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Borse in rally tra Grecia e Fed. Milano scatta, si rafforza la crescita tedesca

 

Per la prima volta i mercati attribuiscono più del 50% di possibilità a un innalzamento dei tassi Usa nella riunione di luglio: il dollaro si porta ai massimi da due mesi. La ristrutturazione del debito di Atene finisce al centro dell'Eurogruppo. Il Prodotto tedesco cresce dello 0,7% nel primo trimestre: attese battute. Male invece la fiducia delle imprese

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

24 maggio 2016

 

MILANO - I mercati azionari aspettano le mosse della Federal Reserve, mentre in Europa l'argomento scottante del debito greco da ristrutturare torna al centro del tavolo dell'Eurogruppo iniziato nel pomeriggio. I listini, partiti in ribasso, accelerano grazie agli acquisti che premiano il comparto bancario e vengono sostenuti anche dal recupero del petrolio.

 

Milano, partita in rosso, inverte la rotta e vola fino a chiudere in rialzo del 3,34% sostenuta dai titoli finanziari: alcune azioni vengono anche sospese per eccesso di volatilità, sotto ordini d'acquisto copiosi. Il Ftse Mib era reduce da uno scivolone del 2,7%, sul quale hanno pesato, però, imponenti stacchi di cedole. A Piazza Affari l'osservata speciale è Unicredit con il cda che affronta l'ormai scontata uscita dell'ad, Federico Ghizzoni, e la sua successione. Sul mercato, dopo i recenti cali, sono tornati gli acquisti sulla banca. Volatile Saipem, che prima ha pagato il taglio del rating da parte di Moody's, poi ha recuperato: con il giudizio Ba1, l'azienda di servizi petroliferi si trova al primo gradino del livello "spazzatura". E' notizia di giornata il fatto che anche Banca Imi, la banca d'investimento di Intesa Sanpaolo, è uscita dal capitale di Saipem collocando l'1,4% del capitale che le era rimasto in pancia dopo l'aumento di capitale, che si era concluso con un grande inoptato. Si sono rafforzati anche gli altri listini: Londra recupera l'1,35%, Francoforte del 2,18% e Parigi sale del 2,46%. Wall Street consolida il rialzo: quando in Europa chiudono i mercati, il Dow Jones sale dell'1,1%, il Nasdaq dell'1,6%, e l'S&P 500 dell'1,3%.

 

La protagonista di giornata, dal punto di vista dell'agenda di pubblicazione dei dati macroeconomici, è la Germania, dalla quale arrivano indicazioni contrastranti. Il Prodotto interno lordo tedesco è cresciuto dello 0,7% destagionalizzato nel primo trimestre rispetto ai precedenti tre mesi, grazie al traino della domanda interna. Destatis ha così confermato i dati preliminari, migliori del +0,5% atteso dagli analisti: la crescita tedesca ha accelerato dopo il +0,35% dell'ultimo periodo del 2015. Nel 2016, il governo di Berlino si attende una crescita dell'1,7% e dell'1,5% nel 2017. Deludente invece l'indice Zew di maggio sulla fiducia delle imprese: è crollato a 6,4 punti dagli 11,2 di aprile. Meglio le imprese francesi, che hanno visto migliorare l'indice di fiducia a 102 a maggio grazie soprattutto alle prospettive più positive nel settore dei servizi e del commercio al dettaglio. Negli Usa, invece, le vendite di casa nuove ad aprile sono cresciute del 16,6%, il passo più rapido da otto anni, mentre l'attività manifatturiera ha rallentato il passo: l'indice della Fed di Richmond si è attestato a -1 punti dai +14 punti.

Borse in rally tra Grecia e Fed. Milano scatta, si rafforza la crescita tedesca

L'andamento del Pil tedesco nel grafico di Destatis: le barre indicano la variazione annua, la linea la variazione sul trimestre precedente.

 

 

L'andamento del Pil tedesco nel grafico di Destatis: le barre indicano la variazione annua, la linea la variazione sul trimestre precedente.

 

I listini asiatici hanno trattato in calo, mentre il dollaro ha continuato a rafforzarsi in vista di un possibile incremento dei tassi Usa già da questa estate: i future sui Fed Funds, l'indicatore di mercato che riassume le possibilità di cambiamenti della politica monetaria, per la prima volta segnalano oltre il 50% di chances per un rialzo dei tassi nella riunione di luglio. "Se la Federal Reserve alzasse i tassi, potremmo vedere mosse di avversione al rischio come avvenuto lo scorso dicembre", annota lo strategist Toshihiko Matsuno a Bloomberg, ricordando quanto avvenne dopo il primo rialzo dei tassi della Fed dal 2006. A gennaio, i mercati globali persero 7mila miliardi di dollari di capitalizzazione. Il cambio euro-dollaro è in calo, con la moneta del Vecchio continente che chiude in calo a 1,1159 contro il biglietto verde dopo aver toccato un minimo da due mesi a 1,1145 dollari. Il Bloomberg Dollar Spot Index, che traccia il biglietto verde contro un paniere di 10 monete concorrenti, è ai massimi da due mesi. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è in discesa sotto a 125 punti e il rendimento si attesta all'1,43%.

 

La stabilizzazione dello yen, a seguito della dichiarazione congiunta dei G7 del fine settimana contro una guerra valutaria, ha portato la Borsa di Tokyo di nuovo in rosso, con il Nikkei 225 che ha terminato gli scambi con un calo dello 0,94% a 16.498 punti. Debole anche Shanghai, che perde lo 0,77% in chiusura.

 

Per le materie prime, dopo la debolezza sui mercati asiatici il petrolio torna a trattare in netto rialzo: alla chiusura dei mercati Ue, il Wti sale di un punto e mezzo a 48,8 dollari, praticamente appaiato al Brent. Resta invece debole l'oro: il lingotto con consegna immediata viene scambiato a 1235 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)