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Mise, torna Bondi per tagliare le spese

 

Carlo Calenda, neo ministro dello Sviluppo economico, alla sua prima uscita pubblica all'assemblea di Confindustria annuncia un piano industriale per l'Italia, "prima dell'estate". E rivela la disponibilità di Enrico Bondi, ex commissario alla spending review, a tagliare le spese del suo ministero

 

di VALENTINA CONTE

 

26 maggio 2016

 

ROMA - A volte ritornano. Enrico Bondi, ex mister spending review (si dimise in polemica nel gennaio 2013, poi sostituito da Canzio, Cottarelli, Perotti e Gutgeld, solo quest'ultimo rimasto), di nuovo in campo per tagliare le spese. Lo farà gratis. E stavolta le sue forbici si applicheranno al solo ministero per lo Sviluppo economico. "Ho chiesto a Bondi di aiutarmi come consulente a titolo gratuito e lui ha accettato", rivela il neo ministro Carlo Calenda, parlando per la prima volta dal palco dell'Assemblea di Confindustria. "Un vero e proprio piano strategico e operativo del nuovo ministero" sarà pronto in settembre. E si affiancherà a un più ambizioso piano industriale per l'Italia, annunciato proprio da Calenda, arrivato alla guida del Mise il 10 maggio scorso, dopo le dimissioni di Federica Guidi. Secondo due filoni, spiega il ministro: "le politiche industriali attive e le politiche per la produttività totale dei fattori".

 

Sforbiciata a spese e incentivi. "La mia prima sfida è squisitamente manageriale", assicura Calenda. "Nei prossimi tre mesi mi dedicherò al turnaround del ministero. Processi, organizzazione e persone occuperanno una parte rilevante del mio tempo. Ci sono nel Mise funzioni che non hanno più ragione di essere mentre molto spesso attività chiave sono prive di risorse". Un lavoro questo che "darà come risultato anche una profonda spending review e per non farmi mancare momenti movimentati ho chiesto a Enrico Bondi di darmi una mano". Il primo capitolo a essere rivisto sarà proprio quello degli incentivi. "Ho intenzione di verificare ogni singolo incentivo erogato per capire quali sono stati i risultati raggiunti in termini di soddisfazione dei clienti e di impatto. Il principio di fondo sarà quello di concentrare le risorse sulle iniziative esistenti che funzionano. Per essere efficace una misura deve avere la dimensione adeguata". E fa notare: "Per voi è normale farlo nelle vostre aziende. Per il ministero è una rivoluzione".

 

Il piano industriale. Il rilancio dell'Economia non può partire da "circoli illuminati chiusi nelle stanze di un ministero" che scelgono "settori e interventi: sarebbe comico". Ecco perché Calenda promette un piano industriale per l'Italia "prima dell'estate" e poi "misure in legge di stabilità", in autunno. "Il cambio di passo è urgente, aumenterò gli investimenti per l'internazionalizzazione, dobbiamo investire negli Stati Uniti, possiamo prenderci 10 miliardi in più. Avvierò il programma 'alti potenziali', per aiutare le imprese a scrivere il loro piano industriale. Ice e Invitalia dovranno accelerare. Nel prossimo consiglio dei ministri sarà nomitato il presidente Ice. La legge sulla concorrenza non la ritiro, non si ricomincia da capo. Anzi va portata a casa presto e già quest'anno ne preparemo un'altra. Non farò politiche di settore, a quello ci pensa il mercato. Farò politiche neutrali per rafforzare le condizioni di tutti. Difenderò le imprese italiane, non l'italianità. Farò il bando per la banda larga. E sulle energie alternative dico: il conto degli incentivi non possono pagarlo le imrpese energivore. Una follia".

 

Il registro degli ingressi. Altra novità sul fronte della trasparenza. Calenda annuncia una sorta di registro degli ingressi, un modo per rendere pubblici tutti gli incontri, fin qui riservati, del ministro. "Si saprà che quell'amministratore delegato e quell'azienda mi sono venuti a trovare", spiega. "D'altro canto ho una storia professionale che mi ha messo in contatto con molte imprese. E non voglio equivoci su potenziali conflitti di interesse. Proprio per questo, per evitare il porto delle nebbie, il Mise adotterà le regole di accesso al ministero proprie della Commissione europea".

 

(La Repubblica)