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La disoccupazione Usa scende al 4,9%, minimi da febbraio 2008

 

I salari crescono più delle attese e aprono a un rialzo dei tassi Fed. Delude però la creazione di nuovi posti di lavoro: solo 151mila a gennaio contro previsioni per 190mila

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

05 febbraio 2016

 

MILANO - Scende ancora la disoccupazione negli Usa, nonostante deluda il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro creati nel settore non agricolo. L'economia americana ha aggiunto 151mila nuovi addetti a gennaio, una chiara decelarazione dai mesi precedenti dovuta in particolare ai settori dell'istruzione privata, dei trasporti e ai lavoratori temporanei. Gli analisti interpellati da Reuters si aspettavano 190 mila nuovi posti a gennaio con un tasso di disoccupazione - calcolto su differente base statistica - stabile al 5%. Invece, secondo il Dipartimento del Lavoro, la disoccupazione è scesa ai livelli minimi dal febbraio del 2008, quando Lehman Brothers non era ancora fallita, e precisamente al 4,9%. Numeri che hanno permesso a Barack Obama di celebrare l'economia Usa come "la più forte al mondo", capace di creare "14 milioni di posti di lavoro negli ultimi sei anni".

 

 

 

Il calo del tasso di disoccupazione Usa nel corso degli ultimi due anni

 

Quanto alla creazione di posti, è stato rivisto al ribasso il dato di dicembre che passa da +292 mila a +262 mila unità e rivisto al rialzo dato di novembre, che passa da +252 mila a +280 mila unità. Le ore lavorate salgono dello 0,1% a 34,6 la settimana, toccando un picco pre-crisi. La partecipazione della forza lavoro resta piatta al 62,7%. Come annota a caldo Filippo Diodovich di Ig Markets è "ottimo il dato sull'andamento dei salari", in crescita su base mensile dello 0,5%, e su base annuale del 2,5%. Le aspettative erano ben inferiori (rispettivamente +0,3% e +2,2%).

 

L'andamento della creazione di nuovi posti di lavoro, sul mese precedente

 

I disoccupati americani sono 7,8 milioni e con il tasso sotto il 5% si apre un dilemma per la Federal Reserve. La Banca centrale Usa guarda infatti alla piena occupazione, che si trova appunto ai livelli attuali di tasso. Quando le persone lavorano, i salari salgono e questo potrebbe generare pressioni inflattive. Proprio il dato sulla crescita dei salari è in questo senso centrale. Per combattere il rialzo dei prezzi, le Banche centrali alzano i tassi e fanno circolare meno denaro. Ma la Fed, d'altra parte, deve tenere a bada le tensioni internazionali sui mercati e il rallentamento economico globale. Se fino a prima della pubblicazione dei dati un rialzo dei tassi nei prossimi meeting era quotato ai minimi, l'aumento dei salari ha fatto incrementare questa possibilità, a giudicare dall'andamento dei Fed Funds. Insomma, due pulsioni opposte sono in campo e complicano la navigazione di Janet Yellen.

 

Secondo gli analisti di Barclays, che riconoscono l'ambivalenza della pubblicazione sul lavoro Usa, "non cambia l'opinione: consideriamo il mercato del lavoro Usa in salute e, al contrario, i rischi di recessione bassi". I dubbi vengono dal settore dei servizi, che mostra debolezza, e le divergenze tra i due dati spingeranno probabilmente la Fed ad aspettare ulteriori prove prima di muoversi. Alla fine, comunque, gli analisti della banca inglese prevedono ora soltanto due rialzi dei tassi (a giugno e dicembre) dai tre precedenti.

 

L'andamento storico dei valori
della disoccupazione Usa

ANNO

G

F

M

A

M

G

L

A

S

O

N

D

2006

4,7

4,8

4,7

4,7

4,6

4,6

4,7

4,7

4,5

4,4

4,5

4,4

2007

4,6

4,5

4,4

4,5

4,4

4,6

4,7

4,6

4,7

4,7

4,7

5,0

2008

5,0

4,9

5,1

5,0

5,4

5,6

5,8

6,1

6,1

6,5

6,8

7,3

2009

7,8

8,3

8,7

9,0

9,4

9,5

9,5

9,6

9,8

10,0

9,9

9,9

2010

9,8

9,8

9,9

9,9

9,6

9,4

9,4

9,5

9,5

9,4

9,8

9,3

2011

9,1

9,0

9,0

9,1

9,0

9,1

9,0

9,0

9,0

8,8

8,6

8,5

2012

8,3

8,3

8,2

8,2

8,2

8,2

8,2

8,1

7,8

7,8

7,7

7,9

2013

8,0

7,7

7,5

7,6

7,5

7,5

7,3

7,3

7,3

7,2

6,9

6,7

2014

6,6

6,7

6,7

6,2

6,2

6,1

6,2

6,2

6,0

5,7

5,8

5,6

2015

5,7

5,5

5,5

5,4

5,5

5,3

5,3

5,1

5,1

5,0

5,0

5,0

2016

4,9

 


(La Repubblica)