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Immigrati, cancellata tassa sui permessi di soggiorno

 

Illegittimo chiedere agli extracomunitari un esborso extra rispetto agli 80 euro già pagati per l'emissione del documento. Cancellata la norma del 2011 voluta dal governo Berlusconi. Inca Cgil: "Abbiamo già raccolto 50 mila richieste di rimborso. La platea interessata potrebbe essere di un milione di stranieri"

 

di VALENTINA CONTE

 

26 maggio 2016

 

ROMA - Una sentenza del Tar cancella la tassa sugli immigrati. O meglio il contributo extra deciso dal governo Berlusconi, un mese prima della sua caduta nel 2011, sui permessi di soggiorno. Il decreto ministeriale fu firmato il 6 ottobre di quell'anno da Tremonti e Maroni, all'epoca titolari dell'Economia e dell'Interno. E stabiliva un balzello aggiuntivo al costo base da 80 a 200 euro a seconda della lunghezza del permesso: 80 euro per quelli di durata inferiore o pari all'anno, 100 euro per una durata sopra all'anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per il lungo periodo.

 

Ebbene dopo il ricorso della Cgil nazionale e del patronato Inca Cgil - che hanno impugnato quel decreto nel febbraio 2012 - il Tar del Lazio si è finalmente espresso, il 24 maggio scorso. Dicendo una cosa chiara: il contributo extra non è dovuto perché illegittimo. Per lo stesso motivo già messo nero su bianco dalla Corte di Giustizia Ue con sentenza del 2 settembre 2015: perché è in contrasto con la normativa che prevede l'integrazione dei cittadini extracomunitari e perché supera qualsiasi esborso chiesto dalla pubblica amministrazione italiana per documenti similari, come la carta di identità. Il governo Monti aveva promesso di cancellare il balzello (e aveva creato anche un ministro ad hoc per l'integrazione Riccardi), ma poi non se n'è fatto nulla.

 

I rimborsi. E dunque cosa succede oggi? Superata l'incredulità, dopo il tam tam partito sui social alla velocità della luce, molti immigrati si accingono a chiedere il rimborso. "Abbiamo già raccolto 50mila domande e preparato le prime cause pilota da inoltrare al giudice ordinario", racconta Morena Piccinini, presidente Inca Cgil. Ma quanto è ampia la platea degli interessati? "Stimiamo si possa arrivare a 1 milione di immigrati regolari che in questi quattro anni hanno pagato molti soldi, non dovuti. Alcune famiglie hanno sborsato anche 2 mila euro in un anno, visto che spesso si tratta di nuclei numerosi e considerato pure che i permessi vengono concessi per durate brevi e poi rinnovati anche più volte nei dodici mesi, ogni volta gravati dal contributo".

 

Se così fosse, l'esborso dell'erario non sarebbe cosa da poco. Tra l'altro, la metà di questo gettito aggiuntivo va ad alimentare il Fondo rimpatri, istituito sempre dal decreto del 2011. Con l'effetto paradossale degli immigrati regolari che di fatto finanziano il rimpatrio dei colleghi irregolari. Anche con la cancellazione del balzello però, il permesso di soggiorno non sarà gratis. Continuerà a costare circa 80 euro. Di questi, 30 euro e 46 centesimi rappresentano il contributo al poligrafico per la stampa, 30 euro vanno alle Poste (i pagamenti avvengono ai loro sportelli), 16 euro rappresentano la marca da bollo.

 

(La Repubblica)