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Pubblicato il Rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti n. 1/2012

E’ stato pubblicato il Rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti n. 1/2012. Il rapporto analizza le risultanze degli ultimi dati sulle retribuzione dei pubblici dipendenti, aggiornati all’anno 2012. Presenta inoltre un’articolata analisi dei flussi di mobilità per tutto il settore pubblico, con riferimento all’anno 2010.

Nota:  I documenti sottoelencati sono accessibili o attraverso i link al sito ARAN o nella sezione “documenti riservati”, categoria “contrattazione”.

Rapporto semestrale 1-2012 (versione integrale)

Rapporto semestrale 1-2012 (abstract)

Slides di presentazione del rapporto

Comunicato Aran

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Comunicato ARAN

Il rapporto semestrale Aran sulle retribuzione dei pubblici dipendenti n. 1 del 2012 analizza le risultanze degli ultimi dati sulle retribuzione dei pubblici dipendenti, confermando le attese di una dinamica delle retribuzioni pro-capite sostanzialmente congelata, per effetto dei provvedimenti di blocco delle retribuzioni e di sospensione della contrattazione nazionale varati a più riprese, a partire da metà 2010.

La dinamica delle retribuzioni pro-capite dell’aggregato pubblica amministrazione fa registrare nel 2011 un dato di segno negativo (-0,2%). Non sono ancora visibili, perché successivi rispetto alla rilevazione, gli effetti delle ulteriori e più recenti misure di contenimento e revisione della spesa («spending review»).

Il dato della PA appare tanto più significativo se confrontato con i più recenti andamenti fatti registrare nel settore privato. Il settore delle attività manifatturiere fa segnare, sempre nel 2011, una crescita pari al 2,7%, dato che non evidenzia, nonostante la crisi, una particolare cesura con gli andamenti del passato. Gli effetti della crisi sono invece più visibili nel settore dei Servizi vendibili, che fa registrare un più modesto 1,5% di crescita, spiegato principalmente dall’acutissima crisi dei consumi privati interni, che si è ripercossa principalmente sul settore del Commercio, e dalle grandi difficoltà attraversate dal settore dell’Intermediazione finanziaria.

Il rapporto analizza anche i flussi della mobilità di personale registrati nel corso del 2010, sull’insieme delle pubbliche amministrazioni italiane, flussi distinti nelle diverse tipologie della mobilità permanente (sia interna ai comparti che tra comparti) e della mobilità temporanea (comandi e distacchi). Sommando le diverse tipologie di mobilità analizzate dal rapporto, per l’insieme della PA, si ottiene un indice complessivo dell’1,5% (numero degli eventi di mobilità in rapporto al totale degli occupati), che si compone di: 1% mobilità intracomparto, 0,1% mobilità extracomparto, 0,4% mobilità temporanea (comandi e distacchi). L’analisi settoriale sui diversi comparti evidenzia che in taluni settori (come la sanità) la mobilità è un fenomeno tutt’altro che marginale (all’incirca 4%). Molto più contenuti, invece, i flussi di mobilità nel comparto Regioni-autonomie locali (poco sopra l’1%). Nei comparti statali (ad esempio, Ministeri), si notano flussi di mobilità bassi per la mobilità permanente e, viceversa, molto più significativi per la mobilità temporanea (2,6% per il flusso in entrata).

Nella lettura dei dati occorre tener conto che buona parte degli eventi registrati come “mobilità” sono da ricondurre alla cosiddetta “mobilità volontaria” (quella che si realizza a richiesta del dipendente e con il consenso di entrambe le amministrazioni interessate).

Per il comparto regioni e autonomie locali è stata effettuata anche un’analisi dei flussi territoriali. A questo riguardo, i dati non evidenziano rilevanti saldi, positivi e negativi, fra ripartizioni geografiche (nord-ovest, nord-est, centro, sud, isole). La spiegazione più coerente con questa evidenza è che si tratti di trasferimenti all’interno della ripartizione stessa, fra amministrazioni prossime, e che siano invece marginali gli eventi di mobilità di lunga distanza. Certamente, i saldi non sono proprio nulli e, pur se di ordine secondario, mostrano un Nord-ovest e Centro come cedenti netti e le altre tre ripartizioni, che tendono ad assorbire personale attraverso la mobilità.

Altre letture si ricavano dall’analisi dei flussi per tipologia di istituzione e per categoria professionale. Nel comparto Regioni-autonomie locali non si rilevano significativi movimenti tra comuni, province e regioni. Flussi più significativi, con saldo negativo, per Comunità montane e con saldo positivo, per le Unioni di comuni, la cui spiegazione va ricercata nelle trasformazioni istituzionali in atto che hanno interessato queste due realtà. Nelle analisi per categoria professionale effettuata per il comparto Regioni-autonomie, spicca il dato percentualmente molto elevato dei segretari comunali e provinciali (6,9%), la cui elevata propensione alla mobilità deriva anche da elementi del contesto istituzionale. La dirigenza fa registrare, come era lecito attendersi, percentuali più elevate rispetto al restante personale, ma comunque contenute (1,8%). La stessa analisi per categorie professionali effettuata per il comparto Sanità mostra invece percentuali di tutto rilievo per i medici (4,5%), per i dirigenti amministrativi (4,3%), per il personale infermieristico (3,9%).

Roma, 18 ottobre 2012