il tema dell’incontro organizzato dal World Economic Forum, la fondazione svizzera che ogni anno dà appuntamento a Davos ai big del mondo economico, finanziario e politico. La straordinaria occasione romana serviva non solo ad attrarre investimenti, specie a favore delle aziende da privatizzare (Fs, Enav) ma anche a favorire accordi e alleanze tra imprese. Per l’Italia c’erano Claudio Costamagna (Cdp), Francesco Starace (Enel), Nerio Alessandri (Tecnogym), Giuseppe Recchi (Telecom), Carlo Messina (Intesa Sanpaolo), Federico Ghizzoni (Unicredit), Claudio Descalzi (Eni), Mario Greco (Generali).

 

UN PAESE CAMBIATO

La rappresentanza estera era formata da Robert Soros, figlio di George (Soros Funds), e dai top manager del gigante bancario inglese Hsbc, di Lulu Group, grande catena di supermercati degli Emirati Arabi, della banca norvegese Dnb, del gruppo di tlc russo Vimpelcom proprietario di Wind, di Hcl Technologies (società indiana di servizi IT globali), di un altro gruppo immobiliare indiano Rmz Corporation, del gruppo finanziario giapponese Mitsui, del gruppo editoriale turco Dogan e da altri manager provenienti da 14 paesi.

Renzi, che ha fatto gli onori di casa, ha sottolineato che l’Italia è cambiata rispetto al passato ed è diversa anche da certi luoghi comuni. Per il premier le prospettive economiche alimentano la fiducia che poggia sul programma di riforme strutturali che il governo sta portando avanti. Oltre a Renzi, sull’argomento sono intervenuti Padoan e Guidi. Ci sono già i primi segnali di ripresa, hanno detto, tanto che l’Ocse ha rivisto al rialzo all’1,4% le previsioni di crescita del 2016, mentre molte imprese italiane si stanno facendo largo sui mercato internazionali dove l’export è salito da 197 miliardi del primo semestre 2014 a 207 miliardi dello stesso periodo 2015. L’auspicio di Renzi, Padoan, Guidi e Gentiloni sarebbe di far diventare l’Italia un territorio dove investire: per questo il governo è impegnato a rimuovere le debolezze e gli ostacoli segnalati dal World Economic Forum. Specie Padoan e Guidi hanno rimarcato la riforma del mercato del lavoro (jobs act) per rendere più flessibile le richieste di entrata e uscita come in altri paesi. Un altro capitolo dove il governo intende intervenire è quello del cuneo fiscale per alleggerire il costo del lavoro e infine si sta mettendo mano all’architettura istituzionale con la riforma del Senato e della legge elettorale. Da parte del governo c’è la volontà di migliorare i fattori di produttività e diminuire i costi di transazione.

 

LE RIFORME FATTE

I due ministri economici avrebbero fatto riferimento alla Nuova Sabatini che facilita i finanziamenti garantiti in macchinari: finora 5.800 aziende avrebbero ricevuto oltre 2,2 miliardi. La legge di Stabilità appena varata per il 2016 prevede un ammortamento extra del 40% su alcuni tipi di investimenti. Meritano un sostegno speciale le aziende più innovative: è questo il motivo per cui l’esecutivo ha inserito un credito di imposta del 25% sui nuovi investimenti in ricerca e sviluppo. Poi c’è un incentivo fiscale del 50% sui marchi e brevetti (230 milioni). C’è anche un piano di promozione del made in Italy varato dall’Ice che mette a disposizione quasi 400 milioni per il periodo 2015-2017 per promuovere l’internazionalizzazione delle imprese cui è preposta anche la Sace che con il sistema Export Banca consente di finanziare a costi competitivi operazioni effettuate da imprese italiane. Ci sarebbe stata poi l’illustrazione delle misure di liberalizzazioni per abbattere le barriere in entrata anche a vantaggio della trasparenza, sui mercati finanziari, postali, servizi professionali e farmacie. Il provvedimento in discussione al Senato dà una scossa alla mobilità della domanda e fa una deregulation nell’organizzazione degli studi professionali. Secondo le previsione del governo, le liberalizzazioni potranno spingere il pil dell’1,3%.

 

Venerdì 27 Novembre 2015, 08:17

(Il Messaggero)