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Svimez: "Sud in crescita, ma il 2016 sarà già in frenata"

 

Il Pil del Mezzogiorno nel 2015 è aumentato dell'1 per cento, più della media nazionale (0,7), ma i buoni risultati sono legati ad eventi eccezionali: da turismo che ha beneficiato dalla crisi internazionale all'accelerazione dell'uso dei Fondi Ue. Occupazione, la spinta del Jobs Act ha creato 94 mila posti.

 

di LUISA GRION

 

28 luglio 2016

 

ROMA - Il Sud è tornato alla crescita, ora bisogna fare in modo che i buoni risultati registrati l'anno scorso non restino un caso, un evento eccezionale destinato a non avere più seguito. Questo è il messaggio che arriva dalla Svimez (l'associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno) nelle sue anticipazione sul Rapporto 2016. ll 2015, infatti, si è chiuso con un aumento del Pil dell'1 per cento, superiore alla media del Paese (0,7%), ma la ripresa " è la conseguenza di alcune condizioni peculiari, che non è scontato si ripetano". E di fatto le previsioni che Svimez dà per il 2016 e il 2017 già lasciano intravedere un ritorno al passato: quest'anno il Pil del Sud dovrebbe aumentare solo dello 0,3 per cento, contro lo 0,9 del resto del Paese ( 0,9 per cento contro1,1 per cento nel 2017).

 

Il "caso" 2015. La svolta dell'anno scorso è stata determinata da condizioni peculiari, sottolinea lo studio. Innanzi tutto un'annata agraria particolarmente favorevole, poi la crescita del settore turistico che ha beneficiato della crisi geopolitica internazionale, in particolare nell'area del Mediterraneo (dall'Egitto alla Tunisia), e ancora la necessità di accelerare la spesa pubblica per poter usufruire dei Fondi strutturali europei onde evitare di doverli restituire. La domanda estera ha contribuito alla ripresa del Sud, che ha incrementato l'export del 4 per cento.

 

I consumi e le differenze. Per la prima volta dal 2008 sono aumentati i consumi (più 0,3 per cento rispetto al meno 0,6 del 2014), anche se la spesa delle famiglie ha risentito della necessità di ricostruire un minimo di scorte monetari e risparmi bruciati dalla crisi negli anni precedenti. Anche gli investimenti sono aumentati dello 0,8 per cento dopo sette anni di variazioni negative, ma lo sviluppo non è stato omogeneo. Accanto al buon ritmo di crescita della Basilicata (più 5,5 per cento), c'è lo stentato 0,2 per cento di Campania, Puglia e Sardegna, regioni più toccate dalle crisi industriali.

 

Nodi irrisolti. Le imprese infatti resistono, ma la competitività resta un problema irrisolto, come restano irrisolti i problemi del credito. Su 190 miliardi di sofferenze bancarie stimate nel 2015 , 42,5 sono nel Mezzogiorno. "Sarebbe opportuno che i 500 milioni della Sga, che a suo tempo rilevò le partite in sofferenza del Banco di Napoli ed è ora prevista tra i partecipanti al Fondo Atlante 2, impegni le proprie risorse in modo da farle tornare ai territori da cui provengono" suggerisce la Svimez.

 

L'occupazione e il contesto sociale. Nel 2015 gli occupati del Sud sono aumentati di 94 mila unità ( più 1,6 per cento) contro i 91 mila del Centro-Nord. Grazie alla decontribuzione legata al Jobs Act ci sono stati 37 mila occupati in più con contratto a tempo indeterminato, ma il maggior contributo alla occupazione è rimasto ancorato ai contratti a termine: più 56 mila (7,4 per cento in crescita): ciò si spiega col fatto che a trainare la ripresa sono stati soprattutto il turismo e l'agricoltura. Il fatto che il Mezzogiorno non abbia comunque recuperato i posti di lavoro bruciati negli anni della crisi fa sì che il contesto sociale continui a restare preoccupante. Gli individui in condizioni di povertà assoluta sono aumentati di 218 mila unità e il rischio povertà al Sud resta triplo rispetto al resto del Paese.

 

(La Repubblica)