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L'economia globale rallenta, mercati incerti. Milano piatta

 

La Commissione Ue è stata l'ultima grande istituzione ad abbassare le previsioni di crescita. Negli Usa, i dati hanno mostrato segnali di indebolimento della spinta economica. Milano non riesce a recuperare terreno dopo lo scivolone della vigilia, in ordine sparso gli altri listini Ue. L'Opec accantona i piani di congelamento della produzione di petrolio

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

04 maggio 2016

 

MILANO - Il rallentamento dell'economia globale preoccupa gli investitori: la Commissione europea è stata, ieri, l'ultimo grande organismo a prendere atto dell'inceppamento del motore economico mondiale, tagliando le previsioni per tutto il Vecchio continente compresa l'Italia. I mercati azionari prendono atto di questa incertezza. Dopo aver rimbalzato dai livelli di febbraio, quando si raggiunse il punto più basso degli ultimi anni a seguito delle turbolenze di inizio 2016, nelle ultime due settimane i listini sono tornati a trattare all'insegna dell'incertezza, orientati alla debolezza sia dai report macro-economici sia dai risultati finanziari delle aziende quotate. Bloomberg nota come il Citigroup Economic Surprise Index per gli Usa - uno strumento che traccia quanto i dati pubblicati siano in linea con le aspettative - sia di nuovo ai minimi da febbraio e come gli analisti si aspettino un peggioramento dell'8% degli utili Usa.

 

Insomma, lo scenario non invoglia l'acquisto di titoli azionari. Anche perché rimane l'incognita sulle scelte delle Banche centrali, in primis la Fed, sospesa tra la prosecuzione delle politiche di supporto all'economia (strada sulla quale si trovano ancora Bce e BoJ) e l'intraprendere il percorso di normalizzazione monetaria.

 

Di questo stallo hanno preso atto i mercati asiatici, in ribasso per la sesta seduta consecutiva (striscia più lunga, ancora una volta, da febbraio). Un andamento duplicato da quelli europei: Milano ha chiuso in flessione dello 0,19%, dopo le forti perdite di ieri; Francoforte e Parigi hanno ceduto lo 0,9% e l'1,09%, Londra l'1,19%. Alla chiusura delle Borse Ue, anche Wall Street appare debole: il Dow Jones cede lo 0,5%, il Nasdaq lo 0,7%.

 

A Piazza Affari resta osservato speciale il comparto bancario: la mancata quotazione della Popolare di Vicenza, con il ricorso al Fondo Atlante per la sottoscrizione pressoché integrale dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi, alza l'attenzione sulla prossima operazione di Veneto Banca. Domani si terrà una difficile assemblea dell'istituto, con la Bce che ha chiesto senza mezzi termini pulizia nella governance: il timore è che l'operazione da un miliardo si chiuda con lo stesso epilogo della Pop Vicenza. Anche le banche europee - comunque - hanno i loro grattacapi: con i tassi bassi della Bce, i profitti si restringono e i tagli sono una via obbligata.

 

L'agenda macroeconomica europea è piuttosto scarica e si concentra sui Pmi della zona con la moneta unica: gli indicatori - costruiti attraverso il sondaggio dei direttori agli acquisti - che analizzano le aspettative su settore manifatturiero e terziario. In Italia, il Pmi dei servizi sale a 52,1 punti ad aprile, dai 51,2 precedenti, mentre scende leggermente in Germania pur restando a 54,5 punti (ben sopra la soglia di 50 che separa l'espansione dalla contrazione). Stabile il Pmi servizi dell'Eurozona, a 53,1 punti ad aprile e così l'indice finale composito (che include anche il manifatturiero) della produzione nell'Eurozona è leggermente sceso a 53 dal 53,1 di marzo. Deludono le vendite al dettaglio calate in volume dello 0,5% a marzo all'interno dell'Eurozona e dello 0,7% nella Ue. Tuttavia, su base annuale l'indice è cresciuto rispettivamente del 2,1% e del 2,4%. Lo spread tra Btp e Bund si allarga in area 130 punti, con il decennale italiano che rende l'1,5% sul mercato secondario. L'euro accentua la flessione sul dollaro. Il cross scivola a 1,1470 dopo che ieri il cambio con il biglietto verde aveva toccato quota 1,16.

 

Raffica di dati, invece, dagli Usa. Il settore privato, secondo l'indagine Adp, ha creato 156mila posti di lavoro, meno delle attese. Venerdì si aspetta il report completo sull'occupazione. In calo dell'1% la produttività del primo trimestre, ma le attese erano per un calo dell'1,4%. Cala anche il deficit commerciale, a marzo, a quota 40,4 miliardi: è un livello inferiore alle stime. Ancora, l'indice Ism servizi, che misura l'andamento del settore negli Stati Uniti, è salito in aprile a 55,7 da 54,5 di marzo. Il dato è superiore alle attese degli analisti, che scommettevano su quota 54,8. In mattinata, i mercati dell'Est sono rimasti privi dell'orientamento della Borsa di Tokyo, chiusa da ieri e fino a giovedì per festività: il mercato azionario giapponese riprenderà regolarmente le negoziazioni venerdì. Piatta Shanghai, in ribasso dello 0,7% Hong Kong.

 

Da monitorare il fronte delle materie prime: il petrolio è reduce dalla terza giornata di ribassi e oggi si stabilizza. A New York le quotazioni salgono del 2% circa intorno a 44,5 dollari. Eppure le scorte petrolifere settimanali Usa sono salite più del previsto (2,8 milioni di barili a 543,4 milioni di barili). Intanto, dal fronte Opec emerge l'accantonamento dei piani per congelare la produzione: secondo quanto riporta Bloombgerg, i delegati dei Paesi produttori non ritengono sia più in tema all'ordine del giorno. Quotazioni dell'oro poco mosse: quando i listini Ue si avviano a chiudere, il lingotto con consegna immediata tratta in area 1.280 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)