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Effetto Brexit, il Pil 2016 dell'Italia sotto l'1%

 

Il referendum inglese non avrà un impatto leggero sui conti italiani. Lo dice l'Upb, l'ufficio parlamentare di Bilancio, che prevede un Pil sotto l'1% per quest'anno. E una sua caduta fino a quasi mezzo punto percentuale nel 2017. Dopo export e investimenti, ora frenano anche consumi e occupazione

 

di VALENTINA CONTE

 

26 luglio 2016

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Effetto Brexit, il Pil 2016 dell'Italia sotto l'1%

Le previsioni sul Pil dell'Italia dell'Upb

 

ROMA - "Decelerazione della fase di ripresa". L'Ufficio parlamentare di bilancio definisce così il rischio per l'Italia non solo di scivolare "poco sotto l'1%" nell'avanzamento del Pil per quest'anno. Ma di dover pagare un conto salatissimo, causa Brexit, anche nel 2017 con una "ripresa meno dinamica". "L'impatto sulla crescita sarebbe di 0.2-0,4 punti percentuali, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari". Il ritocchino sulle stime operato qualche giorno fa dal Fmi (solo un decimo di punto in meno a livello globale) viene quasi considerato timido dal nostro Upb, l'ente parlamentare indipendente che in ottobre dovrà promuovere o bocciare la manovra finanziaria dell'Italia.

 

Bye bye Pil all'1,2%. E dunque una crescita 2016 dell'1,2%, come ipotizzato dal governo Renzi nel Def, "appare non raggiungibile", verga una volta per tutte l'Upb. D'altro canto la progressione del Pil sin qui parla da sola: +0,3% nel primo trimestre, +0,2% nel secondo, +0,1% nel terzo, quando incidono gli effetti di incertezza del referendum britannico. Per avere un +1,2%, bisognerebbe chiudere l'anno con uno sprint da favola (+1,5%). Più realistico incassare uno 0,2-0,3 aggiuntivo e chiudere "poco sotto l'1%". Se va bene. Perché altri istituti di ricerca (come Ref) prevedono, nella migliore delle ipotesi, uno scenario pari a quello dello scorso anno: +0,8%.

 

Consumi fiacchi. Ma cos'è che va male? Un po' tutto. A cominciare dalla domanda estera frenata dal rallentamento internazionale. Ma anche la spesa interna, fin qui l'unico vero supporto a quel poco di crescita che c'è stata. L'Upb sottolinea - e non a caso - che "una quota rilevante del maggiore reddito (dovuto all'aumento del potere d'acquisto, via deflazione ndr) non è stata destinata ad acquisti, ma indirizzata alla ricostituzione di risparmi, alla restituzione di prestiti e all'accantonamento di riserve da parte di famiglie e imprese con scarse o incerte prospettive di mercato". L'incertezza spinge le famiglie "verso comportamenti prudenziali di spesa". E "il clima di fiducia dei consumatori è in ripiegamento dalla primavera, evidenziando un minore ottimismo sia sulla situazione economica personale che su quella generale del Paese".

 

Investimenti al palo e l'occupazione scricchiola. L'attività produttiva è debolissima. La produzione industriale scende, così il fatturato e gli ordinativi. Gli investimenti sono davvero al palo. Calano in alcuni settori, galleggiano in altri. Contributo medio pari a zero, nel primo trimestre. Tutto questo si traduce nella "decelerazione", così definita dall'Upb. Tra l'altro l'occupazione - che pure aumenta "moderatamente" - accusa il colpo della riduzione degli incentivi. I dati Istat del bimestre aprile-maggio ci dicono che la crescita dell'occupazione (+0,4% sul primo trimestre) è stata trainata dagli occupati a termine (+2,3%). Secondo i dati Inps, il numero di assunzioni a tempo indeterminato si è fortemente ridotto nei primi cinque mesi dell'anno (-280.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2015).

 

Deflazione persistente. Gli impulsi al ribasso provenienti dai mercati internazionali delle materie prime e la debole ripresa dell'economia mantengono in territorio negativo l'inflazione, deprimendo le aspettative. La quota di beni e servizi del paniere Istat caratterizzati da bassa inflazione (incrementi tendenziali dei prezzi sotto lo 0,5%) ha superato il 50%. Contemporaneamente, la percentuale di famiglie che dichiara di attendersi prezzi stabili o in calo si avvicina al 60%. Anche questo, non un bel segnale per l'economia.

 

(La Repubblica)