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Cdm, sarà discusso il decreto rimborsi

 

Il governo dovrebbe limare gli ultimi dettagli per i ristori degli obbligazionisti azzerati nelle procedure di risoluzione delle quattro banche (Banca Etruria, CariChieti, Carife, Banca Marche). Il tema non è entrato nell'ordine del giorno, ma solo nelle varie ed eventuali. In arrivo anche misure per rendere più veloce il recupero dei crediti

 

29 aprile 2016

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MILANO - Il decreto rimborsi è in discussione. Non c'è nell'ordine del giorno del consiglio dei ministri, ma è sul tavolo dell'esecutivo tra le voci varie ed eventuali. Si tratta del decreto che definisce i meccanismi per rimborsare gli investitori che si sono visti azzerare le obbligazioni di Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti (i quattro istituti messi in risoluzione a fine 2015). Insieme al decreto anche le misure per introdurre nuove semplificazioni volte a snellire le procedure fallimentari. Un tema che si intreccia strettamente con la partita dei crediti in sofferenza, per trattare le quali è stato lanciato il Fondo Atlante. "Finalmente si chiude quella pagina brutta che c'è stata in passato", aveva anticipato il premier Matteo Renzi in collegamento dall'Internet Day di Pisa.

 

I rimborsi. Sul tema dei ristori agli investitori - che si son visti stracciare azioni e obbligazioni subordinate dei quattro istituti - si prevedevano ritocchi fino all'ultima ora. Dopo diversi annunci e rinvii, come ricostruiva Repubblica in edicola, si era imposto il doppio-binario per accedere ai rimborsi: automatici per coloro che hanno sottoscritto i bond prima dell'agosto 2013, arbitrato necessario per gli altri per mettere in luce la mancanza di informazioni adeguate in fase di sottoscrizione degli investimenti. La data non è casuale: all'agosto 2013 risale infatti la comunicazione Ue che chiedeva di far partecipare gli investitori al fallimento di una banca, prima di metter mano ai soldi pubblici per il suo salvataggio. Ma su questa impostazione si sono innestati i dubbi di Palazzo Chigi sulla possibile platea rimborsata. Stando alla data di emissione dei titoli, con questa configurazione i due terzi circa dei rimborsi potrebbero essere automatici (228 milioni di euro su 329 di obbligazioni, circa 8mila persone su 10.599). Ma lo scetticismo del premier Renzi si è rivolto anche agli altri criteri in base ai quali far scattere i ristori, cioè limiti di reddito (Isee) o quota di patrimonio totale investito nei bond. Insomma, la paura è di lasciare troppi risparmiatori scontenti e pronti a intentare cause. Ancor prima di conoscere i provvedimenti definitivi, d'altra parte, il Codacons ha ammonito il governo: "Non accetteremo alcun doppio binario sul fronte degli indennizzi e nessuna discriminazione a danno dei risparmiatori". L'attesa è per un rialzo delle risorse dedicate tra 250 e 280 milioni dai 100 milioni inizialmente stanziati.

 

Ue: più tempo per vendere le nuove banche. Nella nuova attesa sui tecnicismi per i rimborsi agli obbligazionisti, la Commissione Ue ha dato intanto il via libera alla proroga della scadenza entro la quale devono essere cedute le nuove quattro banche nate dal salvataggio di Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti. Bruxelles non ha fornito date "nell'ottica di proteggere l'effettivo compimento del processo di vendita". La scadenza iniziale era fissata per la fine di questo mese. E' la stessa Commissione a riassumere per sommi capi la vicenda delle quattro banche ora in risoluzione: gli istituti-ponte vennero create a novembre, quando la Banca d'Italia mise in risoluzione le banche. Con l'approvazione dell'Antitrust europeo, il Fondo di risoluzione italiano concesse 3,6 miliardi di aiuti per coprire la differenza tra gli asset trasferiti e le passività e per capitalizzare le banche-ponte. Più un aiuto addizionale di 400 milioni di euro di garanzie. Per limitare la distorsione alla concorrenza derivanti dall'aiuto pubblico, ricorda la commissione, l'Italia si è impegnata a mantenere "vive" le banche-ponte solo per un periodo limitato. "In vista del prolungamento del termine ultimo per la vendita, l'Italia ha fornito impegni addizionali per limitare la distorsione della concorrenza e assicurare che non saranno concessi altri aiuti di Stato alle banche-ponte".

 

Procedure fallimentari. Sul fronte dei fallimenti più agili, arrivano due tipologie di interventi. Da un lato, riassumono gli analisti di una Sim, prevenire lo stato di insolvenza per evitare i fallimenti e dall'altro agevolare le procedure di recupero dei crediti. Si tratterebbe di ampliare i beni che i creditori possono aggredire a fronte di un credito immobiliare: sarebbero compresi anche i macchinari e le quote societarie, in un meccanismo chiamato "pegno non possessorio". Il dubbio degli addetti ai lavori è che - dovendo sempre passare dal Tribunale per farlo valere - il pegno possa non essere un'arma efficace per una accelerazione sensibile del recupero del credito. In ogni caso, come è stato detto anche durante la conferenza di presentazione del Fondo Atlante oggi a Milano, ogni intervento che permetta di ridurre i tempi di recupero dei crediti dai 7 anni attuali è ben accetto.

 

Statali. A Palazzo Chigi dovrebbe anche essere spazio per il via libera definitivo al decreto sulla misurazione e sulla valutazione delle performance nella pubblica amministrazione. Le nuove misure potrebbero essere l'antipasto dell'intervento più ampio e completo previsto in attuazione della riforma Madia. Uno degli gli aspetti più rilevanti del decreto è l'istituzione di una sorta di task force, composta da massimo 25 unità, presso il ministero della Pa. Un'altra novità sta nel collegamento tra il ciclo della performance e del ciclo di programmazione economico finanziaria. Nel decreto viene poi sancito il principio del doppio canale della valutazione, che guarda sia al contributo individuale sia di "squadra".

 

(La Repubblica)