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Piazza Affari vola a +4,7%: le Borse scattano con il petrolio

 

Reduci dal crollo di giovedì, i listini del Vecchio continente risalgono sull'ottovolante. Renzi: "Non siamo nell'occhio del ciclone". Il greggio specula sui possibili tagli alla produzione. Per la prima volta dall'ottobre del 2014 l'indice Nikkei scende sotto la soglia psicologica dei 15.000 punti. La Germania conferma una timida ripresa nel quarto trimestre: Pil +0,3%

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

12 febbraio 2016

 

MILANO - Dopo un'altra giornata nera, costata ai mercati europei 242 miliardi di capitalizzazione, i listini del Vecchio continente risalgono sull'ottovolante nella speranza di recuperare almeno in parte il terreno perduto. Milano conferma il rialzo dei primi istanti di contrattazioni e accelera fino a chiudere in rialzo del 4,7% indossando la maglia rosa del Vecchio continente; Francoforte aggiunge il 2,45%, Parigi il 2,52%, mentre Londra recupera il 3,08%. Positiva anche Wall Street, sostenuta dal recupero del petrolio: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones sale dell'1,5% come l'S&P 500, mentre il Nasdaq avanza dell'1,3%. A metter benzina negli acquisti ci pensa il greggio, che scatta fino al +10% con il Wti in area 28,5 dollari e il Brent a 32 dollari al barile. La speculazione è in azione, alimentata dalle parole del ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, che ha chiesto coordinamento nel cartello per dei produttori per stabilizzare i mercati. Ma si tratta anche di movimenti tecnici, se si considera che da inizio anno il bilancio del barile è in perdita di quasi un terzo. La sensazione, tra gli operatori, è che un convinto rimbalzo dei corsi petroliferi sia ancora lontano.

 

La pesantezza del clima internazionale dei mercati si è invece fatta sentire sulla Borsa di Tokyo, che ha perso stamane il 4,84% scendendo per la prima volta da ottobre 2014 sotto la soglia psicologica dei 15mila punti. Il bilancio settimanale è drastico: -11%, con l'apprezzamento dello yen (acquistato dagli investitori perché bene rifugio e nonostante le politiche ultra-espansive della Banca centrale giapponese) a penalizzare le aziende esportatrici del Sol Levante.

 

Resta la grande incertezza sulle prossime mosse della Fed, che soltanto a dicembre ha alzato i tassi, ma ora - come ha riconosciuto la stessa presidente, Janet Yellen - apre alla possibilità di scendere in negativo. Oggi il presidente della Fed di New York, William Dudley, ha frenato: "E' estremamente prematuro", parlare di tassi sotto zero, anche se l'economia americana "ha perso un po' di slancio". Come ha avuto modo di rimarcare il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dell'Ecofin odierno, la "percezione diffusa" fra i ministri delle Finanze europei è quella che "stiamo vivendo una fase di instabilità", che "riflette proprio le incertezze sulle prospettive di crescita".

 

Tra i singoli titoli di Piazza Affari acquisti su Unipol, che ha chiuso il 2015 con utile in crescita a 579 milioni e cedola migliorata a 18 cent. Si tirano le somme sull'aumento di capitale di Saipem: la società ha raccolto poco più di 3 miliardi di euro, l'inoptato ha superato il 12% dell'offerta e il titolo scende ancora. Sospesa in asta di volatilità Mps, che presenta pesanti ribassi. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, torna a difendere il sistema bancario italiano: "Noi non siamo più l'epicentro della crisi", dice a Radio Anch'io. "L'Italia non è nell'occhio del ciclone".

 

L'euro chiude in decisa flessione a 1,1244 dollari. I positivi dati sulle vendite al dettaglio in Usa hanno dato un pò di respiro al biglietto verde, che balza a 112,77 yen. Stabile il cambio euro/yen, a quota 126,81. Si restringe lo spread tra Btp e Bund, che ieri era risalito fino a 160 punti: il differenziale oggi scende in area 135 punti, il decennale italiano rende l'1,63%. Sull'umore globale degli investitori pesano sempre i timori di una nuova recessione e le preoccupazioni per lo stato di salute delle banche europee che ieri hanno affossato tutti i principali listini. In calo anche Hong Kong, seppure in misura minore (-1%). Bilancio settimanale negativo anche a Sydney: -4,2% con le banche sotto pressione. Ancora chiusi per il Capodanno lunare i mercati di Cina, Taiwan e Vietnam.

 

L'economia reale presenta intanto il conto dell'ultimo periodo dello scorso anno. In Germania si conferma una moderata ripresa, con una crescita del quarto trimestre del Pil allo 0,3% rispetto al trimestre precedente e all'1,3% su anno. Si tratta di dati in linea con le attese del mercato, che sono invece state deluse dal +0,1% fatto segnare dall'Italia. Di nuovo in Germania, l'inflazione risale allo 0,5% annuo a gennaio, confermando i dati preliminari e rafforzandosi dopo il +0,3% di dicembre. Su base mensile, però, resta un calo dello 0,8%. La Grecia, invece, torna in recessione. Nell'Eurozona, intanto, si registra un nuovo calo della produzione industriale che a dicembre è scese dell'1% su novembre: l'indice medio per l'anno 2015, tuttavia, è salito dell'1,4%. Negli Usa superano le attese i prezzi alle importazioni (-1,1% a gennaio) e le vendite al dettaglio (+0,2%). Cala, invece, la fiducia dei consumatori che in febbraio è scesa a 90,7 da 92 punti di gennaio, ai minimi da quattro mesi.

 

Tra le materie prime, nonostante le prese di beneficio sui mercati asiatici, con quotazioni a 1.240 dollari l'oncia, l'oro si appresta a chiudere la migliore settimana degli ultimi quattro anni (con una crescita media intorno al 6%), confermandosi come primario bene rifugio per gli investitori globali. Ieri il metallo prezioso era arrivato a toccare quota 1260 dollari, grazie ai forti acquisti di Etf in oro. Gli analisti non escludono che il lingotto possa tornare a breve a quota 1300 dollari.

 

(La Repubblica)