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Gli italiani online dicono no alla Brexit. La paura è la recessione

 

Chi naviga in rete in Italia non vuole che l'Inghilterra esca dall'Unione europea: gli inglesi si dividono invece a metà. A pesare sulla scelta di campo è il pericolo che l'andamento dell'economia peggiori ulteriormente

 

a cura di VOICES FROM THE BLOG

 

26 maggio 2016

 

MILANO - C’è una vera convenienza per la società e per l’economia britannica ad abbandonare l’Unione europea? Secondo gli italiani (almeno quelli che ne discutono in Rete: oltre 6 mila post nelle ultime settimane) la risposta sembrerebbe chiara: no. il 61,5% di quanti commentano dal Bel Paese le possibili conseguenze della Brexit prevede infatti un impatto negativo sul sistema economico del Regno Unito. Nello stesso periodo l’opinione dei britannici - i diretti interessati - restituisce invece l’immagine di un Paese spaccato in due: gli oltre 500 mila tweet postati nel Regno Unito nello stesso periodo di quelli italiani, infatti, indicano che solo il 51,5% dei britannici paventa effetti negativi dalla Brexit.

 

 

Ma rimaniamo in Italia: secondo gli italiani a motivare la previsioni negative per l’economia inglese sarebbe il forte rischio di recessione (72,9%), indotto anche da un temuto indebolimento del potere negoziale del Regno Unito in sede di accordi commerciali con il resto del mondo (24,3%). La paura degli effetti recessivi sembra piuttosto condivisa anche oltremanica, se è vero che la stessa motivazione spiega il 68,5% dei post britannici che si dichiarano pessimisti sulle conseguenze della Brexit.

 

Viene da chiedersi, tuttavia, quanto queste ragioni non riflettano, in realtà, il timore che l’uscita del Regno Unito dalla compagine europea possa provocare questi stessi danni a carico dell’economia italiana: sarebbe infatti l’intera Unione europea – e non solo il Regno Unito - a subire una riduzione della propria forza contrattuale, se dovesse perdere alcuni pezzi significativi.

 

 

 

Dall’altro lato, rifiuta l’idea che l’uscita dall’Ue possa avere serie conseguenze recessive il 47,2% di quanti hanno una prospettiva ottimistica sulla Brexit. Ma soprattutto il 26,9% di costoro ritiene che l’abbandono dell’Unione europea porterebbe vantaggi economici per il venir meno dei vincoli di finanza pubblica che i trattati europei impongono ai propri sottoscrittori: e qui diventa davvero difficile non pensare che il giudizio non sia condizionato dall’opinione che quegli stessi vincoli stiano ostacolando la ripresa economica nel nostro Paese.

 

E non sono soltanto i vincoli al deficit e al debito pubblico ad essere detestati: il 10,6% dei commenti ottimistici evidenzia che la legislazione europea limita lo sviluppo delle imprese britanniche, che trarrebbero giovamento da una ritrovata autonomia del sistema.

 

Infine vengono evocati i temi che creano il maggiore allarme sociale: un Regno Unito sganciato dal resto dell’Europa – si dice nel 9% circa dei commenti – riuscirebbe a gestire in modo più efficiente e più sicuro l’ondata migratoria in corso. La sensazione, come sappiamo, alberga in diversi Paesi europei. Che si tratti di una motivazione importante è provato dal fatto che, tra i tweet britannici, la sua quota sfiora il 18%.

 

 

Hanno fatto discutere anche le parole dell’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, il quale ha sostenuto che sia in atto un tentativo da parte dell’unione europea, di unificare il continente sotto un unico governo, assimilando questa strategia a quelle perseguite nel passato da Hitler e da Napoleone. Dall’Italia il dissenso da queste posizioni è pressoché totale (94,2%); va un po’ diversamente nel Regno Unito, dove le tesi di Johnson raccolgono oltre un quarto dei consensi. Ma almeno su questo punto, gli italiani (e gli inglesi) la pensano allo stesso modo.

 

"VOICES from the Blogs" (http://www.voices-int.com/) è l’osservatorio scientifico sui social media dell'Università Statale di Milano curato da A. Ceron, L. Curini, S.M. Iacus e G. Porro.

 

(La Repubblica)